Gesù costa sto leggendo![]()
Si vis pacem, para bellum.
Hanno vinto davvero i partigiani? - Il Post
Leggendo qui secondo me si può comprendere come si in-forma il punto di vista e la sua narrazione
Spiego meglio ciò che intendo prendendo dall'articolo che è molto lungo:
Il punto di vista del "è colpa della nato", gli ucraini sono i pupazzi della nato si sposa bene con quanto di seguito.
Ecco quanto scriveva nel 1945 Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo qualunque, dando voce a un diffuso sentimento:
«Noi vogliamo vivere tranquilli, non vogliamo agitarci permanentemente come non abbiamo voluto vivere pericolosamente: vogliamo andare a teatro, uscire la sera, recarci in villeggiatura, trovare sigarette, ordinarci un abito nuovo, salire in autobus, non fare la guerra, salutare chi ci pare, non salutare chi non ci pare. […] Ciò che noi chiediamo, noi gente, noi Folla, noi enorme maggioranza della Comunità, noi padroni della Comunità e dello Stato, è che nessuno ci rompa più i coglioni».
Ma a quella leggerezza ci arrivi passando da questo
«Non per ragioni di gloria
andammo in montagna a far la guerra.
Di guerra eravamo stufi, di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere,
i piedi, gli occhi, le orecchie;
lasciateci dormire nel fienile con una ragazza.
Per questo abbiamo sparato
ci siamo fatti impiccare
siamo andati al macello
piangendo nel cuore con le labbra tremanti.
Ma anche così sapevamo
che di fronte ad un boia fascista,
noi eravamo persone
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i ******** con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non abbiano a perdere anche loro
la giovinezza».
Non ho certezze ma è possibile che per gli ucraini valga questo discorso
Ultima modifica di Gianni78ba; 25/04/2025 alle 20:20
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Che il problema esista non ci piove; d'altra parte se c'è una guerra che la Russia sta vincendo (e largamente) è proprio quella ibrida.
Aiutata da un esercito di quinte colonne ben piazzate in vari Paesi chiave. Probabilmente noi siamo quelli per cui ha dovuto spendere meno...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ah sì vede proprio.
Infatti son passati da perdere X uomini a perdere 2X uomini nelle stesse operazioni perchè i migliori mezzi li hanno già persi.
E questo al prezzo di un 1/3 della spesa statale in budget militare.
Come possa durare in eterno è un mistero.
Le economie di guerra non possono durare in eterno. E dell'opinione pubblica non ti preoccupi finchè non ha troppa fame: non vivono tutti negli Urali come agricoltori di sussistenza o cacciatori...
Beh, ma se noi decidessimo di comportarci come gli USA poi però dovremmo rimanere muti in eterno.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Trump e Zelensky hanno parlato all'interno della basilica di S.Pietro, ci sono delle foto davvero potenti in proposito.
Proseguiranno i colloqui a quanto pare, speriamo se ne ricavi qualcosa. Chissà se il papa ci ha pensato, nei giorni prima di morire, che il suo funerale potesse essere utile a livello internazionale.
Sì magari ma se si continua ad organizzare incontri per la pace senza l’accordo con chi ha iniziato la guerra (ah no ma forse era Zelensky) la vedo difficile…
Progetto fantasioso…
aggiungo anche questo contro la narrativa filo-putiniana
I partigiani che fecero la Resistenza non furono solo italiani - Il Post
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Fabio Sabatini
Professor of Economics, Sapienza University of Rome | IZA Fellow, Bonn |
Tante persone di buona volontà, che si riconoscono nei valori della democrazia, faticano ad accettare la trasformazione storica che stiamo vivendo. Complice una propaganda sempre più sofisticata, tendono a vedere il lato positivo delle azioni dei dittatori, mentre alle democrazie liberali rimproverano ogni sorta di nefandezza. Credono, e ripetono in pubblico, che Trump voglia la pace. Che Putin non voglia la guerra. Tanti miei colleghi si riconosceranno, o dovrebbero riconoscersi, in questa descrizione. Sono in negazione ed è comprensibile. Il sistema di relazioni internazionali, politiche ed economiche in cui abbiamo formato le nostre coscienze si è sgretolato e non tornerà.Ma proprio per questo non dobbiamo stancarci di ripetere alcune verità fondamentali.Negli Stati Uniti è in corso un colpo di Stato. La nostra alleanza con l’America è finita. Ma la costruzione dell’autocrazia non riguarda soltanto l’America. Il progetto è globale. Gli autocrati mirano all’instaurazione di regimi non democratici in tutto il mondo perché, diversamente dalle democrazie, i caudilli sono facilmente controllabili, e saranno sempre pronti a svendere il proprio paese in cambio di protezione, risorse, impunità.Vediamo l’ordine mondiale sgretolarsi in tempo reale. Ed è solo l’inizio. Non accadrà nulla di magico a rimettere le cose a posto. Si può sperare che Trump non duri in eterno. È anziano e mostra cali di lucidità impressionanti. Ma una volta erosi i limiti e i contrappesi del potere esecutivo, le autocrazie durano, e quella americana non farà eccezione.Trump non è un’anomalia passeggera. Ha alle spalle quasi ottanta milioni di elettori. Un blocco economico che prospera nella cleptocrazia. Un movimento ideologico di portata globale e un apparato di disinformazione che hanno già ampiamente penetrato la politica e l’informazione europea. Soprattutto in Italia, dove abbiamo giornali, canali televisivi, leader politici e influencer che rilanciano punto per punto ogni bugia della propaganda russa e trumpiana. E abbiamo milioni di cittadini ormai insensibili al valore della democrazia e della libertà e pronti a sostenere l’autoritarismo.Sotto questo punto di vista, le autocrazie sono un virus e il rischio più immediato e concreto che possiamo correre è il contagio. La caduta delle democrazie liberali non avverrà con l’ingresso dei carri armati nel centro delle nostre città – almeno di quelle occidentali, mentre sulle capitali dell’Europa orientale non metterei la mano sul fuoco - ma con l’erosione delle nostre istituzioni democratiche dall’interno. Con il collasso dell’informazione, la riduzione della cultura allo scorrimento di un feed, l’emarginazione o la dipartita di quei pochi che ricordano cosa voglia dire esporsi, subire ritorsioni e combattere per la libertà. Con l’apatia e il torpore che impediscono di riconoscere una dittatura quando si trova di fronte.Ogni anno, la Festa della Liberazione è un po’ più amara. Vedere tra i festeggianti persone che sostengono Putin e guardano all’Europa come a un nemico è un colpo al cuore. Il mio augurio a noi che festeggiamo – e sempre festeggeremo – è di preservare la lucidità per riconoscere una dittatura quando ce la troviamo davanti, l’intelligenza per amare la democrazia nonostante i suoi limiti, e la forza per sostenere chi, ancora oggi, è disposto a sacrificare tutto per difendere la libertà.
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