Sempre la stessa solfa:
Dove non conviene investire in Europa - Il Post
Giustizia e burocrazia più che palle al piede sono macigni per noi.
Il mio post era volutamente ironico...a sottolineare come nelle "alte sfere" ci sia qualcuno che non ha capito, o non vuole capire, di aver sbagliato bersaglio...
in un post successivo hai leggermente spiegato meglio la tua posizione, Federico
ma di fondo hai delle idee che mostrano la tua visione del mondo del lavoro e le esplichi in questo post
però, mi da certe volte l'idea che hai molta teoria ma pratica del mondo del lavoro molto bassa
mi spiego meglio: fai capire che è una cosa risibile il salario minimo visto che in Svizzera non è contemplato (e perciò stanno meglio di noi, mica sono un paese africano...) quando qui in Italia la scala mobile non c'è più da 30 (trenta) anni, che il datore di lavoro può unilateralmente non applicare il CCNL
senza contare che il salario minimo fu introdotto per la prima volta al mondo dalle legislazioni di Australia e Nuova Zelanda (mica paesi africani...)
dulcis in fundo, in Italia non esiste una legge del salario minimo... forse non è questo il motivo per cui siamo differenti dalla Svizzera...
arrivo al punto in cui affermo che "hai molta teoria ma pratica del mondo del lavoro molto bassa"
potrebbe sembrare offensivo nei tuoi confronti, tengo a precisare che nonostante ti conosca solo virtualmente sul forum, ho molta stima di te (e di altri forumisti, naturalmente) e che la mia è solo una percezione a fronte di ciò che scrivi e non voglio essere ironico o, peggio, arrogante nei tuoi confronti
hai la metà di anni che ho io, e a 22 anni avevo già iniziato a lavorare
ti posso assicurare che i sindacati in buona parte delle aziende che ho conosciuto sono una primula rossa (o nera, fai tu) e che non hanno nessun potere contrattuale (o che non esistono proprio)
quindi la tutela dei lavoratori passa anche attraverso altre strade
ti auguro di entrare quanto prima nel mondo del lavoro possibilmente in una azienda privata medio/grande e capirai
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
Guarda Fabio non era riferito a te nello specifico eh...era in generale, diciamo che è una risposta che ho sentito diverse volte anche da altri .
Comunque non ci piove sul fatto che siano molti altri i fattori che ci distinguono dalla Svizzera piuttosto che il salario minimo...il punto che discutevo è che non è affatto vero che il salario minimo è garanzia di salari più elevati e minor disoccupazione, anzi può portare a tutt'altro e non è affatto vero che laddove non esiste ci sono condizioni lavorative da Rivoluzione Industriale come sembrava sostenere Matteo . Che poi la Svizzera possiede miliardi di cose differenti rispetto a noi che la rendono decisamente migliore a livello di mercato del lavoro (e non solo) lo so bene, comunque il discorso è che fossilizzarsi su determinate leggi o impostazioni sorte diversi anni fa non ha molto senso a mio avviso.
Da "critico" dell'articolo 18 e del salario minimo dico che mi piacerebbe invece una regolamentazione del mercato del lavoro simile a quella austriaca. In Austria non c'è l'art. 18 (non so però se ci sia il salario minimo, su questo non mi sono informato...provvederò ) ma c'è piena libertà per le aziende di assumere e licenziare i dipendenti. Con però una forma di tutela molto efficace del lavoratore (e non del posto di lavoro): se il lavoratore viene licenziato avrà diritto a un sussidio di disoccupazione pagato x metà dall'azienda e x metà dallo Stato. Durante il periodo di sussidio lo Stato gli ricerca un posto di lavoro e, se gliene trova uno, qualunque esso sia, il lavoratore deve accettarlo pena la perdita del sussidio.
Personalmente credo che una forma di regolamentazione del mercato del lavoro di questo tipo sia più efficace di quella italiana, poichè punta a tutelare direttamente il lavoratore, non il posto di lavoro. I posti di lavoro all'interno di un'economia di mercato vanno e vengono, si creano (quando gli imprenditori ritengono utile investire in determinati settori) e si distruggono (quando il mercato "boccia" determinati investimenti): puntare a tutelare un posto di lavoro significa necessariamente deviare risorse dei contribuenti a tutelare progetti di investimento non più efficaci, che i consumatori hanno "bocciato", ossia sprecare risorse che invece potrebbero essere deviate verso investimenti più prolifici. Perciò quello che va tutelato è il lavoratore che perde il posto di lavoro, non il posto in se stesso (come fa l'art. 18). La forma di regolamentazione ideale, secondo me, è quindi quella che si basa sul concetto: dare alle aziende e ai lavoratori la piena libertà contrattuale. Però una volta che il lavoratore è stato licenziato, io - Stato - mi preoccupo di tutelarlo e dargli comunque una forma di ammortizzatore sociale, scaricando parte di questo costo sull'azienda che lo ha licenziato, che così sta più attente nella selezione del lavoratore. Come vedi non sono un inflessibile ultra-liberista alla fine (sotto questo aspetto) e comunque cerco di prendere in considerazione idee che - dove già applicate - hanno portato buoni risultati x quel che ne so.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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