
Originariamente Scritto da
kima
Produttività italiana, l’impietosa classifica dell’Ocse - Il Sole 24 ORE
Ecco, la produttività.
A mio parere questo è uno dei parametri che meglio ci descrive. Un paese che per venti anni, almeno, si è fatto tutti gli sconti possibili e ha rimandato i compiti difficili a un domani mai arrivato.
La bassa produttività è lo specchio delle nostre inefficienze, come sistema socio economico nel suo complesso. Oltre ai punti, evidenti, toccati nell articolo, io ci vedo altre cause strutturali. Come la pressione fiscale, che a fronte di un costo del lavoro elevato lascia poco nelle tasche dei lavoratori, spingendo i datori di lavoro a “strategie “ alternative, come mantenere le ral basse e pagare “fuori busta “ una parte dello stipendio, oppure la quota straordinario. Questo succede spesso nelle piccole realtà, non nelle grosse aziende chiaramente. Poi c è la qualità delle ore lavorate, e il rapporto fra professionalità e paga. Qui le colpe ce le spartiamo tutti, e le ragioni sono principalmente culturali. Per anni nelle aziende ha imperversato la logica del più ore stai a lavoro più sei bravo e più fai carriera. In pratica abbiamo premiato le inefficienze, visto che in molti casi di quelle 10-12 ore di presenza, 3-4, forse 6 al massimo, erano realmente lavorate, il resto erano “pubbliche relazioni”.
A questo si è unito il vero cancro del nostro sistema produttivo, che è stato lo svilimento delle professioni. Le aziende in questi 20 anni, sono riuscite nell impresa di svuotare delle proprie capacità figure come quelle degli ingegneri, appoggiate, forse inconsapevolmente, dai sindacati, e seguite, forse inconsapevolmente, dalle università. Assunzioni massicce di ingegneri messi a fare lavori demansionanti e sotto pagati ha portato a rendere inutile una figura che è l ossatura di un paese manifatturiero, con ambizioni di essere di evoluta manifattura. Adesso è normale avere un ingegnere dipendente che guadagna lo stesso o poco più di un diplomato o di un operaio (che fa i turni e prende quindi l indennità), con la piena soddisfazione dei colleghi non laureati, dei sindacati, dell azienda, che risparmia. In pratica si gioisce del proprio fallimento, del proprio livellamento verso il basso, della propria miopia. Il prezzo ce lo fanno pagare i mercati, che puniscono la nostra sempre più scarsa competitività in termini di qualità dei prodotti. Colpevoli della nostra disfatta sono anche quelle prassi di molte aziende di tenere bloccate le ral, e premiare attraverso i turni (con paghe maggiorate) e gli straordinari. Come detto, stiamo premiando l inefficienza.
Sto andando un po’ a braccio, toccando solo alcuni aspetti di un discorso ben più ampio, e anche consapevole che il dato nazionale è composto da una miriade di realtà anche estremamente diverse (molte delle quali virtuose, non tutto è un disastro).
Forse è giunto il momento di farli questi compiti difficili, anche se dopo anni di inerzia lo sono diventati ancor più.
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