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  1. #30291
    Vento moderato L'avatar di Gianni78ba
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Ray Dalio (famoso investitore alla Buffett) sta pubblicizzando globalmente il suo libro sul nuovo ordine mondiale.

    In sintesi:
    OO.PNG
    Questo è il mondo occidentale


    Poi fa una proiezione:
    OOO.PNG

    La mia domanda è:

    ma la prima immagine non si applica perfettamente anche alla Cina?
    https://themarketjourney.substack.com :
    economia, modelli, mercato, finanza

  2. #30292
    Vento moderato L'avatar di Gianni78ba
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Riguardo l'inflazione....
    Dopo l'aumento del 25% della quota di confesercenti segnalo l'aumento di più del 30% per il rinnovo della pec aruba.
    Si sta verificando quello che successe con il passaggio all'euro
    Adesso però magari ce ne usciremo
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  3. #30293
    Vento forte L'avatar di verza81
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Riguardo l'inflazione....
    Dopo l'aumento del 25% della quota di confesercenti segnalo l'aumento di più del 30% per il rinnovo della pec aruba.
    Si sta verificando quello che successe con il passaggio all'euro
    Adesso però magari ce ne usciremo
    Bollette…
    Carburanti…
    Alimenti…

    E poi parlano di inflazione al 6% ahah

    Meglio ridere per non piangere, ci stanno massacrando

    E gli stipendi sempre quelli, da anni, se non la mancetta dei 30 euro lordi annui di aumento


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  4. #30294
    Burrasca L'avatar di inocs
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    @inocs

    hai notato che nei prospetti inps le quote sindacali sono esplose?
    la confesercenti le ha aumetate del 25% rispetto allo scorso anno.

    spiego per chi non è del settore.
    esiste una convenzione pluridecennale tra inps e sindacati per la quale nei contributi inps obbligatori di artigiani e commercianti sono aggiunti indistintamente le quote del sindacato al quale il soggetto è iscritto, in modo tale che se non le paghi risulti una scopertura contributiva. Infatti se si dovessero versare importi al netto di tali quote l’inps gira comunque i soldi alla sigla sindacale e crea un debito sull’estratto contributivo.
    per la confesercenti parliamo quest’anno di una quota annuale di 254...
    Il punto è che quasi tutti sono inconsapevoli di versare queste quote perchè il più delle volte surrettiziamente personaggi al soldo del sindacato girano per le attività e fanno firmare le deleghe.
    Fino a due anni fa era anche impossibile capire a che sigla si fosse affiliati perchè l’inps manteneva una sorta di riserbo e non c’era alcun dettaglio degli importi versati.
    dall’anno scorso finalmente hanno avuto la coscienza di scrivere a quale sindacato vengono versate le quote.
    Soldi pagati per non avere nulla in cambio in quanto le prestazioni che vengono richieste come isee o bonus sono comunque gratuite e devono esserlo pena sanzioni amministrative e penali.
    Dell’assistenza legata all’iscrizione non si usufruisce mai, in particolare nel caso di appunto artigiani, commercianti, soci di srl, sas, snc ecc.

    Quando soci addirittura della stessa società mi chiedevano perchè uno paga più dell’altro cadevano dalle nubi e mi dicevano: ma io non ho firmato nulla di tutto ciò.

    Risposta tipica.

    Inutile dire che la disdetta soprattutto prima del disvelamento da parte dell’inps era difficoltosa per usare un eufemismo e uno si ritrovava a inviare raccomandate all’inps e a sedi a caso di sindacati (e no perchè la sola disdetta all’inps non basta) sperando di imbroccare la sigla giusta non avendo idea a cosa fosse iscritto.



    ora è chiaro che quell’aumento del 25% di cui sopra è stato fatto approfittando della confusione ecc. ecc. come col passaggio all’euro quando 1 euro diventò 1000 lire e tutti i furbi poterono goderne.


    l’inflazione è per ora il 6%, poi c’è l’inflazione dei furbi.
    Eh, ma l'Italia è il paese delle corporazioni, che fai non contribuisci? La cosa bella è che dietro a tutta questa serie di oboli c'è uno spreco di risorse e un'inefficienza di sistema che levati…
    Mi fai venire in mente cosa combina la connivenza INPS/Patronati nel nostro paese. Sarò lungo, lo premetto. Premetto anche che lo scenario descritto non è univoco, ma è sicuramente diffuso e caratterizzante il nostro paese.

    Io usufruisco (li utilizzo) dei servizi di patronato, negli studi in cui collaboro c'è sempre un cliente o un familiare o un amico al quale una pratica di pensione preferisco seguirla io, interfacciandomi magari anche con l'Inps (ovviamente, quando posso, procedo di SPID, visto che oggi è possibile). Non faccio tantissime pratiche, ma ci ho a che fare. Per non parlare della miriade di bonus e domande che possono essere richieste all'INPS e che i patronati (solo loro generalmente) possono inviare. Esiste un forte legame tra l'INPS e i patronati, che sono riconosciuti dal Ministero del Lavoro e, in generale, fanno sempre capo a una sigla sindacale.
    Nel nostro paese vige un meccanismo per cui il cittadino si reca dal patronato, fa una domanda di pensione, la domanda è gratis, perché il patronato DEVE assistere gratis il cittadino. Questa la teoria. Vediamo la realtà, che è un po' più complessa.

    In primis l'INPS riconosce, secondo un meccanismo "a punti", dei ristori al sindacato di appoggio del patronato, che vengono poi spartiti a cascata ai vari livelli del sindacato stesso: una quota rimane a monte, poi un'altra quota alla sede provinciale, fino ad arrivare alla quota riconosciuta all'operatore locale. Quanti siano questi ristori non lo sa con certezza nessuno. Non esiste trasparenza intendo, soprattutto non c'è alcun dato ufficiale reso pubblico, del tipo: il patronato CGIL ha avuto nel 2020 ristori complessivi per euro 100 milioni, CISL per euro 50 milioni ecc.ecc. Nulla di nulla, tutto silente, tutto strisciante, tutto non pubblicizzato (per ovvie ragioni: il cittadino non deve sapere le cifre).
    Ma la storia non è finita. Infatti, in sede di domanda di pensione la maggior parte degli operatori di patronato acquisisce "in automatico" la firma del cittadino sulla domanda di pensione per dare un delega al sindacato. In base a tale firma, una quota della pensione mensile, minima (pochi euro, in proporzione alla pensione erogata) finisce nuovamente al sindacato. E finisce al sindacato ogni mese e ogni anno, per sempre, fino a revoca da parte del cittadino o conferimento della delega a un nuovo sindacato. Vi lascio immaginare cosa accade, e accadeva soprattutto in passato, quando non c'erano il PIN INPS prima o lo SPID poi, con i quali oggi puoi controllare e revocare magari la delega: milioni di pensionati hanno continuato per decenni a pagare 3, 5, 7 euro al mese al patronato. Soldi che mensilmente finiscono sempre al sindacato e alle sue articolazioni: una quota a monte, un'altra alla sede provinciale, un'altra all'operatore locale ecc.ecc.
    Le spartizioni risentono del peso dell'operatore e delle sedi. Un operatore che riesce a gestire molte pratiche ha un forte peso sul suo sindacato e riesce a strappare quote consistenti dell'incasso in punti e in deleghe mensili. Una sede provinciale che riesce a gestire molte pratiche idem, e così via.
    Ma non è ancora finita. Molti operatori o sedi, poiché non possono ricevere un compenso (ancora?) direttamente dal cittadino, cosa fanno? Si fanno corrispondere la quota per la tessera, tendenzialmente annuale, con la quale ti iscrivi al sindacato (dunque non è un compenso, è una quota associativa). Anche quella finisce spartita. Senza contare, per finire, che spesso il cittadino, contento - beato lui, per un suo diritto - quando riceve la sua prima mensilità di pensione, vuole elargire in proprio una liberalità all'operatore, il quale così la incassa in nero oppure, quando dovesse fare tante pratiche e quindi non potrebbe gestire tutti quei soldi, apre un'associazione territoriale sempre di tipo sindacale e senza scopo di lucro, con 5-6 persone dentro, tutti parenti stretti, e fa risultare quei soldi come liberalità all'associazione, andando poi a spenderli per esempio in cibo e bevande per riunioni sindacali ecc.ecc. (vi assicuro che capita così, ovviamente le riunioni non ci sono e il cibo, o qualunque altra merce, finisce in casa di qualcuno).

    Vi lascio immaginare cosa possono aver combinato negli anni con meccanismi simili, e cosa combinino ancora oggi, che il fenomeno si riduce, solo in parte, grazie all'informatizzazione e alla possibilità di accesso libera ai siti istituzionali.

    Ma c'è un altro aspetto, strettamente legato all'inefficienza storica del nostro paese. Uno dice: ad esempio il compenso riconosciuto al patronato è legato (e sarebbe così) al fatto che il patronato eroga una consulenza in una materia non sempre banalissima come quella pensionistica (in Italia non è affatto banale, come immagino sia in altri paesi, tipo la Francia). In qualche caso è così, in molti casi non lo è. Non capita di rado che una pratica sia delicata e si abbia il caso in cui il patronato, dubbioso, cerchi di rivolgersi alla sede INPS (specie in passato, c'è sempre stato un canale preferenziale ovviamente). E non capita di rado che la sede INPS, in carenza di organico e di organizzazione, non riesca a dare a sua volta una risposta chiara e certa. Caso di oggi: ho un’amica di famiglia che voleva provare a chiedere la pensione di vecchiaia con la terza deroga Amato (La Pensione di Vecchiaia con 15 anni di contributi [Guida]) e la sede INPS per qualche tempo, dopo aver fatto domanda di pensione, non riusciva a spiegarmi il motivo della reiezione della domanda. Ho dovuto scrivere più volte alla sede territoriale per avere risposta: il direttore ha passato la carriera a gestire aziende con dipendenti e, quindi, di pensioni, per sua stessa ammissione, non sa nulla. Nel frattempo, l’impiegato che aveva respinto la domanda si è pensionato e tra tutti i dipendenti della sede uno solo attualmente si occupa di pensioni, ma è stato assegnato all’incarico da poco tempo e, per sua stessa ammissione, non conosceva minimamente il meccanismo della terza deroga Amato (qui non si può sorvolare, va ribadito: l’impiegato deputato alle liquidazioni delle pensioni non conosce le casistiche e non sa dove e come reperire le informazioni). Alla fine, sollecitando oltremodo, la sede locale ha chiamato un funzionario della sede provinciale con un bel po' di anni di esperienza per farsi spiegare la situazione e spiegarla poi a noi, e meno male che nel frattempo non si era pensionato anche lui!

    Mi viene in mente al riguardo un altro caso recente, da usare come termine di paragone. Una signora aveva qualche contributo versato in Germania. L'ente tedesco ha scritto (lui!) alla signora perché stava raggiungendo l’età pensionistica e poteva valutare la possibilità di fare domanda di pensione, allegandole i moduli. La signora ha compilato i moduli e li ha spediti in Germania. L’ente tedesco ha risposto dicendo che la signora ha meno di 5 anni di contributi (sì, ne bastano 5, non 20!) e non può avere la pensione, tuttavia, poiché le mancano solo 4 mesi, in alternativa al rimborso (sì, la Germania rimborsa i contributi silenti!) le suggerisce di versare dei contributi volontari mensili minimi (80 euro mensili) per quei 4 mesi e ripresentare la domanda, aggiungendo che, con 5 anni complessivi di contribuzione, avrebbe preso circa 130 euro mensili di pensione. La signora, felice, ha compilato nuovamente i moduli allegati e adesso è in attesa dei versamenti volontari. Tutto gestito in automatico dall'ente pensionistico.


    Sarà stato un caso (non è un caso), ma la stessa pratica, in Italia, oltre a non poter essere attuata sulla base degli stessi presupposti (i 4 anni e 8 mesi di contributi sarebbero andati perduti), avrebbe richiesto decenni, e tutto su iniziativa del cittadino, non certo dello stato. Senza contare i punti, le trattenute sulla pensione, la tessera sindacale e il regalo all'operatore di patronato. Ma dove vogliamo andare?
    Ultima modifica di inocs; 12/05/2022 alle 09:18
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  5. #30295
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Meglio ridere per non piangere, ci stanno massacrando
    "Ci" chi? I poteri forti o qualcuno più in alto?

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    E gli stipendi sempre quelli, da anni, se non la mancetta dei 30 euro lordi annui di aumento
    E d'altra parte quelli che parlano di produttività stagnante da 30 anni vengono sistematicamente snobbati a favore di quelli che (stra)parlano di politiche redistributive quando sono anni che non c'è nulla redistribuire... Come se si crescesse redistribuendo...
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  6. #30296
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da inocs Visualizza Messaggio
    Mi viene in mente al riguardo un altro caso recente, da usare come termine di paragone. Una signora aveva qualche contributo versato in Germania. L'ente tedesco ha scritto (lui!) alla signora perché stava raggiungendo l’età pensionistica e poteva valutare la possibilità di fare domanda di pensione, allegandole i moduli. La signora ha compilato i moduli e li ha spediti in Germania. L’ente tedesco ha risposto dicendo che la signora ha meno di 5 anni di contributi (sì, ne bastano 5, non 20!) e non può avere la pensione, tuttavia, poiché le mancano solo 4 mesi, in alternativa al rimborso (sì, la Germania rimborsa i contributi silenti!) le suggerisce di versare dei contributi volontari mensili minimi (80 euro mensili) per quei 4 mesi e ripresentare la domanda, aggiungendo che, con 5 anni complessivi di contribuzione, avrebbe preso circa 130 euro mensili di pensione. La signora, felice, ha compilato nuovamente i moduli allegati e adesso è in attesa dei versamenti volontari. Tutto gestito in automatico dall'ente pensionistico.
    Esperienza personale che non fa statistica, ma conferma: mio papà ha lavorato per qualche anno in Germania presso un'azienda locale; non so neanche con quale inquadramento.
    Il numero di anni minimi di contribuzione li ha raggiunti.
    Probabile che le pratiche del caso le abbia gestite direttamente l'azienda, ma lui se n'è accorto quando raggiunta l'età pensionabile ha ricevuto la lettera con la richiesta di IBAN dove effettuare i versamenti (con tanto di cifre). Manco sapeva di aver maturato i requisiti.
    Uguale insomma.
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  7. #30297
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da inocs Visualizza Messaggio
    Eh, ma l'Italia è il paese delle corporazioni, che fai non contribuisci? La cosa bella è che dietro a tutta questa serie di oboli c'è uno spreco di risorse e un'inefficienza di sistema che levati…
    Mi fai venire in mente cosa combina la connivenza INPS/Patronati nel nostro paese. Sarò lungo, lo premetto. Premetto anche che lo scenario descritto non è univoco, ma è sicuramente diffuso e caratterizzante il nostro paese.

    Io usufruisco (li utilizzo) dei servizi di patronato, negli studi in cui collaboro c'è sempre un cliente o un familiare o un amico al quale una pratica di pensione preferisco seguirla io, interfacciandomi magari anche con l'Inps (ovviamente, quando posso, procedo di SPID, visto che oggi è possibile). Non faccio tantissime pratiche, ma ci ho a che fare. Per non parlare della miriade di bonus e domande che possono essere richieste all'INPS e che i patronati (solo loro generalmente) possono inviare. Esiste un forte legame tra l'INPS e i patronati, che sono riconosciuti dal Ministero del Lavoro e, in generale, fanno sempre capo a una sigla sindacale.
    Nel nostro paese vige un meccanismo per cui il cittadino si reca dal patronato, fa una domanda di pensione, la domanda è gratis, perché il patronato DEVE assistere gratis il cittadino. Questa la teoria. Vediamo la realtà, che è un po' più complessa.

    In primis l'INPS riconosce, secondo un meccanismo "a punti", dei ristori al sindacato di appoggio del patronato, che vengono poi spartiti a cascata ai vari livelli del sindacato stesso: una quota rimane a monte, poi un'altra quota alla sede provinciale, fino ad arrivare alla quota riconosciuta all'operatore locale. Quanti siano questi ristori non lo sa con certezza nessuno. Non esiste trasparenza intendo, soprattutto non c'è alcun dato ufficiale reso pubblico, del tipo: il patronato CGIL ha avuto nel 2020 ristori complessivi per euro 100 milioni, CISL per euro 50 milioni ecc.ecc. Nulla di nulla, tutto silente, tutto strisciante, tutto non pubblicizzato (per ovvie ragioni: il cittadino non deve sapere le cifre).
    Ma la storia non è finita. Infatti, in sede di domanda di pensione la maggior parte degli operatori di patronato acquisisce "in automatico" la firma del cittadino sulla domanda di pensione per dare un delega al sindacato. In base a tale firma, una quota della pensione mensile, minima (pochi euro, in proporzione alla pensione erogata) finisce nuovamente al sindacato. E finisce al sindacato ogni mese e ogni anno, per sempre, fino a revoca da parte del cittadino o conferimento della delega a un nuovo sindacato. Vi lascio immaginare cosa accade, e accadeva soprattutto in passato, quando non c'erano il PIN INPS prima o lo SPID poi, con i quali oggi puoi controllare e revocare magari la delega: milioni di pensionati hanno continuato per decenni a pagare 3, 5, 7 euro al mese al patronato. Soldi che mensilmente finiscono sempre al sindacato e alle sue articolazioni: una quota a monte, un'altra alla sede provinciale, un'altra all'operatore locale ecc.ecc.
    Le spartizioni risentono del peso dell'operatore e delle sedi. Un operatore che riesce a gestire molte pratiche ha un forte peso sul suo sindacato e riesce a strappare quote consistenti dell'incasso in punti e in deleghe mensili. Una sede provinciale che riesce a gestire molte pratiche idem, e così via.
    Ma non è ancora finita. Molti operatori o sedi, poiché non possono ricevere un compenso (ancora?) direttamente dal cittadino, cosa fanno? Si fanno corrispondere la quota per la tessera, tendenzialmente annuale, con la quale ti iscrivi al sindacato (dunque non è un compenso, è una quota associativa). Anche quella finisce spartita. Senza contare, per finire, che spesso il cittadino, contento - beato lui, per un suo diritto - quando riceve la sua prima mensilità di pensione, vuole elargire in proprio una liberalità all'operatore, il quale così la incassa in nero oppure, quando dovesse fare tante pratiche e quindi non potrebbe gestire tutti quei soldi, apre un'associazione territoriale sempre di tipo sindacale e senza scopo di lucro, con 5-6 persone dentro, tutti parenti stretti, e fa risultare quei soldi come liberalità all'associazione, andando poi a spenderli per esempio in cibo e bevande per riunioni sindacali ecc.ecc. (vi assicuro che capita così, ovviamente le riunioni non ci sono e il cibo, o qualunque altra merce, finisce in casa di qualcuno).

    Vi lascio immaginare cosa possono aver combinato negli anni con meccanismi simili, e cosa combinino ancora oggi, che il fenomeno si riduce, solo in parte, grazie all'informatizzazione e alla possibilità di accesso libera ai siti istituzionali.

    Ma c'è un altro aspetto, strettamente legato all'inefficienza storica del nostro paese. Uno dice: ad esempio il compenso riconosciuto al patronato è legato (e sarebbe così) al fatto che il patronato eroga una consulenza in una materia non sempre banalissima come quella pensionistica (in Italia non è affatto banale, come immagino sia in altri paesi, tipo la Francia). In qualche caso è così, in molti casi non lo è. Non capita di rado che una pratica sia delicata e si abbia il caso in cui il patronato, dubbioso, cerchi di rivolgersi alla sede INPS (specie in passato, c'è sempre stato un canale preferenziale ovviamente). E non capita di rado che la sede INPS, in carenza di organico e di organizzazione, non riesca a dare a sua volta una risposta chiara e certa. Caso di oggi: ho un’amica di famiglia che voleva provare a chiedere la pensione di vecchiaia con la terza deroga Amato (La Pensione di Vecchiaia con 15 anni di contributi [Guida]) e la sede INPS per qualche tempo, dopo aver fatto domanda di pensione, non riusciva a spiegarmi il motivo della reiezione della domanda. Ho dovuto scrivere più volte alla sede territoriale per avere risposta: il direttore ha passato la carriera a gestire aziende con dipendenti e, quindi, di pensioni, per sua stessa ammissione, non sa nulla. Nel frattempo, l’impiegato che aveva respinto la domanda si è pensionato e tra tutti i dipendenti della sede uno solo attualmente si occupa di pensioni, ma è stato assegnato all’incarico da poco tempo e, per sua stessa ammissione, non conosceva minimamente il meccanismo della terza deroga Amato (qui non si può sorvolare, va ribadito: l’impiegato deputato alle liquidazioni delle pensioni non conosce le casistiche e non sa dove e come reperire le informazioni). Alla fine, sollecitando oltremodo, la sede locale ha chiamato un funzionario della sede provinciale con un bel po' di anni di esperienza per farsi spiegare la situazione e spiegarla poi a noi, e meno male che nel frattempo non si era pensionato anche lui!

    Mi viene in mente al riguardo un altro caso recente, da usare come termine di paragone. Una signora aveva qualche contributo versato in Germania. L'ente tedesco ha scritto (lui!) alla signora perché stava raggiungendo l’età pensionistica e poteva valutare la possibilità di fare domanda di pensione, allegandole i moduli. La signora ha compilato i moduli e li ha spediti in Germania. L’ente tedesco ha risposto dicendo che la signora ha meno di 5 anni di contributi (sì, ne bastano 5, non 20!) e non può avere la pensione, tuttavia, poiché le mancano solo 4 mesi, in alternativa al rimborso (sì, la Germania rimborsa i contributi silenti!) le suggerisce di versare dei contributi volontari mensili minimi (80 euro mensili) per quei 4 mesi e ripresentare la domanda, aggiungendo che, con 5 anni complessivi di contribuzione, avrebbe preso circa 130 euro mensili di pensione. La signora, felice, ha compilato nuovamente i moduli allegati e adesso è in attesa dei versamenti volontari. Tutto gestito in automatico dall'ente pensionistico.


    Sarà stato un caso (non è un caso), ma la stessa pratica, in Italia, oltre a non poter essere attuata sulla base degli stessi presupposti (i 4 anni e 8 mesi di contributi sarebbero andati perduti), avrebbe richiesto decenni, e tutto su iniziativa del cittadino, non certo dello stato. Senza contare i punti, le trattenute sulla pensione, la tessera sindacale e il regalo all'operatore di patronato. Ma dove vogliamo andare?
    Confermo
    Mio suocero è appena andato in pensione
    Ha iniziato a ricevere quella “tedesca” 6 mesi prima e mandando via posta (o mail) poche carte e su indicazione della Germania

    Per avere quella italiana non vi dico il numero di volte che è andato al caf/inps

    La burocrazia italiana è una cosa mostruosa, tra l’altro non sono soldi die contribuenti spesi per mandare avanti questi carrozzoni, ma pensate alle ore/lavoro perse per andare x volte in un posto per risolvere una cosa magari banale


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  8. #30298
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Confermo
    Mio suocero è appena andato in pensione
    Ha iniziato a ricevere quella “tedesca” 6 mesi prima e mandando via posta (o mail) poche carte e su indicazione della Germania

    Per avere quella italiana non vi dico il numero di volte che è andato al caf/inps

    La burocrazia italiana è una cosa mostruosa, tra l’altro non sono soldi die contribuenti spesi per mandare avanti questi carrozzoni, ma pensate alle ore/lavoro perse per andare x volte in un posto per risolvere una cosa magari banale


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    Non solo, come cercavo di dire prima: in Germania un dipendente pubblico, pagato dallo stato, lavora una pratica e permette al cittadino di avere consulenza gratuita, certa, affidabile, nero su bianco, dall'ente stesso che deve erogare la pensione, senza nessun passaggio ulteriore. In Italia puoi pure andare a sportello, ma è pur sempre un canale limitato, spesso non offre garanzie di una corretta informazione, spesso non ti mette nulla nero su bianco, e, soprattutto, spessissimo l'impiegato messo lì risponde: in Italia per queste cose bisogna rivolgersi al patronato, fai fare a uno di loro la domanda. Senza sapere che il patronato, salvo quando capiti la pratica facile o già sperimentata, a sua volta prende e torna all'INPS, cercando di trovare una qualche soluzione. In compenso il patronato incassa punti dallo stato, deleghe, compensi in nero e quote associative e il dipendente messo a sportello non svolge nessuna funzione efficiente.
    Dicono che in Italia i dipendenti pubblici siano meno, in proporzione rispetto alla popolazione, di altri paesi. Be', per esempio è dovuto al fatto che centinaia di milioni di euro vanno ai patronati e nessuno sa neanche quante siano queste centinaia? Che poi, conoscendo il mio paese, anche a voler sistemare la cosa tremerei di brutto lo stesso, perché in questo paese va a finire che aumentano i dipendenti pubblici per offrire teoricamente più servizi, ma poi per connivenza non tolgono affatto potere ai sindacati e i nuovi dipendenti li mettono di nuovo a smistare le persone
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  9. #30299
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da inocs Visualizza Messaggio
    Non solo, come cercavo di dire prima: in Germania un dipendente pubblico, pagato dallo stato, lavora una pratica e permette al cittadino di avere consulenza gratuita, certa, affidabile, nero su bianco, dall'ente stesso che deve erogare la pensione, senza nessun passaggio ulteriore. In Italia puoi pure andare a sportello, ma è pur sempre un canale limitato, spesso non offre garanzie di una corretta informazione, spesso non ti mette nulla nero su bianco, e, soprattutto, spessissimo l'impiegato messo lì risponde: in Italia per queste cose bisogna rivolgersi al patronato, fai fare a uno di loro la domanda. Senza sapere che il patronato, salvo quando capiti la pratica facile o già sperimentata, a sua volta prende e torna all'INPS, cercando di trovare una qualche soluzione. In compenso il patronato incassa punti dallo stato, deleghe, compensi in nero e quote associative e il dipendente messo a sportello non svolge nessuna funzione efficiente.
    Dicono che in Italia i dipendenti pubblici siano meno, in proporzione rispetto alla popolazione, di altri paesi. Be', per esempio è dovuto al fatto che centinaia di milioni di euro vanno ai patronati e nessuno sa neanche quante siano queste centinaia? Che poi, conoscendo il mio paese, anche a voler sistemare la cosa tremerei di brutto lo stesso, perché in questo paese va a finire che aumentano i dipendenti pubblici per offrire teoricamente più servizi, ma poi per connivenza non tolgono affatto potere ai sindacati e i nuovi dipendenti li mettono di nuovo a smistare le persone
    Ti sei dimenticato degli avvocati che fanno gratuito patrocinio e poi alla fine chiedono onorario in nero (in quanto non dovuto) commisurato a quanto hanno fatto recuperare al poveraccio che si è rivolto al patronato che poi avrà una quota a sua volta
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  10. #30300
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Ti sei dimenticato degli avvocati che fanno gratuito patrocinio e poi alla fine chiedono onorario in nero (in quanto non dovuto) commisurato a quanto hanno fatto recuperare al poveraccio che si è rivolto al patronato che poi avrà una quota a sua volta
    Mmmmm, tipo quegli avvocati che dicono: dai, quando poi ti arrivano gli arretrati dell'indennità di accompagnamento facciamo metà per uno?
    I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.

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