In realtà i dati del FMI sono buoni per l'Italia, non c'è nessuna revisione al ribasso rispetto alle stime di luglio a differenza degli altri stati europei e della media euro che sono stati rivisti al ribasso, Germania e Francia in particolare.
Il ribasso delle stime di crescita italiane è solo rispetto al WEO di Aprile, fatto interamente con dati pre-elezioni politiche ed è comunque inferiore rispetto al peggioramento della zona euro, si tratta di una riduzione della crescita interamente di tipo congiunturale legata a fattori globali tipo il prezzo del petrolio e un fisiologico ribasso dopo i valori esageratamente positivi del 2017 (esageratamente rispetto al potenziale di crescita anemico della zona euro, non in assoluto). Non c'è nessun effetto specifico relativo all'Italia.
Complessivamente il FMI ha una visione in linea con lo scenario tendenziale della NADEF, quello a politiche invariate, forse un filo più ottimistico (uno 0,1 di crescita in più).
Ma questo il FMI nelle sue proiezioni sta evidentemente dando per scontato che le clausole di salvaguardia non sarebbero scattate (visto che ha un deficit sensibilmente più alto) e non incorporano ancora gli aumenti dei tassi di interesse (la spesa per interessi è vista costante mentre la NADEF già assume un aumento dello 0,1% del PIL a cui andrebbe aggiunto un altro 0,3 se i tassi rimanessero ai livelli attuali.
In sintesi, per adesso il FMI continua ad avere una visione relativamente ottimistica ma non tiene conto della manovra e delle ultime tensioni sui mercati.
No, sul breve termine è molto peggio che sul lungo, come aveva notato @Josh la curva dei rendimenti si sta appiattendo.
Italy Government Bonds - Investing.com
Chiaro, il credit crunch è il problema principale al momento.
Ma ci tenevo a sottolineare che anche qualora ci fosse un esborso da parte dello stato probabilmente non andrebbe ad aumentare il deficit.
Per fortuna le opinioni di Savona sono personalissime e le stime del governo sono più moderate. Infatti diversi esponenti governativi sostengono che il deficit sarà anche più basso di quanto previsto proprio in virtù di questo ragionamento.
Comunque ci stiamo preoccupando per nulla: oggi quel genio di Savona ha detto che grazie alla manovra nel 2019 si cresce il 2% (oggi il FMI ha tagliato le stime di crescita all'1%) e nel 2020 il 3%
Chissà se le previsioni di deficit si basano su queste CREDIBILISSIME ipotesi di crescita...
Di per sé peraltro il moltiplicatore usato dal governo non è nemmeno particolarmente elevato, se fosse inserito in un quadro di politica economica credibile potrebbe anche non essere un discorso troppo campato in aria per quanto riguarda il 2019 (il 3% del 2020 è folle a prescindere). Ma la qualità della spesa è talmente infima e la comunicazione del governo così farsesca che lo spread si mangerà qualunque beneficio si possa avere dalla politica fiscale espansiva.
Ultima modifica di snowaholic; 09/10/2018 alle 10:14
Domanda molto difficile. Secondo me è stato un passo inevitabile, vista la nostra totale dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti energetici la crisi petrolifera è risultata particolarmente dura per l'Italia.
Eravamo in buona compagnia, in quel periodo anche il dollaro si svalutò rispetto al marco tedesco e l'inflazione salì ovunque. Ma la lira si svalutò ancora di più (rimanemmo agganciati al dollaro solo per qualche mese) e le dinamiche salariali andarono fuori controllo, più che in altri paesi. Non solo i salari mantenevano il passo con la crescita dei prezzi e della produttività, andavano ben oltre con un aumento del costo del lavoro per unità di prodotto che è proseguito per molti anni nonostante la continua crescita della disoccupazione (ogni relazione inversa tipo curva di Phillips saltò completamente). Da qui le svalutazioni in serie della lira per cercare di recuperare competitività.
Il problema quindi non fu la prima svalutazione del 73-74, ma il mantenimento di una politica economica (soprattutto fiscale) esageratamente espansiva per oltre un decennio, con la timida riduzione del disavanzo primario a partire dal 1986/1987 che fu troppo poco e troppo tardi. La crescita del debito non è soltanto un problema di sostenibilità dei conti pubblici, diventa destabilizzante anche dal punto di vista macroeconomico se avviene in un contesto di elevata inflazione ed elevata crescita del PIL (politica fiscale pro-ciclica).
Interessante
Tria: sulle pensioni cambiamento temporaneo. Drastico peggioramento del quadro macro - Il Sole 24 ORE
Dunque riassumendo...
Punto di partenza il peggioramento del quadro macro (rispetto a stime di crescita dell' 1.3% per il 2020).
E quindi sono prudenziali le stime di crescita inserite nella NADEF che sono più alte a suon di spesa corrente per le pensioni.
Che però è modifica temporanea (che va a completare i 3 moschettieri assieme agli obblighi flessibili e alle flat tax a più aliquote).
Ma una perizia psichiatrica di massa no?
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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Magari qualcuno pensava che il piccolo rimbalzo in apertura fosse una cosa seria...
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La Germania dal dopoguerra ha una viscerale fobia dell'inflazione, una sistema di negoziazione dei salari che impedisce la rincorsa prezzi-salari e una totale avversione verso l'utilizzo della politica fiscale come strumento di politica economica. Con l'approccio ordoliberale tedesco il governo cerca di mantenere bassi i prezzi promuovendo contemporaneamente la competizione tra prezzi e moderazione salariale.
La totale assenza di politiche a sostegno della domanda aggregata li porta ad appoggiarsi fortemente alla domanda estera, atteggiamento che può essere problematico in una fase come quella attuale ma negli anni 70 in cui il problema era opposto è risultato piuttosto efficiente.
Questo porta il marco ad essere strutturalmente una valuta forte che tende ad apprezzarsi, in maniera simile allo yen giapponese e al franco svizzero, come è normale che sia in presenza di un differenziale di inflazione permanente. La lira sta all'estremo opposto, mentre il franco francese e il dollaro americano si collocavano a metà strada. Sono diversi approcci alla politica economica che portano a traiettorie molto diverse nel valore della valuta nazionale, anche se non è detto che la moneta forte sia più efficiente dal punto di vista economico.
Ultima modifica di snowaholic; 10/10/2018 alle 13:03
La crisi del debito pubblico italiano attuale è molto diversa da quella del biennio 2011/12: allora era considerata imminente la disgregazione dell'eurozona e gli investitori scappavano dagli asset di numerosi Paesi (ad un certo punto persino i titoli francesi finirono nel mirino), ora la crisi di fiducia è limitata all'Italia. Lo spread spagnolo e portoghese è infinitamente più basso del nostro,che è ormai prossimo a quello greco. Addirittura irrisorio lo spread dei titoli sloveni, che era altissimo nel marzo 2013. Insomma, l'Italia con la sua nostalgia per le svalutazioni competitive è finanziariamente e fattualmente isolata.
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