Ma è chiaro, dai. Bisogna finirla di pensare ancora l'università come scalino sociale ed economico. In una seria analisi costi/benefici molto spesso sono maggiori i primi dei secondi.
Faccio solo un commento da ignorante in materia universitaria, non è che le iscrizioni sono diminuite proprio in merito al fatto che con una lurea in mano non hai nessuna certezza lavorativaPer quel poco che so il costo dell'università è molto alto se poi alla fine ti ritrovi in mezzo ad una strada quali vantaggi hai??
Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
I dati sugli iscritti mi pare siano "ambigui"...devo ripescare un pezzo che ne descriveva i lati non chiari.
"Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"
Ciao Tub.
Io so solo che stando ai dati dell'anagrafe il trend degli iscritti al primo anno è al ribasso da una decina d'anni ormai, ancor di più se si considera il leggero aumento di popolazione di quelle fasce d'età negli ultimi anni. Gli iscritti totali mi sembra siano in diminuzione da 4-5 anni e quindi a breve inizieranno ad esserlo anche i laureati. Possono esserci vari aspetti ambigui e mille ragioni, ma fatto sta che fino ai primi anni '00 il trend era opposto.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
È un discorso più ampio; è evidente che un insegnante dovrebbe prendere ben altro che 1500¤ al mese, trattandosi di un ruolo FONDAMENTALE per lo sviluppo di una nazione.
Non sono discorsi paragonabili; nella fattispecie:
- Sanità: a parte il fatto che la sanità italiana è già molto economica rispetto alla gran parte del mondo avanzato (US in primis), è un servizio universale che tutti utilizzano nel momento in cui se ne presenti la necessità; l'università invece (a differenza della scuola dell'obbligo) interessa solo una parte della popolazione. Non è un servizio universale.
- Beni culturali: è un discorso lungo, io infatti nella gestione dei beni culturali vorrei molto di più i privati (proprietà pubblica, gestione privata). L'investimento in beni culturali DEVE avere un ritorno economico, che può anche non essere direttamente misurabile: non parlo certo dei prezzi dei biglietti d'ingresso, ma di tutto quello che vi ruota intorno, a partire dal turismo. I beni culturali in Italia al momento hanno un budget ridicolo, si cerca in ogni modo di tenere fuori i privati e di conservare lo status quo, e i risultato è che il turismo italiano è in declino e l'influenza italiana in moltissimi campi della cultura dove per secoli eravamo stati all'avanguardia (teatro, musica) è avviata al NULLA.
In che senso? È l'investimento che fanno tutti coloro che si iscrivono a università private di qualità (Cattolica, Bocconi, etc... certo non i cartifici come la LIUC di Castellanza).
Istituirei anche in quei casi sistemi di prestiti da restituire al superamento di una certe soglia salariale anzichè far pesare tali studenti sulle famiglie, peraltro, il che sarebbe anche un ottimo modo per responsabilizzare maggiormente gli studenti.
Una cosa che forse non è chiara a molti: il costo medio del laureato italiano è TROPPO BASSO; mediamente sui 40.000¤ totali rispetto agli 80.000¤ tedeschi. Poi vi stupite che la laurea non faccia la differenza (e comunque la fa, sebbene meno che altrove: basta leggere le statistiche sugli stipendi medi relativamente al titolo di studio) e che le attrezzature e il corpo docenti siano scadenti? Bisogna spendere una marea di soldi in più nell'istruzione, ma di una parte di questi soldi se ne deve far carico anche chi ne usufruisce e ne trarrà vantaggio in futuro.
Se poi ci si vuole tenere un'università scadente, pagarla poco, farla pesare sulla collettività e poi lamentarsi, prego.
Non lo fanno loro, lo fanno le famiglie (talvolta anche gli studenti, ma comunque senza indebitarsi personalmente). Anche in quel caso con il sistema dei prestiti penso che molti studenti eviterebbero di iscriversi già più di quanto non lo facciano adesso. E poi finirebbe per essere controproducente, vista la quantità di gente che pur accettando il sistema dei prestiti non riuscirebbe a restituirli. Come ha detto Matteo, il sistema anglosassone è buono in teoria ma non possiamo fingere di dimenticarci i problemi che abbiamo noi.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Certamente no, ma si risolvono cambiando TUTTO. Se si cambia un pezzettino alla volta non si fa null'altro che creare maggiori casini. Non siamo in difficoltà temporanea, questo paese è a ******* sotto ogni aspetto; se non si è disposti a cambiare tutto, rischiare, fare sacrifici ORA con una strategia ben chiara da questa melma non se ne esce ed andrà sempre peggio.
È questo che non capisco. Cosa deve accadere ancora per capire che non possiamo permetterci passettini e piccoli cambiamenti in questo paese, ma che bisogna prenderlo e rivoltarlo come un calzino?
Ma sono anche d'accordo però realisticamente non puoi pretendere di cambiare tutto subito.
Rimanendo nel caso specifico, prima bisogna creare la garanzia che un ritorno economico all'università ci sarà (ed è una cosa per cui ci vorrà comunque molto tempo) e poi procedere all'implementazione del sistema dei prestiti; altrimenti nel frattempo come pensi di legittimare le tue scelte agli occhi degli elettori? I giovani della mia età già oggi hanno di fronte un futuro pessimo, non penso che se lo meriti anche chi verrà dopo di noi. Per questo non sono convinto, poi si rischia veramente che nessuno pensi che abbia senso studiare e si ritorni tutti a zappare la terra.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
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