Non è propriamente giusto in termini di politiche adottate ma l'esempio riguardava soprattutto il quadro politico, Syriza ha arginato l'avanzata di Alba Dorata e salvo lo scambio tra Syriza e socialisti gli equilibri politici non sono così diversi da prima. In termini di politica economica Tsipras aveva molte argomentazioni valide dal punto di vista teorico ma ci ha messo un po' prima di accettare la realtà dei rapporti di forza. Alla fine si è arrivati ad una via di mezzo, hanno proseguito l'austerity con un po' più di attenzione alle conseguenze sociali e hanno ottenuto il grosso taglio del debito che volevano. In pratica si sono trasformati in un partito socialdemocratico.
Su questo siamo d'accordo.
I Tories si sono rimbecilliti, ma questa è opinione personale.
Che si siano Faragiati invece è un dato di fatto.
Ma va benissimo eh. Io sono per il libero arbitrio.
Non è il risultato delle elezioni a determinarlo ma se sostieni che si dovrebbe vietare il voto a determinate categorie di elettori sei tu che ne fai una questione politico-elettorale. Io in tutta questa discussione ho sempre detto che il legame tra voto e analfabetismo funzionale è blando e che togliere diritti ai segmenti più vulnerabili della popolazione è pericoloso e inutile, quindi forse mi stai dando indirettamente ragione.Non so quante altre volte dovrò scrivere che non è il risultato delle elezioni a determinare il tasso di analfabetismo funzionale, ma fa nulla.
L'importante è capirsi, poi si può constatare di non essere d'accordo, sai che noia se fossimo sempre d'accordo
Comunque più che gli economisti europei i miei punti di riferimento sono americani, come Krugman (che sul commercio internazionale ci ha vinto il Nobel), Minsky, Tobin (qui famoso solo per delle Tobin tax che hanno poco a che fare con la sua idea originale ma è stato un grandissimo economista).
In questi giorni sono arrivati dati macroeconomici piuttosto preoccupanti, sia dalle esportazioni italiane sia dal PIL tedesco, con un -0,2 anche se con un contributo significativo dovuto a problemi temporanei del settore auto. Il nostro ciclo economico risente tanto di quello cinese e tedesco, che stanno rallentando entrambi, il quarto trimestre 2018 rischia di essere brutto quanto il precedente.
Del discorso di Draghi invece si è parlato tanto ma le conclusioni sono state un po' trascurate a mio parere. Continua a sembrarmi uno dei pochi che ha ancora presente quanto ci sia da fare per rendere stabile la zona euro.
Conclusion
In conclusion, I want to emphasise how completing Economic and Monetary Union has become more urgent over time not less urgent – and not only for the economic reasoning that has always underpinned my remarks, but also to preserve our European construction.
This is my last speech at this conference as President of the ECB, and in preparing for it, I looked back at the speech I gave here in November 2011. There I lamented that the economic crisis would require a faster pace in strengthening the Monetary Union, especially for decisions that had already been taken.[6]
This perhaps has a familiar ring today. Since then, the work has been remarkable, but it is still far from finished.
Però deciditi...ti ho citato n. volte i Paesi iberici come modello e tu, con fare snowaholichiano, hai detto che erano troppo diversi da noi come situazione di partenza per poterli emulare
Non lo so, al di là del fatto che la concisione nelle risposte non è un tuo pregio, mi pare sempre che alterni la modalità "nè con Bagnai, né con l'integrazione europea" al momento-Brancaccio ma poi alla lunga dici quello che ho detto io 9 settimane prima,nel nocciolo.
A me Draghi ricorda, da viaggiatore in quelle lande e conoscitore di quella storia, Markovic al tempo del crepuscolo della Jugoslavia.
Intelligente, sensibile ma stretto fra opposti estremismi liquidatori.
Io spero solo che in extremis riesca quello che non riuscì allora(c'era il progetto croato di trasformare la Jugoslavia in una Confederazione di Stati): far viaggiare l'UE come una Confederazione di Stati,di cui alcuni più integrati(essenzialmente, i Paesi dell'Europa occidentale che stavano dentro nel 1996) e gli altri legati da semplici rapporti di cooperazione.
Credo che l'Italia abbia poche chances di stare nel primo gruppo,vista la testa di eletti ed elettori.
Un conto è la politica, un altro l'economia. Qui stavo parlando di modelli politici, non di ricette economiche che devono essere differenziate in base alle caratteristiche di ogni singolo Paese. In termini economici ribadisco tutto quello che avevo detto, ci sono differenze profonde con i Paesi iberici.
In termini politici,c'è una cosa che non consideri (fermo restando che la politica economica E' politica): i Paesi iberici fino agli anni 70' hanno patito un isolamento FERREO, nel quale non hanno voglia di ritornare, uscendo dall'euro e/o dall'UE. Viceversa l'Italia negli anni 70' era il centro dell'Occidente,non la periferia e quella situazione non l'ha sperimentata, per cui gli italiani facilmente la idealizzano(almeno molti elettori,tendenzialmente la maggioranza relativa in questa fase) e cercano un appiglio mentale in un certo autarchismo malinteso.
Tsipras ha fatto la scelta giusta,agendo con razionalità ed applicando il detto"la politica è l'arte del possibile".
Al netto dei suoi difetti, l'avessimo avuto in Italia uno così(so che il mio amico @NoSync la considererà un'eresia),invece dei ns. partiti gemelli diversi del populismo.
Non solo. L'ala "bagnaista" di Syriza è stata gentilmente messa alla porta già nell'agosto 2015, mentre da noi vincono proprio i duri e puri del sovranismo.
Si pensi,caro mio snowaholic, all'ascesa di un Rinaldi a danno di un Minenna,che un anno fa stava assurgendo a consigliere economico del competente in nulla di Pomigliano.
Dilaga in Francia la protesta contro il caro gasolio
Ne avevamo già parlato della diversa storia recente degli iberici e condivido il ragionamento. Però c'è una differenza oggettiva tra i loro partiti di sinistra e quelli italiani ed è analoga a quello che hai scritto tu riguardo a Tsipras. Il problema da maggiore da noi è il livello infimo della classe dirigente, che è stata incapace di trovare una linea pragmatica che tutelasse la base elettorale storica dei partiti di sinistra e mantenesse il loro radicamento popolare. In questo secondo me c'è una differenza squisitamente politica tra un contesto in cui le strutture organizzate di sinistra (esistenti o create ex novo) hanno tenuto e saputo approfittare della crisi e un contesto in cui hanno abdicato al loro ruolo oppure si sono dissolte lasciando un vuoto politico prontamente riempito da altri.
P.S. Minenna è meglio di Rinaldi ma pure lui è di quelli che pesano di sapere tutto ma scrivono un sacco di stronzate (in senso tecnico, non di opinioni che non condivido), categoria molto pericolosa imho.
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