Non mi piace viaggiare all'estero
Anche se conosco molto bene l'inglese (faccio anche cover musicali di rock anglo americano, che mi piace molto ) sapendo fare diversi accenti. Ad ogni modo forse siamo un po' fuori argomento. Tornando in topic, come si è sostenuto, gli stranieri x la nostra economia servono, ma penso non si debba esagerare per questioni di tenuta dei conti, politiche e sociali.
Occorre creare prospettive di sviluppo nei loro paesi, almeno quelli dove non ci sono pericolosi cambiamenti climatici. Inoltre gli africani figliano a volontà. Ma è l'ONU che deve decidere che fare. Altrimenti eleggano l'italia presidente del consiglio di sicurezza dell'Onu stesso, scavalcando i paesi vincitori della seconda G. M. e facciamo tutto da soli.
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
Non puoi dire che gli altri fanno propaganda di pancia e poi giocare con i dati nominali, peraltro completamente sballati.
In base ai dati della Commissione Europea la spesa in termini nominali è cresciuta dell'8,7% in termini nominali, non del 20%, che corrisponde ad un calo in termini reali del 2,7%. Aggiungiamo che si sono allargate parecchio alcune spese che con il welfare non hanno nulla a che fare come quelle evidenziate in questo articolo e si può ben dire che il welfare si sia ridotto. Non puoi confrontare ad esempio la spesa sanitaria del 2008 con quella del 2018, a meno di non fare finta che le nuove medicine non esistano (tipo quella per l'epatite C).
Vogliamo poi fare un bel confronto con quelli che considerate sempre modelli di austerity?
Spagna +7,4% Portogallo +8,8, Irlanda +2%, UK +22%, Germania +33%
In termini reali diventano
Spagna +3,3, Portogallo -1,8, Irlanda +0,7, UK+3,6, Germania +14%
Solo la Grecia ha fatto Vera Austerity, con -27% nominale e reale.
http://ec.europa.eu/economy_finance/...ts/ameco16.zip
In termini reali quindi siamo secondi solo alla Grecia come calo di spesa pubblica. Per di più abbiamo tagliato ad minchiam, compromettendo i servizi in misura anche maggiore rispetto al taglio nominale e abbiamo allargato alcune spese che era possibile evitare, oltre alle solite pensioni indicizzate all'inflazione.
A parte che i numeri dicono il contrario della percezione dei cittadini (ma non mia, anzi la mia percezione è che si metta sempre di più le mani nelle tasche del contribuente e basta) ma tant'è, quello che dici è in buona parte vero, tuttavia sorgono due questioni:
1) nessuno ha detto di fare tagli lineari a pioggia, anzi è esattamente il contrario di quel che si dovrebbe fare. Anche il blocco delle assunzioni e degli stipendi è una gran cavolata, utile per mantenere fermo dov'è e ben tutelato l'attuale personale. Non assumiamo nessuno e non licenziamo nessuno. La logica deve essere invece il contrario nel settore pubblico: licenziare, tagliare rami secchi, e assumere nuovi. Occorre ricambio, anche perché diversamente i dipendenti pubblici attualmente al lavoro, sentendosi ben sicuri del loro posto, non avranno incentivi a "impegnarsi" di più.
2) la spesa in conto capitale è in costante declino mentre quella corrente cresce. Un approccio "aziendale" anche in questo caso suggerirebbe il contrario. Quando un'azienda stagna cosa si dovrebbe cercare di fare (che poi si riesca o meno è un altro discorso)? Tagliare le spese di gestione il più possibile, e al contempo aumentare gli investimenti in primis quelli in ricerca e sviluppo. Analoga situazione dovrebbe valere a livello pubblico.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
I numeri della spesa li ho riportati sopra, ma quando si riduce il deficit e l'economia non cresce la sensazione di riduzione del welfare e di aumento della pressione fiscale possono tranquillamente coesistere.
Su tutto il resto sono abbastanza d'accordo, l'ho detto più volte che si dovrebbe badare più alla qualità della spesa che ai saldi finali. Una spesa che produce servizi utili ai cittadini e alle imprese non è un peso, in Europa ci sono tanti esempi di stati che funzionano benissimo e hanno economie molto dinamiche con livelli di spesa e tassazione ben più alti dei nostri.
Ricordi il discorso che dicevo poco tempo addietro? Se impedisci che all'interno di un sistema economico si crei ricchezza, come fai ad ottenere quella necessaria per mantenere un livello adeguato di servizi pubblici?
Se vuoi migliorare il livello del welfare non c'è altro modo che tagliare veramente la spesa e le tasse, riformare la giustizia e la burocrazia, spingere nuove persone ad investire nel Bel Paese.
In un Paese in cui il GDP assomma a 1600 mld. di Euro, e ben 800 miliardi di Euro vengono spesi dallo Stato (cifre arrotondate, più o meno ecco), il livello dei servizi tuttavia, tranne in parte nella sanità, non è migliore di altri Paesi. E nonostante l'aumento della spesa, peggiora ancora. E' possibile tutto ciò benché sembri un paradosso? Si, è possibile e ti provo a spiegare il perché.
Perché di quegli 800 miliardi, ci sono una grossa fetta che vanno a pagare le laute pensioni retributive dei fortunelli che campano a spese delle generazioni più giovani, poi c'è un'altra fetta che va a Confindustria perché lo Stato ama mettere il naso negli affari privati, poi ci sono le perdite delle società partecipate da mantenere, poi ci sono i tanti dipendenti pubblici che assolutamente noooon si può licenziare perché se no, poverini, rimangono sotto il ponte e non ci danno più il voto, eccetera eccetera.
Cosa rimane per il welfare? Pochino. Degli 800 miliardi buona parte se li mangiano quelli con i "diritti acquisiti" che sono intoccabili e i clientelismi che servono allo Stato per avere voti.
Allora cosa si può fare? Aumentiamo le imposte oppure andiamo a deficit per finanziare il welfare. Peccato che a forza di prelevargli risorse, il settore privato scappa a gambe levate. Chi tasserai quando le aziende se ne saranno emigrate?
Inoltre ti faccio notare una cosa. Dai per scontato che la crescita esponenziale del welfare che abbiamo avuto fino ai primi anni '90 ce la potessimo permettere e che non sia stata invece troppo rapida. Ma onestamente credo che qualche dubbio in merito occorrerebbe porselo. Il welfare, ripeto, non piove dal cielo. Non sono "diritti sociali". Sono beni e servizi che qualcuno deve pagare.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Io ti ho risposto solo perché hai citato un articolo raccapricciante che tra le tante cavolate scritte confrontava la spesa esclusi gli interessi del 2008 con quella inclusi gli interessi del 2018, forse dovrebbe chiamarsi www.fakenumbers.it.
Sui numeri non transigo, sul resto siamo serenamente in disaccordo come quasi sempre
Poi che la Thatcher sia tutt'altro non ci piove, ma quello che ha fatto lei non ha proprio paragoni nel mondo sviluppato negli ultimi 30 anni.
Il discorso non è che non ci sia stato austerity in Italia(sebbene non sia durata tantissimo,visto che già nel 2014 è iniziato il periodo delle mancette elettorali e le politiche espansive sono riprese,sfruttato qualche sprazzo di flessibilità europea) ma,che contrariamente alla vulgata generale e come ha messo in evidenza il @Friedrich millanta volte, è stata un'austerity che non ha inciso sulla spesa pubblica(tolta la riforma Fornero, piuttosto pesante) ma sull'ulteriore inasprimento della pressione fiscale, iniziato già nel 2011,quando era in carica il governo che precedette quello tecnico.
Eppure,nella percezione generale, sembra che i governi che si sono succeduti dal novembre 2011 si siano messi a demolire lo Stato sociale, che invece ha perpetuato le sue inefficienze ma non è stato oggetto di alcuno smantellamento.
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