naturalmente bisogna dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte
Carige, la Bce boccia il piano di conservazione del capitale - Repubblica.it
le notizie vanno date tutte, perché tutti sbagliano
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
Ecco altri pericolosi liberoscambisti. @snowaholic, sentiamo cosa hai da cerchiobottizzare oggi. Scherzo
https://eastwest.eu/it/opinioni/open...ifico-mercosur
Ritorno alla Leva Obbligatoria per Educare i Ragazzi, l'Idea della Lega piace anche al M5s
A breve si preannuncia anche:
- ritorno all'obbligo di indossare camicie nere per i futuri giovani Balilla
- invasione dell'Etiopia per il bene comune italiano
Poi…?
Ah, nel frattempo continuiamo ad essere un Paese senza una seria politica industriale da più di 30 anni, con infrastrutture ferme, con anziani che percepiscono rendite pensionistiche fiabesche in rapporto ai contributi versati e con una burocrazia che ben conosciamo. Ma sicuramente è colpa dei giovani bamboccioni e la leva militare è la soluzione a tutto. Lo Stato conosce cosa è giusto e cosa è bene per la vita di tutti più dei singoli individui del resto, no?
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Che ti devo dire, fanno bene a perseguire una maggiore integrazione regionale, sono per lo più Stati medio-piccoli e non troppo diversi come livello di sviluppo. Ci sono fattori storici e geografici che complicano l'integrazione economica ma la direzione è giusta.
Per valutare gli accordi con gli altri stati del Pacifico bisognerebbe sapere i dettagli, ma non so quanto possa servire ai latinoamericani una integrazione commerciale simile. Rischiano solo di perpetuare la dipendenza dalle materie prime che caratterizza la regione e importare tutti i prodotti manifatturieri dall'Asia. Dubito che ci sia una vera strategia di sviluppo dietro a queste scelte, a differenza dei Paesi asiatici.
Il problema è esattamente quello, sono dipendenti dalle esportazioni di materie prime. È un processo economico ben noto, chiamato anche sindrome olandese perché fu studiato per la prima volta dopo la scoperta di enormi giacimenti di gas naturale in Olanda negli anni 60. Le esportazioni di materie prime favoriscono un apprezzamento della valuta nazionale che rende non competitive le produzioni manifatturiere, è più conveniente vendere materie prime e importare tutto il resto. Se questo processo può mettere in difficoltà una economia già industrializzata e molto efficiente come quella olandese puoi immaginare cosa succeda in una economia arretrata. Inoltre producono effetti sociali devastanti perché i posti di lavoro nel settore sono pochi (e spesso affidati a stranieri per mancanza di competenze interne) e la crescita di una classe media produttiva viene inibita mentre i pochi che riescono a beneficiare di queste esportazioni si arricchiscono a dismisura. Ma anche venissero distribuiti in maniera più equa per combattere la povertà genererebbero solo grandi masse di persone un vivono di sussidi, prive di opportunità economiche e facili prede per la criminalità.
Anche a livello demografico hanno un effetto nefasto, mancando vero sviluppo socio-economico il tasso di natalità rimane molto elevato rispetto a stati con lo stesso livello di reddito.
Per questo motivo l'Olanda ha fissato un tetto alla produzione di gas naturale e la Norvegia ha istituito un fondo sovrano per accantonare all'estero i profitti derivanti dal petrolio, ma nei Paesi in via di sviluppo raramente ci sono istituzioni in grado di gestire questi enormi flussi di denaro, la pressione per utilizzarli subito è fortissima e il potenziale corruttivo immenso. Ma in questo modo si condannano all'arretratezza economica e rimangono preda dei cicli dei prezzi delle materie prime, l'economia cresce quando il prezzo sale e collassa quando scende, non si sviluppano le competenze che consentono di produrre beni a maggiore valore aggiunto e il reddito pro-capite ristagna.
Accordi commerciali che favoriscano l'esportazione di materie prime verso i Paesi del Pacifico e l'importazione di beni manifatturieri quindi potrebbe essere negativo per le loro prospettive di sviluppo.
Non è però vero nel caso del Cile, che al momento è un paese con una buona qualità della vita, vende rame ma non è l'unica fonte di reddito (ha anche un'ottima agricoltura), inoltre sta cercando di sviluppare le energie rinnovabili (anche energia geotermica, dato che ha molti vulcani)
Se le sai gestire le materie prime possono essere una ricchezza, il Cile è di gran lunga l'economia meglio gestita del sud America, perfino la dittatura dal punto di vista strettamente economico non ha fatto disastri (valutazione puramente tecnica, non politica).
Non sono eccessivamente dipendenti dal rame (al momento 15% del PIL con i prezzi del rame alti, in passato è stato sotto il 10), diciamo nella zona di pericolo ma ancora gestibile con piccoli accorgimenti come il fondo di stabilizzazione che hanno varato a fine anni '80.
Ma questo non elimina il fatto che l'industria sia ai minimi termini, non ai livelli di quelli che esportano petrolio e importano benzina ma è poca roba, nonostante già a metà 900 fossero una delle economie più industrializzate del continente. Sono relativamente benestanti, ma pur sempre sul livello della Romania.
Ad un certo punto senza i settori più avanzati tecnologicamente che caratterizzano le economie più sviluppate diventa difficile mantenere una crescita economica elevata (si parla di middle income trap). Vedremo se riusciranno a fare il salto finale e raggiungere le economie più ricche, per adesso hanno mantenuto un buon livello di diversificazione dell'economia grazie a politiche macroeconomiche molto oculate, rispetto ai loro vicini non è poco.
Sul punto preciso ti ha già risposto @NoSync che ringrazio, vorrei invece risponderti su due altre cose su cui la confusione è piuttosto generale - ma non per colpa tua, intendo proprio ovunque.
L'Ucraina la conosco un pochino per aver avuto una ragazza ucraina nel 2014, e non ucraina emigrata qui, ma proprio di Kiev. Anche nella capitale, dove es. nelle stazioni della metro gli annunci sono in ucraino, praticamente tutti parlano russo, persino i nazionalisti locali. Come dici anche tu almeno i 3/4 degli ucraini parla russo spesso o sempre, con l'ucraino predominante solo nell'ovest; che è una fetta molto più ampia della minoranza russa vera e propria. Anche se comunque più di qualche parlante ucraino c'è ovunque.
Quest'ultima è prevalentemente diffusa nel sud-est, ma rimane comunque sparsa in tutte le regioni del paese; non è maggioranza in nessuna regione, nemmeno a Donetsk e Luhansk, tranne che in Crimea. Inoltre sono in gran parte i discendenti dei coloni e dei funzionari prima zaristi e poi stalinisti, più una minoranza di ucraini del tutto "russificati" (di converso alcune regioni dell'Oriente Russo hanno alte percentuali di ucraini, discendenti di coloni).
La lotta tra le fazioni politiche usava gli argomenti etnici e culturali come paravento per attività per più sporche, da ambo le parti, e "giochi di potere" ad alto livello (sia russi che euro-atlantici). Infatti a fine 2013 Yanukovych aveva stracciato l'accordo quasi firmato con l'UE per dare la "esclusiva" alla Russia, quando l'Ucraina avrebbe dovuto siglare accordi con entrambi, innescando così la rivolta del Maidan (che sicuramente avrà avuto i suoi finanziatori, come tutte le cause buone o cattive che siano).
Tolta veramente una piccola minoranza di esaltati di ambo le parti - paragonabili ai vari centri sociali o CasaPound/ForzaNuova italiani - nessuno voleva uno scontro né tanto meno una guerra civile, o addirittura una guerra con la Russia. Per la Crimea ne possiamo riparlare, come già detto, anche se chi invade uno stato sovrano senza nemmeno una dichiarazione di guerra passa subito dalla parte del torto (ovviamente non vale solo per Mosca). Ma per il Donbass è largamente una leggenda, che ci sia stata una rivolta popolare e spontanea: si tratta di un'insurrezione guidata, armata ed attivamente e direttamente sostenuta dalla Russia, incluse unità regolari. Diciamo che è un consenso che forse molti avevano,anche se non verso la guerra, ma che per molti è ora sicuramente forzato - tolti i rifugiati ancora numerosi.
Questo diciamo è il background etno-storico. Quello che invece vorrei aggiungere, è cosa è cambiato dal 2014. Fino ad allora l'Ucraina era sempre stata divisa su basi storico-culturali più che etniche, a grandi linee nord-ovest e sud-est; divisione che come hai ben sottolineato era anche politica, spaccando a metà il paese non solo elettoralmente, ma rendendolo anche intrinsecamente debole. Inoltre rimaneva (e rimane) un paese poverissimo per gli standard europei. Quello che è successo dal 2014 è invece qualcosa che praticamente nessuno si aspettava: dal 1991 al 2014 l'Ucraina non era stata una vera "nazione", quanto un frutto della fine dell'URSS senza una vera anima; era uno stato nel senso di ente legale e burocratico, non altro.
Dopo il 2014, invece, l'invasione russa ha compattato il paese e ha davvero creato una "nazione" in Europa: anche molti tra quelli che prima avevano sostenuto la parte filo-russa, oggi sono decisamente "più ucraini" e un po' più vicini all'Europa. Rimane un paese con enormi problemi, ma non è più così diviso al suo interno, anzi finalmente può esprimere una propria coscienza nazionale. Ci sarà sempre qualcuno che non la pensa così, è ovvio; ma se prima era forse anche metà e più della popolazione, oggi è una netta minoranza.
Fino al 2014 era un paese fragile e a metà tra Mosca e Bruxelles: oggi (tranne le aree annesse/occupate) è una partita persa per Putin, che non si aspettava né la resistenza ucraina (nessuno se l'aspettava, né la NATO né Kiev stessa) né di rafforzare questo traballante stato (tutti scommettevano sulla "spallata" russa). L'unico modo che ha la Russia per continuare a giocare la partita, è mantenere lo stato di guerra "congelata" a bassa intensità, come in Georgia, bloccando a lungo le possibilità ucraine di aderire ad UE e NATO, e anche bloccandone lo sviluppo (vedi Moldova). Minsk 1 e 2 in questo senso sono delle tragiche farse, dove tutti fanno finta di non sapere cosa succede davvero e di voler siglare accordi reali, quando né i russi abbandoneranno Crimea e Donbass, né Europa o NATO aiuteranno mai sul campo l'Ucraina a riprenderseli.
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