
Originariamente Scritto da
CausaEffetto
Chi, oggi, sceglie in modo consapevole di lasciare il proprio paese (e non lo fa volentieri come molti superficialmente potrebbero pensare) lo fa innanzitutto perchè è fin troppo evidente che la media degli italiani preferisce mantenere il proprio status, la propria posizione nella speranza che prima o poi qualcosa cambi e/o comunque nella speranza che "io me la cavo" e "il vicino che si arrangi". L'Italia è un paese a maggioranza conservatrice dove non vi è l'interesse a cambiare nulla. Il primo motivo di chi abbandona è di natura antropologica. In questo paese non sarà mai possibile una rivoluzione liberale e chi lascia è in maggioranza liberale e radicale. E nemmeno una rivoluzione in senso radicale è possibile in questo paese dal momento che alle ultime elezioni gli italiani hanno chiaramente lanciato, per l'ennesima volta, il messaggio che non vogliono un cambiamento radicale ma sperano che il nuovo ingrediente della solita minestra sia in grado di rivoluzionare il sistema paese. L'italiano, in media, pensa di aver votato per il cambiamento mentre ha votato per mantenere tutto inalterato. L'unico detonatore in grado di un cambiamento in senso radicale, ancorché privo di un piano politico/economico credibile, è stato disinnescato dalla maggioranza degli italiani. La speranza del "tutti a casa" è definitivamente svanita nel liberale/radicale che non sentendosi più rappresentato e non avendo più la possibilità di partecipare in modo democratico, tramite opposizione al partito unico della casta del sistema italia, ad un lavoro di cambiamento radicale, altra scelta non ha che lasciare.
In secondo luogo, chi oggi consapevolmente abbandona la nave lo fa nella consapevolezza che in Italia, non essendo possibile una rivoluzione in senso liberale, assisteremo allo sterminio dei risparmi privati tramite:
- inasprimento della tassazione sugli immobili (per far cassa questo stato in default deve per forza di cosa attingere dove è immobilizzato la gran parte del risparmio degli italiani)
- inasprimento/reintroduzione della tassa di successione (sempre per far cassa bisogna attingere da coloro che detengono il risparmio in questo paese, cioè gli anziani che nel giro dei prossimi 10-15 anni passeranno a miglio vita)
- inasprimento della tassazione sulle rendite sia finanziarie sia pensionistiche (anche private/integrative)
- solito inasprimento accise
In terzo luogo, chi oggi consapevolmente abbandona la nave lo fa nella consapevolezza che in Italia, non essendo possibile una rivoluzione in senso liberale, assisteremo alla progressiva violazione sia del diritto di proprietà sia del diritto di libera circolazione delle persone e dei capitali, sempre attraverso lo strumento fiscale. Indiscrezioni dicono che sono in studio/via di arrivo:
- tassa sui passaporti
- exit tax sulla detenzione dei titoli di stato italiani (se voglio liquidare una posizione, oltre all'eventuale tassazione del capital gain, oltre alle spese di intermediazione finanziaria, oltre all'eventuale tobin tax, oltre alla ritenuta sulle cedole già incamerate, arriverà un'ulteriore tassa il cui momento impositivo è la vendita di titoli di stato italiani - misura per disicentivare tale operazione)
- exit tax sul traferimento legale dei risparmi all'estero
In definitiva, chi abbandona, lo fa nella ragionevole consapevolezza (leggasi probabilità) che questo paese farà default e prima di di fare default spremerà a più non posso i propri cittadini con lo strumento fiscale (esigenze di cassa per tentare di evitare il defualt) il quale, a sua volta, contribuirà ancor di più alla deindustrializzazione già in atto da anni, favorita, appunto, da un sistema politico/istituzionale autoreferenziale, da una casta fortissima, da una corruzione a livelli di paese emergente, da una burocrazia asfissiante, ecc ...
Come si può competere democraticamente contro un sistema di questa tipo?
La soluzione, a questo punto, non può che essere individuale e 4 milioni di italiani han già scelto nel corso degli anni, come soluzione, la delocalizzazione fisica e/o dei risparmi e/o della propria attivata lavorativa in sistemi maggiormente liberali.
Io non mi permetto di giudicare queste scelte, anzi. le comprendo e le rispetto.

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