Dove hai letto che abbia ottenuto il via libera? A me sembra sia stato un fallimento totale da quel punto di vista...
Su ciò che potrebbero fare con tutte le armi della NATO non sono d'accordo, il problema è che le armi della NATO arrivano sempre limitate come tipologie, quantità e con limiti operativi (ti do il missile ma colpisci solo obiettivi in territorio ucraino).
Ad ogni modo le previsioni a lungo termine sono sempre precarie, anche a livello tecnologico questa guerra si evolve ad un ritmo forsennato, attacchi come quello di Toropets erano impensabili fino a poco tempo fa.
I russi hanno alcune grosse incognite relative all'esaurimento degli arsenali sovietici (sulle munizioni di artiglieria li hanno salvati i nordcoreani, sui veicoli corazzati sarà più difficile) e sulle disponibilità di uomini, potrebbero presto aver bisogno di un nuovo giro di mobilitazione forzata, politicamente complicato (e se ritardano troppo rischiano di ritrovarsi come nell'autunno del 22). Altra grossa incognita è il prezzo del petrolio, i sauditi hanno appena annunciato un aumento di produzione e il consenso OPEC si sta sgretolando, la domanda è fiacca e sul mercato cinese le auto elettriche sono arrivate al 50% delle vendite. Per i russi un 2025 a 60-70 dollari per barile anziché a 80-90 come l'ultimo anno sarebbe un grosso problema, specie ora che l'export di gas è crollato.
La battaglia più importante della guerra restano le elezioni americane, ma la situazione ucraina nell'ultimo periodo non è così male. Per qualche misterioso motivo sui nostri media ogni villaggio ucraino è strategico mentre il Kursk non conta nulla, ma i russi stanno costruendo fortificazioni in profondità sul loro territorio nel Kursk, evidentemente non credono di poter respingere gli ucraini su quel fronte.
Ultima modifica di snowaholic; 29/09/2024 alle 21:56
A proposito di petrolio:
Guyana: A marzo il consorzio petrolifero guidato dall’americana ExxonMobil ha annunciato una nuova scoperta, un giacimento di nome Bluefin, nel ricco deposito offshore Stabroeck, che si trova nelle acque territoriali del Paese latinoamericano. Ora il totale di risorse disponibili nel solo blocco Stabroek è salito a 11 miliardi di barili, e dal 2015 a oggi ExxonMobil ha investito 1,5 miliardi di dollari per avviare il Paese a un possibile boom petrolifero.Il fatto interessante è che ExxonMobil guida, da prime contractor, un consorzio che la vede alleata alla Chinese National Oil Company (Cnoc) e alla connazionale Hess Corporation nel grande progetto di sviluppo del nuovo El Dorado petrolifero. Un intreccio interessante. La Guyana è un Paese critico, al confine col Venezuela con cui si contende la regione dell’Esequibo rivendicata da Caracas, e in cui ExxonMobil rappresenta la proiezione americana in un’area di mondo ove, con la notevole eccezione dell’Argentina di Javier Milei, negli ultimi due anni l’ascendente americano è calato in molti Stati chiave: Brasile, Cile, Colombia, Bolivia per fare esempi di peso. Ma pecunia non olet e di fronte al business Exxon non lesina di allearsi con la cinese Cnoc per un obbiettivo comune che spariglia rispetto alle aspettative la portata geo-strategica del progetto. Ma del resto, allearsi a un gruppo cinese oggi in America Latina migliora, piuttosto che peggiorare, l’immagine di un’azienda occidentale.
Credo che l'Arabia saudita abbia molto interesse che Israele "spiani" la situazione mediorentale. Fare affari con Israele per loro è importante, credo che abbiano capito che non possono più contare ad occhi chiusi su un prezzo del petrolio che gli si "amico". Sono tutti paesi tenuti insieme da singoli interessi economici che sono dei fili sottilissimi. Spezzati questi, ognuno va per conto suo.
La Russia è più sola di quanto si creda.
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La settimana scorsa alcuni dei maggiori istituti di credito del mondo (tra cui Citi, Barclays, Goldman Sachs e BNP Paribas) si sono riuniti a New York con alcuni funzionari statali di alto livello per garantire il loro sostegno al settore dell’energia nucleare. La notizia ha fatto scalpore, perché il nucleare divide molti consigli di amministrazione.Le banche sono state piuttosto leggere sui dettagli, ma in linea di massima vogliono sostenere l'obiettivo, fissato per la prima volta l'anno scorso alla conferenza sul clima della Cop, di triplicare la capacità energetica nucleare mondiale entro il 2050.Lo sviluppo è significativo perché il nucleare rimane un tema controverso: la vecchia generazione di attivisti ambientalisti è stata costruita intorno all'opposizione al nucleare. Inoltre, è difficile da realizzare: i progetti nucleari superano quasi sempre i costi e i tempi preventivati. Per questo motivo, in passato, i dirigenti delle banche se ne sono sempre tenuti alla larga.Cosa è cambiato? Le banche si aspettano una sorta di esplosione della domanda, alimentata principalmente dalle società di Big Tech e dalle loro esigenze di alimentare tutta la potenza di calcolo legata all'intelligenza artificiale. Venerdì scorso Microsoft ha annunciato un accordo ventennale con Constellation Energy per il riavvio del reattore nucleare di Three Mile Island, in Pennsylvania. Si tratta di un reattore da 835 MW o di energia sufficiente ad alimentare circa 800.000 abitazioni. Significativo perché si tratta dell’unico reattore USA che abbia mai subito un incidente per malfunzionamento, seppur con zero vittime fu la causa di un’impennata di dissenso nell’opinione pubblica americana verso il nucleare.Le banche sosterranno i nuovi impianti aumentando i prestiti diretti e i finanziamenti di progetto per il nucleare, organizzando il collocamento di obbligazioni, presentando le aziende a investitori, fondi di private equity o di private debt. Con il supporto delle banche e delle istituzioni finanziarie, i costi di questa fonte di energia potrebbero davvero diminuire, e scatenare un'ondata di nuovi investimenti nel settore.Un passo importante verso il raggiungimento degli obiettivi di energia a zero emissioni di CO2.
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Intanto, dopo due anni di combattimenti i russi hanno conquistato Vuhledar, anche grazie al ritiro ucraino.
Tu mi dici, "Ti guardi? Sbagli a paragonarti"
questa me l'ero persa:
Steven Seagal si mette nei guai: "Pronto a morire per Putin". E la Russia lo manda in guerra
sto deficiente
Si vis pacem, para bellum.
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