Non mettermi in bocca cose che non ho mai scritto, Islanda e Argentina non possono essere esempi proprio per nessuno, visto che si sono ritrovati in condizioni molto particolari e soprattutto avevano una loro valuta a differenza dei membri dell'eurozona. Non ho mai nemmeno detto che non abbiano sentito la crisi, il caso islandese come quello argentino è uno dei casi più drammatici di squilibri economici e finanziari della storia recente quindi hanno inevitabilmente avuto pesanti ripercussioni economiche, trattandosi di casi limite in negativo possono essere solo casi di studio e come tali vanno trattati.
È vero che gli islandesi non hanno sfanculato del tutto il FMI, ma hanno adottato politiche molto diverse da quelle che il FMI normalmente propone, tra le quali lasciare operare completamente gli stabilizzatori automatici e non praticare austerity dopo la crisi, lasciando che il riequilibrio dell'economia passasse principalmente dalla svalutazione e dai controlli sui capitali e che i debiti privati verso l'estero finissero in insolvenze rinnegando le garanzie pubbliche (questo ha portato ad una disputa legale che poi hanno vinto). È stato un default di fatto anche se non legalmente.
Ovviamente hanno onorato tutti i debiti che avevano nel confronti del FMI, nessuno può fare default sui prestiti del FMI, è creditore privilegiato e nessuno osa fare default sui loro prestiti anche nei casi più estremi, chiunque conosca un minimo questi temi dovrebbe saperlo.
Nel 2011 ci fu una conferenza interessante che avevo seguito ai tempi da studente di economia internazionale, ci sono ancora anche i video dello streaming, anche il FMi lo ha considerato un caso di successo per politiche non convenzionali (con un capo delegazione diverso non so nemmeno se le avrebbero consentite).
Iceland´s Recovery—Lessons and Challenges, Harpa Conference Center (Reykjavík), October 27, 2011
In un certo senso sono stati precursori della svolta anti austerity del FMI, che poi si è rafforzata negli anni successivi a partire dagli studi di Blanchard sugli impatti economici dell'austerity. Personalmente io condivido al 95% le posizioni del FMI degli ultimi anni, infatti hanno ammesso gli errori fatti nel caso greco, criticato pesantemente la gestione della crisi da parte delle istituzioni europee e si è rifiutato di contribuire all'ultimo pacchetto di salvataggio per la Grecia ritenendo il debito insostenibile.
Quindi è un caso molto interessante, anche se Phastidio è troppo ossessionato dai sovranisti nostrani per valutare in maniera seria la questione. Quando dice che l'Islanda paga facendo finta che sia il governo islandese a pagare sta facendo deliberatamente confusione, visto che i soldi provengono dagli attivi delle banche fallite quindi si tratta di una normale procedura di recupero crediti tra privati (che deve essere autorizzata dal governo solo perché ci sono i controlli sui movimenti di capitali).
Considerata la gravità della crisi l'impatto economico è stato incredibilmente ridotto, prendo a prestito un grafico di Krugman che lo mostra molto bene.
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Può anche farti specie che si consideri questo risultato merito della svalutazione e del rifiuto di onorare le garanzie, ma allora ti fa specie una buona fetta della ricerca di ambito economico degli ultimi anni, in particolare quella del FMI.
Quello che a me fa specie invece è che a sette anni dalla crisi del 2011 non si sia ancora capito quello che è successo, ovvero il motivo per cui l'unica economia del mondo ad avere subito una doppia recessione nel 2011 mentre l'economia globale cresceva del 5% sia stata la zona Euro, anche se le bolle speculative e le banche in crisi ce le avevano tutti.
So benissimo che la Spagna aveva uno squilibrio micidiale nel settore privato, ma non c'è motivo per cui questo dovesse tramutarsi in un credit crunch per tutta l'economia spagnola, incluso il settore pubblico. O meglio il motivo c'è ed è che l'Euro espone gli stati membri al pericolo dei cosiddetti sudden stop, ovvero ad improvvise inversioni del flusso di capitali, che posso anche non essere giustificate dai fondamentali economici (la letteratura economica è estesissima, vedi Dornbush, Calvo, Krugman, Obstfeld ecc). E gli stati membri non hanno gli strumenti per contrastare questo fenomeno, che porta a crisi che si auto-alimentano visto che l'aumento dello spread deprime l'attività economica e peggiora i bilanci pubblici.
Per fortuna che abbiamo Draghi e Monti che in larga parte lo avevano capito, si sono inventati il programma OMT e poi il QE che hanno consentito alla BCE di svolgere il suo ruolo di prestatore di ultima istanza anche spingendosi ai limiti del suo mandato.
È deprimente invece constatare che molti euroentusiasti si rifiutino di accettare il fatto che l'Euro è stato la causa principale della crisi del 2011-2013 a causa dei limiti strutturali nel modo in cui è stato concepito. E questo rimane uno dei maggiori pericoli futuri per l'integrazione europea.
Anche oggi lo spread è nel limbo che potrebbe consentire al governo di mantenere la recita della manovra espansiva in conflitto con le cattive autorità europee fino alle prossime elezioni europee (e forse anche politiche anticipate), il prezzo per i conti pubblici dei maggiori interessi sarebbe di 6-8 miliardi ma il governo è disposto a pagarlo. Ci sarà una risposta pro forma alla commissione europea che quindi aprirà la procedura di infrazione senza che ci sia alcuna vera negoziazione, eventuali sanzioni verrebbero probabilmente comminate a metà 2019. Per ora i mercati sembrano accettare questo equilibrio, vedremo se durerà.
Il sentiero è stretto ma secondo me è percorribile, lo avevo già detto qualche tempo fa. Il rischio maggiore sarebbe che la crescita economica crollasse a zero e questo innescasse un ulteriore aumento di spread.
È un sentiero verso la loro salvezza politica e nient'altro, si fanno propaganda a spese degli italiani e la loro prospettiva è di qualche mese, al futuro non ci pensano proprio.
Moody's ha detto il suo e non si è mosso niente, finché non arrivano tutte a junk non aspettatevi grandi cambiamenti. Il piano politicamente può reggere, almeno per ora, anche se economicamente è devastante.
probabilmente tempo qualche anno e finiamo gambe all'aria.
Stavo facendo caso al fatto che in questo momento in borsa siamo sotto i valori di inizio 2017.
E sicuramente prima è salita a lungo, forse in maniera esagerata, ma siamo a 18600 punti dopo i massimi a 24300 a inizio maggio. Siamo ad una correzione di poco inferiore al 25%, non esattamente uno scherzetto...
Ma tanto è finanza, chissenefrega, giusto?
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Sono indeciso se sia più colpa dell'Euro o della Merkel. Probabilmente della Merkel anche se non scarterei l'ipotesi Soros...
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E ce l'abbiamo fatta: spread Grecia-Italia sotto i 70 punti; 68.5 in questo momento.
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