Quello che hai scritto però è una contraddizione.
Avessi scritto "si sono rivolti a quelli che li faranno fessi avendogli promesso l'impossibile" magari ci poteva stare.
In un periodo storico in cui pare vigere l'elogio dell'ignoranza e che il sapere sia un titolo di disonore in effetti...
Io però, tolti contesti tutt'altro che ufficiali, come questo , di gente che insulta "il popolo" dandogli dell'ignorante non mi pare di vederne poi tanta.
Magari se qualcuno lo facesse davvero ogni tanto potrebbe essere una lezione...
E d'altra parte se tutti fossimo ugualmente competenti non ci sarebbe bisogno di rappresentanti eletti, basterebbe il sorteggio (evitare battute nel contesto attuale, grazie ).
Ma che il nostro tasso di analfabetismo funzionale sia il più elevato del mondo occidentale è un dato di fatto. E non cambia di certo, perlomeno a breve, a seconda del risultato delle elezioni.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Analfabetismo funzionale non è un'offesa, è una condizione che ci riguarda praticamente 1 su 2.
Analfabetismo funzionale - Wikipedia
Il punto è che gli analfabeti funzionali sono la vera "pancia" della nazione, il bacino grande a cui attingere più voti possibile, è semplice: basta dire: "Basta agli immigrati, basta all'Europa che ci toglie i soldi, basta alla Germania che ci vuole comandare!" ed ecco che magicamente tutto il gregge di analfabeti funzionali corre alle urne e dà potere a chi urla di più.
Perchè l'analfabeta funzionale non comprende il perchè avvengono le cose.
Perchè c'è questa immigrazione? Quali sono le cause a monte? Cosa è lo spread e come funziona il rapporto deficit/pil? Chi detiene il debito pubblico e come e quando questo aumenta o diminuisce? Che cosa è la spesa pubblica?
Sono tutti argomenti che, seppur non appassionanti, bisogna conoscere prima di poter mettere una croce, che ci piaccia o no.
L'analfabeta funzionale non può farlo, perchè anche gli venisse spiegato come ad un bambino dell'asilo, non lo capirebbe comunque.
Dunque inutile perdere tempo: togliere al più presto il suffragio universale e rendere possibile il voto solo ed esclusivamente in seguito ad un piccolo esamino.
Lou soulei nais per tuchi
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27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Sembra, e probabilmente lo è, una provocazione.
Ma la realtà è che oggi il mondo è veramente molto complicato ed è normale che non sia alla portata di tutti la sua comprensione.
Secondo me porsi la domanda se il suffragio universale, indubbiamente una conquista del passato, sia ancora lo strumento ideale oggi non è nè da snob, nè da fascisti. Così come non è detto che si riesca a definire qualcosa di migliore.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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L'ascesa del populismo non è casuale secondo me, è strettamente legata al declino del popolarismo. I partiti e i sindacati svolgevano un ruolo cruciale nella formazione culturale e politica dei ceti popolari (e talvolta anche nell'educazione), pur con sfumature diverse avevano tutti un messaggio di emancipazione e riscatto anche per i lavoratori più umili e magari analfabeti. Insegnavano a tutti come fare politica e andavano sempre a raccogliere le istanze della loro base e a spiegare le strategie e le scelte politiche che venivano fatte.
Da qualche decennio queste pratiche sono gradualmente scomparse (con la parziale eccezione della Lega che sul radicamento nei territori ha lavorato molto bene) e si è lasciata la strada spianata alla retorica della democrazia diretta, conseguenza della totale sfiducia nelle classi dirigenti (che purtroppo non è affatto infondata).
Se non ti senti rappresentato da nessuno provi a farti rappresentare da chi ti assomiglia, motivo per cui gli attacchi a Di Maio sui congiuntivi non hanno nessun effetto.
I leader cercano di contenersi ma alla fine spesso danno questa impressione (vedi la già citata Hillary Clinton), ma sui social i militanti e i sostenitori lo fanno in maniera piuttosto sfacciata e nel 2018 questo vale quasi quanto la parola del leader. Virginia Raggi quando fa la caricatura dei suoi oppositori dipingendoli come signore con i barboncini con pedigree e borse da mille euro sa benissimo che questa strategia funziona molto bene. Alimentare la spaccatura sociale tra popolo ed elite è una strategia molto utilizzata in questi anni, chi la alimenta fa sempre il gioco dei populisti. Ci vorrebbe invece un Menenio Agrippa dei nostri tempi capace di superare questo tipo di fratture, che alla lunga non fanno bene a nessuno.
Giuliano Amato tempo fa raccontava che quando era giovane i quadri del partito socialista (anche uno studente universitario di elite come era lui) venivano mandati deliberatamente nelle fabbriche a conoscere e confrontarsi la realtà operaia. Credo che fossero esperienze molto istruttive, anche se poi Amato stesso con gli anni evidentemente le ha dimenticate. In Italia, proprio perché abbiamo molti analfabeti funzionali e persone escluse dal sistema economico, sarebbe particolarmente importante metterli al centro di una agenda politica progressista anziché deriderli o snobbarli.
Peraltro se abbiamo tanti analfabeti funzionali la colpa è loro o di chi deciso che l'istruzione non era la priorità per questo Paese? Se anche nelle fasce più giovani e istruite i laureati sono il 26% non puoi pensare di costruire una strategia politica solo su di loro.
Non a caso la parola populismo ha assunto valenze negative proprio per chi nel XX sec si era incaricato di difendere il popolo.
Io preferisco "cittadino" invece che "popolo" perché credo nel libero arbitrio e capacità di discernimento del singolo individuo, mentre il popolo, la massa mi ricorda una mandria, un gregge indistinto e manovrabile.
L'immigrazione c'è perché gli imprenditori sfruttatori vogliono manodopera a basso costo per avere il massimo guadagno possibile e gli immigrati fanno all'uopo in maniera perfetta…….sono proprio i ricchi borghesi a volere che il popolino sia xenofobo, perché così si trova un comodo capro espiatorio per coprire bene come una foglia di fico tutti i difetti del sistema capitalistico, perché in realtà sono gli imprenditori a detenere il vero potere e a provocare sfruttamento, disoccupazione giovanile e non, corruzione e ricatto del potere politico a loro vantaggio. La xenofobia divide i lavoratori e li distrae dal rivendicare tutti insieme i loro diritti contro i ricchi e grassi padroni, è lo stesso antico sistema perverso del "Dividi e governa". Bisogna invece accogliere questi immigrati ed educarli alla lotta di classe contro il sistema capitalistico, in modo da creare davvero le condizioni per una società migliore, aperta, democratica nel senso pieno, e procedere verso il socialismo e l'abbattimento del padronato. Questi immigrati sono una grande risorsa contro le ingiustizie del sistema e per questo ai padroni fanno una paura grandissima Il fatto poi che l'istruzione non è mai stata la priorità nella politica si spiega con il fatto che la cultura, nel capitalismo, è alla fine sempre stata un privilegio di elite, finalizzata alla sopraffazione del proletariato, il sapere non è visto come una risorsa al servizio della collettività ma come mezzo di dominio e sovente di inganno. Invece in molti paesi comunisti del passato l'istruzione era vista come un diritto per tutti, ad esempio nell'URSS era gratuita sino all'Università ed era di buon livello per tutti.
Il termine popolo nella accezione novecentesca invece indica un popolo attivo e organizzato, proprio il contrario di quello che pensi tu. Individualmente le persone non hanno alcun potere contrattuale, soltanto organizzandosi possono acquisire rilevanza politica.
Il termine populismo invece è riferito a quello che dici tu ed ha una accezione tendenzialmente negativa, prendendo la definizione della Treccani: "atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi".
Generalmente il populismo scivola facilmente verso il rapporto diretto tra popolo e leader in cui il popolo è appunto tendenzialmente passivo e delega in maniera pressoché totale ai governanti che ne mantengono il consenso in maniera prevalentemente clientelare.
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