Perdona la brutalità, ma quel genere di analisti non vale il tempo che ci si mette a leggerli/ascoltarli. Parlare ora di possibile allargamento del conflitto significa essere fuori dalla realtà (o essere propagandisti russi).
La Russia ha mandato il meglio che aveva nella prima ondata, adesso sono ridotti a mandare al macello soldati senza esperienza e anche equipaggiare con armamenti più moderni truppe improvvisate non porta grandi risultati (ricordiamo la "terza armata" di cui si parlava nei mesi scorsi?)
Hanno ancora un po' di carri armati moderni ma quantitativamente sono pochi, ne avevano poche centinaia all'inizio e già hanno avuto perdite documentate di 40 T-90. Dopo aver perso oltre 2000 carri armati (gli ucraini dicono 3000 e quelle documentate sono 1600) non saranno 3/400 T-90 a fare la differenza, considerato anche il modo sconclusionato in cui vengono utilizzati.
La produzione interna è quantitativamente scarsa e senza i componenti occidentali non fanno quasi niente di realmente moderno, la produzione di carri armati è stata bloccata per mesi e non è chiaro di preciso cosa stiano producendo ora.
Se fosse vera la notizia delle 500 mila nuove reclute sarebbe esclusivamente una conferma del fatto che sono riusciti a bruciare le precedenti 300 mila e gli serve altra carne da macello, non hanno i mezzi per equipaggiare e addestrare grandi numeri di soldati in modo dignitoso.
Ultima modifica di snowaholic; 09/01/2023 alle 06:30
Comunque la notizia vera degli ultimi giorni è lo sforzo coordinato tra USA e principali paesi europei per aumentare i rifornimenti agli ucraini, in particolare di veicoli corazzati (per lo più su ruote, ma si sta muovendo qualcosa anche sui carri armati) e difesa anti-aerea (con una seconda batteria di Patriot trasferita dai tedeschi).
Questo l'ultimo pacchetto USA, ma anche i contributi di Francia, UK e Germania non sono da poco.
Queste nuove forniture aumentano notevolmente il potenziale offensivo degli ucraini e dovrebbero essere pienamente operative entro un paio di mesi, in accordo con le dichiarazioni di esponenti ucraini che ipotizzano nuove offensive a fine inverno/inizio primavera.
Beh si, questo e' un altro aspetto della guerra ma continuo a credere che i russi vogliano in prima istanza prendere il controllo completo di Bahkmut sopprimendo qualsiasi tentativo di resistenza.
In caso contrario, si ritroverebbero a dover avere a che fare con una guerra partigiana che avrebbe nei cunicoli sotterranei di Bahkmut un valido alleato (degli ucraini)
Non credo sinceramente che i russi abbiano la forza, in contemporanea, di prendere la citta' e interrompere le forniture occidentali (ammesso che abbiano le capacita' di fare una delle due cose).
Poi oh, tutto puo' essere
Qualcuno sa quale è stata l'ultima nazione prima della Russia ad annettersi arbitrariamente dei territori di un altro stato?
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L'ultima annessione riuscita è quella delle alture del Golan e parte dei territori palestinesi da parte di Israele.
L'annessione del Kuwait da parte di Saddam Hussein invece è fallita a causa dell'intervento militare occidentale.
Sebbene in situazioni giuridiche e politiche meno definite ci sono molti altri esempi di staterelli post coloniali annessi da vicini più grandi, alcuni falliti (Timor est) altri legalizzati come piccoli stati indiani o la Nuova Guinea occidentale. Anche il Tibet può essere legalmente considerato una annessione, se si considera la fase trentennle di indipendenza di fatto a metà 900.
video di un gruppo di combattenti volontari ucraini del battaglione Kraken... video di circa due settimane fa nell'oblast di luhansk.. ( verso svatove) IMMAGINI FORTI
KRAKEN SPECIAL UNIT ASSAULT OF NOVOSELIVSKY | Ukraine War 2022 - YouTube
#Ucraina
Mine italiane, #Crosetto: "I russi mentono sapendo di mentire. Diffidiamo la diplomazia russa dal diffondere simili fake news"
@ultimoralive
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Non è esattamente così, a meno di non volerli macellare, s'intende.
Riporto l'ultimo commento di Orio Giorgio Stirpe (a 360°).
Giorno 320
Seguendo i commenti sui social, ma anche leggendo gli articoli della stampa mainstream, mi sono reso conto come esista un fondamentale problema di comprensione degli eventi da parte del pubblico, che non si manifesta quando l’evento osservato è ormai nel passato. Questo probabilmente è un problema di prospettiva: un evento di portata storica osservato però “dal di dentro” diventa difficile da leggere, in particolare nelle sue dimensioni.
Questo problema poi si accentua quando la gran parte dell’informazione si concentra nei titoli degli articoli più che nel contenuto degli articoli stessi, e questo in quanto i titoli sono fatti per attrarre e non per informare.
A cosa mi riferisco esattamente? A quello che a me appare come una incomprensibile incapacità da parte del grosso del pubblico di afferrare le proporzioni delle cose nel conflitto ucraino.
Innanzitutto la scala temporale: la gente si sente dire che “la guerra durerà a lungo”, e subito pensa a molti anni invece che a molti mesi, che in effetti è un periodo lungo rispetto alla Guerra dei Sei Giorni, ma anche molto corto rispetto alle Guerre Mondiali.
Sempre riguardo al tempo, quando un esperto afferma (con ragione) che “le sanzioni funzionano”, ci si aspetta che l’economia russa sia al tracollo: no, le sanzioni economiche corrodono l’economia di un grande Paese molto lentamente.
Si sente dire (sempre correttamente) che “la Russia ormai ha perso la guerra”, e ci si domanda perché i russi siano ancora in Ucraina e in certi punti conducano anche attacchi massicci: la Russia ha perso perché non ha raggiunto – e non ha la possibilità di raggiungere – alcuno degli obbiettivi ufficialmente annunciati dal suo presidente all’inizio delle ostilità, ma questo non significa che sia “alla frutta”, e il suo esercito è ancora perfettamente all’altezza di quello ucraino fintanto che si mantiene strategicamente sulla difensiva.
L’analista dice che “il Momentum è a favore dell’Ucraina” e che è probabile che Kyiv recuperi la propria integrità territoriale, e subito sorge la domanda di come mai il fronte sia quasi perfettamente fermo: ovviamente la guerra prende i suoi tempi e le operazioni militari vanno preparate con cura prima di essere lanciate con successo.
I Governi occidentali annunciano l’intenzione di fornire armamenti pesanti all’Ucraina per consentire la controffensiva d’estate, e tutti ci si domanda come mai ancora i carri armati non siano stati consegnati: si tratta di operazioni complesse dal punto di vista politico, burocratico ed economico, che richiedono tempo anch’esse... Esiste una differenza fondamentale fra il trasferire poche decine di lanciamissili o di cannoni e consegnare molte centinaia di mezzi corazzati.
Il fatto che un evento annunciato non si verifichi il giorno dopo l’annuncio non significa che non abbia cominciato a realizzarsi: significa semplicemente che può richiedere tempo per avverarsi in maniera visibile a tutti.
La Campagna di Russia della Wehrmacht era fallita già alla fine del 1941 con la mancata presa di Mosca, ma si è protratta fino ad aprile del 1945: anni durante i quali non solo i tedeschi hanno resistito, ma hanno anche sferrato offensive micidiali come a Stalingrado e a Kursk, infliggendo all’Armata Rossa perdite tremende.
Un’altra sproporzione nell’ottica del grande pubblico è nell’importanza o nel significato delle località dove si svolgono i combattimenti. L’importanza di un obiettivo militare non risiede nella frequenza con cui viene citato nei bollettini militari o negli articoli di giornale, ma nel suo valore intrinseco per la manovra dei contendenti: la cattura di Kyiv avrebbe costretto il Governo ucraino ad operare in esilio mortificando il morale della Nazione; la presa di Kherson ha concesso agli ucraini di accorciare il fronte e negare ai russi l’unico capoluogo di regione conquistato; l’eventuale liberazione di Melitopol consentirebbe agli ucraini di colpire quotidianamente con gli HIMARS il ponte di Kerch; ma la possibile presa di Bakhmut non abiliterebbe alcuna ulteriore avanzata russa: il suo valore è esclusivamente mediatico, esattamente come quello dell’Isola dei Serpenti, la cui riconquista è stata politicamente pagante ma militarmente irrilevante.
Il senso delle proporzioni si perde del tutto quando si va a parlare di numeri. L’esempio più eclatante è quello relativo ai soldati richiamati: i 300 mila russi già mobilitati fanno impressione, e i 500 mila annunciati ne fano ancora di più... Peccato che per fare un soldato richiamare in servizio un riservista o una recluta non basta: occorre addestrarlo, equipaggiarlo, inquadrarlo in un reparto organico che a sua volta deve avere un Comandante, degli ufficiali di inquadramento e dell’equipaggiamento pesante. Il singolo richiamato è la materia prima allo stato grezzo, esattamente come il ferro che serve per fare i carri armati una volta trasformato in acciaio: se mancano le fucine e i tecnici, il ferro rimarrà ferro e lo si potrà solo tirare in testa ai nemici.
L’esempio opposto è quando si teme che le perdite ucraine – tremende anche se inferiori a quelle russe – siano tali da non poter essere tollerate. L’Ucraina ha attualmente sotto le armi intorno al 2% della sua popolazione di 40 milioni di abitanti, e la struttura per la mobilitazione è in piedi e funzionante fin dall’inizio, mentre l’Occidente continua a sostenere il Paese dal punto di vista economico e dei materiali: può sicuramente apparire cinico e immorale dirlo, ma l’Ucraina può permettersi le perdite umane esattamente quanto la Russia; solo che la Russia ha molti più problemi a trasformare i suoi cittadini mobilitati in soldati in quanto – avendo adottato un esercito di professionisti – non dispone di un sistema di mobilitazione pronto alla bisogna o di riserve di equipaggiamento individuale e non riceve aiuti significativi dall’estero.
Se i numeri riguardano i materiali, è ancora più difficile afferrare le proporzioni. Venti HIMARS (il totale dei lanciatori consegnati finora) sono evidentemente tanti, visti i risultati del loro impiego; un treno carico di trenta carri armati T-90 inviati in Bielorussia invece possono essere pochissimi, visto che ci vogliono almeno cento carri per fare una sola Brigata, e che per attaccare Kyiv dalla Bielorussia di Brigate ce ne vorrebbero almeno sei.
Anche il problema del munizionamento di artiglieria è di difficile comprensione: i russi ne dispongono in quantitativi enormi, e il loro problema è più che altro farli arrivare ai pezzi che lo devono impiegare, mentre gli ucraini ne dispongono in misura estremamente inferiore. Verissimo: ma è la maniera di impiegare tale munizionamento che fa la differenza. Infatti mentre i russi sparano a massa, gli ucraini fanno tiro di precisione impiegando dati e procedure di tiro occidentali; per intenderci i russi se possono sparano sei colpi per arma di batteria (da sei pezzi) in rapida successione sulla stessa area, mentre gli ucraini ne sparano uno solo ma dritto sul bersaglio: diciotto colpi imprecisi contro uno preciso.
Laddove però il senso delle proporzioni si perde completamente nel grande pubblico, è la dimensione etica.
Guardando alla storia, pochi hanno dubbi sul fatto che i nostri partigiani abbiano fatto bene a combattere fino alla fine, o che i romani abbiano avuto ragione a non piegarsi ad Annibale sebbene questo abbia comportato perdite terribili a Canne e vent’anni di guerra.
In entrambi i casi, si osserva la Storia da lontano: a cose fatte e risultati acquisiti. Osservare la Storia dal suo interno, mentre gli eventi si verificano, rende le cose più personali e fa perdere la prospettiva: un’onda vista dal suo interno appare ben diversa da una osservata dalla spiaggia...
Così la lotta di un popolo e di una Nazione per la propria libertà, nel momento in cui si verifica e ci coinvolge sebbene indirettamente, rischia di far prevalere la dimensione personale e di mettere in evidenza i limitatissimi riflessi che questa lotta ha su di noi, mettendo in secondo piano quei valori che su un piano storico ci apparirebbero preponderanti.
Moltissime persone hanno paura dei risvolti economici, oppure “della bomba”, e si affannano a ripetere che “oggi è diverso”... Certo che è diverso: a differenza di tutte le altre guerre questa invece di essere un fatto del passato accade nel presente, durante la nostra vita, e abbiamo paura che ci travolga. È lo stesso timore di tutte le generazioni che ci hanno preceduti, solo che a differenza di noi privilegiati loro di guerre ne hanno vissute spesso per tutta la vita, a volte direttamente sulla loro pelle.
L’intima consapevolezza di questo fatto fondamentalmente egoistico porta molti alla disperata ricerca di motivazioni etiche fasulle che potrebbero giustificare la richiesta di una pace di compromesso che sacrifichi “qualcosa” all’aggressore: magari invocando un “realismo” che chissà perché non risulta applicabile nemmeno a loro nei casi del passato. La sofferenza degli ucraini sarebbe quindi un buon motivo per sacrificare le loro terre all’invasore, e se loro non se ne rendono conto allora dovremmo essere noi a convincerli, visto che in fondo gli forniamo le armi per combattere (in realtà solo in minima parte). Però combattere Hitler per difendere i Sudeti o Danzica, oppure per scacciarlo dall’Italia era legittimo e ragionevole, indipendentemente dalle sofferenze che questo ha provocato in tutto il mondo...
Sono molti e strani i meccanismi psicologici che aiutano l’orso Vladimiro.
Orio Giorgio STIRPE
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