ma infatti la guerra dei dazi commerciali gli Usa la faranno principalmente verso l'Europa, specie verso la Germania. Gli Usa senza gli investitori cinesi sono falliti.
Ma in un modo o nell'altro, non specificatamente noto, anche se non così imprevedibile data la mole di debito pubblico e privato e la perdita progressiva di importanza e potere a livello internazionale, ci arriveranno lo stesso.
Con tutte le conseguenze, di vario tipo, per l'Europa e il mondo.
Dell'Italia neanche a parlarne, siamo già ora appesi come foglie sugli alberi in autunno.
Mah, non mi sembra una narrazione molto credibile (e infatti non la trovo sulla migliore stampa anglosassone), se la Cina smette di investire sui titoli di stato USA potrebbe esserci un piccolo aumento dei rendimenti ma anche un indebolimento del dollaro, che a Trump non dispiacerebbe. E intanto incasserebbero lo 0,5% del PIL in dazi, la posizione finanziaria del tesoro USA non ne risulterebbe certo indebolita in maniera significativa, specie in una fase in cui non ci sono pressioni inflazionistiche.
Secondo me invece l'inasprimento della posizione verso la Cina ha un certo supporto trasversale sia nel mondo politico sia del business, quindi non mollerà senza avere concessioni sostanziali. L'esito al momento non è affatto scontato, anche se l'interesse di entrambi per trovare un accordo nei prossimi mesi sarà forte.
Per noi non è nemmeno troppo male come situazione, finché è impegnato con i cinesi non può aprire il fronte con l'Europa (su cui comunque troverebbe molto più dissenso interno)
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Ultima modifica di snowaholic; 11/05/2019 alle 08:29
"Falliti" in poco tempo no,per le ragioni esposte da @snowaholic. Ma i cinesi qualche problema possono crearlo, facendo salire il rendimento dei titoli made in USA.
Riguardo all'Italia,assieme alla Germania è il Paese che più ha da perdere da una guerra commerciale USA/UE.
Trump è un chiacchierone fanfarone, ma se si guardano le scelte strategiche concrete grandi errori non me ha fatti. Ci sono tante cose che non condivido nella sua presidenza ma secondo me bisogna fare attenzione a non sottovalutarlo, non è un pazzo e non farà scelte suicide.
Anche sul commercio finora ha affrontato prima la questione NAFTA (con un accordo abbastanza irrilevante ma politicamente vendibile alla sua base) per poi rivolgersi verso la Cina, mentre sull'Europa ha preparato il terreno ma senza affondare il colpo.
Peraltro non ha nemmeno tutti i torti rispetto all'Europa, non ha una posizione molto diversa da quella di Reagan negli anni 80 che portò agli accordi del Plaza nel 1985.
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E' diverso il contesto. Reagan non era un protezionista, semplicemente applicò la teoria dei giochi per ricavare il maggior vantaggio tattico possibile per gli USA. Trump è una specie di Farage americano, non crede minimamente ad un'alleanza Europa-USA, alla quale Reagan(io non sono mai stato reaganiano,non essendo liberista) invece teneva moltissimo,in chiave anti URSS(migliorò pure i rapporti con Francia e Germania occidentale,mentre con l'Italia ebbe alti e bassi).Idem Bush senior.
Quindi non sono molto d'accordo col paragone.
È vera la differenza tra i due presidenti, ma se pratichi politiche beggar the neighbour prima o poi il vicino si incazza. Se il presidente del vicino è un liberista che tiene all'alleanza mette tutti attorno ad un tavolo per trovare un accordo, se è un protezionista anni 2010 ti insulta su twitter con argomentazioni che mostrano una totale ignoranza di concetti elementari di economia, ti appioppa dazi con motivi pretestuosi e poi avvia una trattativa.
Le motivazioni economiche però sono le stesse, anzi gli squilibri di cui si lamenta Trump sono anche peggiori di quelli che avevano suscitato la reazione di Reagan. E anche in quel caso c'era una potenza economica emergente che iniziava ed essere vista dagli USA come una minaccia alla loro egemonia globale, all'epoca il Giappone, ora la Cina (pur con tutte le differenze del caso)
Mi dispiace per i liberisti sinceri (tipo il nostro Friedrich-Tagliavini) ma Trump non è Reagan.E,come dici tu, gli anni 10' non sono gli anni 80' del secolo scorso
Quattro grandi differenze tra l'era Reagan e quella Trump
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