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  1. #10871
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Non tutti i regimi ragionano in virtù dell'economia, e in una balorda ottica che può essere assunta da taluni dove la supremazia militare ti permette di conquistare anche quella economica c'è gente che sarebbe disposta a combattere.
    E questo invece rientra in "non tutti hanno le spalle larghe come USA e Cina". E se sai che invadendo uno Stato ti ritrovi con le bombe in testa secondo me ci pensi...

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Ritenere dunque che "si deve fare così altrimenti incoraggiamo altri a fare lo stesso" lascia il tempo che trova.
    In compenso alzare le spalle e sbattersene pure de facto di sicuro non è un deterrente...

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    L'eccessiva sicurezza che dimostra chi ritiene che certi scenari non possano ripetersi solo perchè "siamo nel 2023" è qualcosa che trovo affascinante, ma la ritengo anche stolta.
    Direi che il 2023, anzi meglio il 2022, dimostra esattamente che certi scenari sono possibili. E sarà un po' complicato dimostrare il controfattuale, ma se avessimo reagisto all'invasione della Crimea chissà come sarebbe andata. Di sicuro aver alzato le spalle con Crimea, Georgia ecc. ecc. ecc. non mi pare abbia scoraggiato dal tentare l'avventura in Ucraina. Ma forse mi sbaglio...
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  2. #10872
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da Lou_Vall Visualizza Messaggio
    Trump potrebbe anche non vincere le prossime elezioni, ma il risultato non cambia. I repubblicani sono contrari all'invio di armi e al sostegno a Kiev, così come lo sono gran parte delle opposizioni dei governi europei.
    In pratica, come hai detto tu, sono tutti "stanchi" di questa guerra, ed entro quest'anno la vorranno chiudere, con buona pace dell'Ucraina.

    Anche perchè ricordo che il tempo gioca a favore della Russia, non certo dell'Occidente: più passa il tempo più il sostegno all'Ucraina cala e più armi e munizioni russe aumentano (la Russia aggira tranquillamente le sanzioni, c'è mezza Asia le vende di tutto e di più, tutti i componenti necessari) e più i soldati russi aumentano (possono fare altre chiamate alla leva finchè vogliono: i russi non protesteranno mai in maniera da far cadere il governo e Putin non crollerà mai).

    Forse - forse - U.S.A. e Nato aspettano una controffensiva ucraina, probabilmente questa primavera, sperando che riesca a spingersi il più in là possibile. Ma sono sicuro che quando le cose inizieranno a mettersi male (perchè lo faranno, è una questione di tempo) i negoziati inizieranno molto rapidamente.
    I repubblicani al congresso non sono contrari all'invio di armi in Ucraina, ci sono maggioranze molto ampie su questo tema. Trump e un parte consistente dell'elettorato repubblicano sono più ostili, ma per ora (e almeno per tutto il 2024) rimarranno irrilevanti.

    Un consistente fazione di repubblicani anzi attacca Biden per non essere abbstanza aggressivo, questi sono giusto due esempi.

    GOP blasts Biden for refusing Ukraine F-16 fighter jets
    Senators from both parties press Austin on sending F-16s to Ukraine - POLITICO

    Non lo sono nemmeno gran parte delle opposizioni dei governi europei, basta guardare i principali paesi per rendersene conto (PD in Italia, CDU in Germania, Labour in UK, PP in Spagna non hanno posizioni molto diverse dai rispettivi governi, solo la Le Pen in Francia è più filo-putin ma non voteranno fino al 2027).
    Le ultime elezioni che si sono tenute hanno fatto eleggere un generale NATO in Cechia e confermato Kaja Kallas in Estonia.

    Politicamente la situazione in occidente è stabilissima e anzi gli aiuti militari continuano ad aumentare (finalmente in questi giorni arrivano i primi MIG-29, seguiranno probbilmente aerei occidentali nei prossimi mesi).

    Non c'è nemmeno un motivo economico per volerla chiudere questa guerra, ormai il contraccolpo è stato assorbito e c'è pochissimo da guadagnare nel creare uno stallo.

    Quanto ad armi e munizioni russe, stanno rimettendo in servizio dei vecchi T-54 (a cui produzione risale al periodo 1948-1957), ma sicuramente saranno più efficaci dei Leopard, Challenger e Abrams che stanno arrivando in Ucraina.

    https://mobile.twitter.com/oryxspioe...C95ZX-hb0tAAAA
    Dad’s Army: List Of Russian Army Equipment Deployed In Ukraine Older Than Our Parents - Oryx

    Ribadisco per la millesima volta, la Russia non ha la capacità produttiva per supportare a lungo un conflitto di questa portata e in ogni caso i paesi NATO (più Australia, Corea e Giappone) hanno una capacità produttiva enormemente superiore, mentre i cinesi continuano a rifiutare qualunque supporto militare diretto.

    Veramente continuo a non capire questa tua sistematica distorsione filorussa di qualunque tema, visto che dici di avere posizioni opposte.

  3. #10873
    Vento moderato L'avatar di Gianni78ba
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    On Valentine’s Day in 1945, US president Franklin Delano Roosevelt met Saudi King Abdul Aziz Ibn Saud on the American cruiser USS Quincy. It was the beginning of one of the most important geopolitical alliances of the past 70 years, in which US security in the Middle East was bartered for oil pegged in dollars.

    But times change, and 2023 may be remembered as the year that this grand bargain began to shift, as a new world energy order between China and the Middle East took shape.

    part of a larger effort to de-dollarise the so-called Bric countries of Brazil, Russia, India and China, and many other parts of the world after the weaponisation of dollar foreign exchange reserves following Russia’s invasion of Ukraine.

    What does that mean in practice? For starters, a lot more oil trade will be done in renminbi. Xi announced that, over the next three to five years, China would not only dramatically increase imports from GCC countries, but work towards “all-dimensional energy co-operation”. This could potentially involve joint exploration and production in places such as the South China Sea, as well as investments in refineries, chemicals and plastics. Beijing’s hope is that all of it will be paid for in renminbi, on the Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange, as early as 2025.

    That would mark a massive shift in the global energy trade. As Pozsar points out, Russia, Iran and Venezuela account for 40 per cent of Opec+ proven oil reserves, and all of them are selling oil to China at a steep discount while the GCC countries account for another 40 per cent of proven reserves. The remaining 20 per cent are in regions within the Russian and Chinese orbit.
    Those who doubt the rise of the petroyuan, and the diminution of the dollar-based financial system in general, often point out that China doesn’t enjoy the same level of global trust, rule of law or reserve currency liquidity that the US does, making other countries unlikely to want to do business in renminbi.

    Perhaps, although the oil marketplace is dominated by countries that have more in common with China (at least in terms of their political economies) than with the US. What’s more, the Chinese have offered up something of a financial safety-net by making the renminbi convertible to gold on the Shanghai and Hong Kong gold exchanges.

    While this doesn’t make the renminbi a substitute for the dollar as a reserve currency, the petroyuan trade nonetheless comes with important economic and financial implications for policymakers and investors.

    For one thing, the prospect of cheap energy is already luring western industrial businesses to China. Consider the recent move of Germany’s BASF to downsize its main plant in Ludwigshafen and shift chemical operations to Zhanjiang. This could be the beginning of what Pozsar calls a “farm to table” trend in which China tries to capture more value-added production locally, using cheap energy as a lure. (A number of European manufacturers have also increased jobs in the US because of lower energy costs there.)
    Petropolitics come with financial risks as well as upsides. It’s worth remembering that the recycling of petrodollars by oil-rich nations into emerging markets such as Mexico, Brazil, Argentina, Zaire, Turkey and others by US commercial banks from the late 1970s onwards led to several emerging market debt crises. Petrodollars also accelerated the creation of a more speculative, debt-fuelled economy in the US, as banks flush with cash created all sorts of new financial “innovations”, and an influx of foreign capital allowed the US to maintain a larger deficit.

    That trend may now start to go into reverse. Already, there are fewer foreign buyers for US Treasuries. If the petroyuan takes off, it would feed the fire of de-dollarisation. China’s control of more energy reserves and the products that spring from them could be an important new contributor to inflation in the west. It’s a slow-burn problem, but perhaps not as slow as some market participants think.

    What should policymakers and business leaders do? If I were chief executive of a multinational company, I’d be looking to regionalise and localise as much production as possible to hedge against a multipolar energy market. I’d also do more vertical integration to offset increased inflation in supply chains.

    If I were a US policymaker, I’d think about ways to increase North American shale production over the short to medium term (and offer Europeans a discount for it), while also speeding up the green transition. That’s yet another reason why Europeans shouldn’t be complaining about the Inflation Reduction Act, which subsidises clean energy production in the US. The rise of the petroyuan should be an incentive for both the US and Europe to move away from fossil fuels as quickly as they can.

    rana.foroohar@ft.com

    This article has been amended to clarify that Zoltan Pozsar was referring to Opec+ proven oil reserves


    Secondo me conferma che alla Cina converrà poco perché potrebbe avere più controindicazioni che vantaggi. Alcuni motivi alla fine dell articolo. Cina e Russia parlano di nuovo ordine condiviso da tutti, ma finirà per essere un mondo spaccato in 2 tra stati di diritto e personalizzazioni del potere
    https://themarketjourney.substack.com :
    economia, modelli, mercato, finanza

  4. #10874
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    E questo invece rientra in "non tutti hanno le spalle larghe come USA e Cina". E se sai che invadendo uno Stato ti ritrovi con le bombe in testa secondo me ci pensi...
    Non serve essere USA o Cina per farlo, basta essere uno stato del terzo mondo che all'economia non pensa più di tanto e che ce l'ha col vicino.

    In compenso alzare le spalle e sbattersene pure de facto di sicuro non è un deterrente...
    Ho mai detto il contrario?

    Direi che il 2023, anzi meglio il 2022, dimostra esattamente che certi scenari sono possibili. E sarà un po' complicato dimostrare il controfattuale, ma se avessimo reagisto all'invasione della Crimea chissà come sarebbe andata. Di sicuro aver alzato le spalle con Crimea, Georgia ecc. ecc. ecc. non mi pare abbia scoraggiato dal tentare l'avventura in Ucraina. Ma forse mi sbaglio...
    Non ti sbagli, sbagli tu ad etichettarmi come qualcuno per cui non bisogna fare nulla, come lasci sottointendere.

  5. #10875
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Non serve essere USA o Cina per farlo, basta essere uno stato del terzo mondo che all'economia non pensa più di tanto e che ce l'ha col vicino.


    Ho mai detto il contrario?


    Non ti sbagli, sbagli tu ad etichettarmi come qualcuno per cui non bisogna fare nulla, come lasci sottointendere.
    Storicamente dopo la seconda guerra mondiale le guerre di conquista (con l'obiettivo di annettere territori di altri stati) sono state sistematicamente contrastate e sono fallite, con la sola eccezione di Israele. In nessun caso c'è stato un diffuso riconoscimento internazionale di queste annessioni, sarebbe un precedente pericolosissimo farlo questa volta (motivo per cui nemmeno la Cina riconoscerà mai formalmente la Crimea russa, men che meno gli altri territori).

    Questo non è stato sufficiente ad evitare che qualche pazzo come Saddam Hussein ci provasse, ma complessivamente sono state situazioni abbastanza isolate.

  6. #10876
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Storicamente dopo la seconda guerra mondiale le guerre di conquista (con l'obiettivo di annettere territori di altri stati) sono state sistematicamente contrastate e sono fallite, con la sola eccezione di Israele. In nessun caso c'è stato un diffuso riconoscimento internazionale di queste annessioni, sarebbe un precedente pericolosissimo farlo questa volta (motivo per cui nemmeno la Cina riconoscerà mai formalmente la Crimea russa, men che meno gli altri territori).

    Questo non è stato sufficiente ad evitare che qualche pazzo come Saddam Hussein ci provasse, ma complessivamente sono state situazioni abbastanza isolate.
    Mai detto che non dobbiamo fare di tutto per evitare che ciò avvenga, però al tempo stesso riconoscere che lo stiamo facendo perchè l'aggressore è la Russia che fa paura/rabbia a membri NATO non vedo che male possa fare.
    Al tempo stesso riconosco che l'attuale contesto storico è appunto attuale, e nulla vieta che un domani possa succedere quel che non ci aspetteremmo, perchè appunto le cose cambiano e a volte non in meglio. Credere che nessuno stato, dal 2023 all'anno 100mila, non attaccherà altri stati preesistenti per annettersi territori solo perchè, nel 2023, la NATO ha aiutato l'Ucraina a resistere lo trovo molto ingenuo. Può funzionare magari per questo secolo, ma non è detto lo faccia per sempre.

  7. #10877
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    On Valentine’s Day in 1945, US president Franklin Delano Roosevelt met Saudi King Abdul Aziz Ibn Saud on the American cruiser USS Quincy. It was the beginning of one of the most important geopolitical alliances of the past 70 years, in which US security in the Middle East was bartered for oil pegged in dollars.

    But times change, and 2023 may be remembered as the year that this grand bargain began to shift, as a new world energy order between China and the Middle East took shape.

    part of a larger effort to de-dollarise the so-called Bric countries of Brazil, Russia, India and China, and many other parts of the world after the weaponisation of dollar foreign exchange reserves following Russia’s invasion of Ukraine.

    What does that mean in practice? For starters, a lot more oil trade will be done in renminbi. Xi announced that, over the next three to five years, China would not only dramatically increase imports from GCC countries, but work towards “all-dimensional energy co-operation”. This could potentially involve joint exploration and production in places such as the South China Sea, as well as investments in refineries, chemicals and plastics. Beijing’s hope is that all of it will be paid for in renminbi, on the Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange, as early as 2025.

    That would mark a massive shift in the global energy trade. As Pozsar points out, Russia, Iran and Venezuela account for 40 per cent of Opec+ proven oil reserves, and all of them are selling oil to China at a steep discount while the GCC countries account for another 40 per cent of proven reserves. The remaining 20 per cent are in regions within the Russian and Chinese orbit.
    Those who doubt the rise of the petroyuan, and the diminution of the dollar-based financial system in general, often point out that China doesn’t enjoy the same level of global trust, rule of law or reserve currency liquidity that the US does, making other countries unlikely to want to do business in renminbi.

    Perhaps, although the oil marketplace is dominated by countries that have more in common with China (at least in terms of their political economies) than with the US. What’s more, the Chinese have offered up something of a financial safety-net by making the renminbi convertible to gold on the Shanghai and Hong Kong gold exchanges.

    While this doesn’t make the renminbi a substitute for the dollar as a reserve currency, the petroyuan trade nonetheless comes with important economic and financial implications for policymakers and investors.

    For one thing, the prospect of cheap energy is already luring western industrial businesses to China. Consider the recent move of Germany’s BASF to downsize its main plant in Ludwigshafen and shift chemical operations to Zhanjiang. This could be the beginning of what Pozsar calls a “farm to table” trend in which China tries to capture more value-added production locally, using cheap energy as a lure. (A number of European manufacturers have also increased jobs in the US because of lower energy costs there.)
    Petropolitics come with financial risks as well as upsides. It’s worth remembering that the recycling of petrodollars by oil-rich nations into emerging markets such as Mexico, Brazil, Argentina, Zaire, Turkey and others by US commercial banks from the late 1970s onwards led to several emerging market debt crises. Petrodollars also accelerated the creation of a more speculative, debt-fuelled economy in the US, as banks flush with cash created all sorts of new financial “innovations”, and an influx of foreign capital allowed the US to maintain a larger deficit.

    That trend may now start to go into reverse. Already, there are fewer foreign buyers for US Treasuries. If the petroyuan takes off, it would feed the fire of de-dollarisation. China’s control of more energy reserves and the products that spring from them could be an important new contributor to inflation in the west. It’s a slow-burn problem, but perhaps not as slow as some market participants think.

    What should policymakers and business leaders do? If I were chief executive of a multinational company, I’d be looking to regionalise and localise as much production as possible to hedge against a multipolar energy market. I’d also do more vertical integration to offset increased inflation in supply chains.

    If I were a US policymaker, I’d think about ways to increase North American shale production over the short to medium term (and offer Europeans a discount for it), while also speeding up the green transition. That’s yet another reason why Europeans shouldn’t be complaining about the Inflation Reduction Act, which subsidises clean energy production in the US. The rise of the petroyuan should be an incentive for both the US and Europe to move away from fossil fuels as quickly as they can.

    rana.foroohar@ft.com

    This article has been amended to clarify that Zoltan Pozsar was referring to Opec+ proven oil reserves


    Secondo me conferma che alla Cina converrà poco perché potrebbe avere più controindicazioni che vantaggi. Alcuni motivi alla fine dell articolo. Cina e Russia parlano di nuovo ordine condiviso da tutti, ma finirà per essere un mondo spaccato in 2 tra stati di diritto e personalizzazioni del potere
    Mettiamo poi in conto, che Russia e Cina sono in mano a 2 persone avanti con gli anni.
    Non è detto che tra 30 anni la penseranno così le nuove generazioni

  8. #10878
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Mai detto che non dobbiamo fare di tutto per evitare che ciò avvenga, però al tempo stesso riconoscere che lo stiamo facendo perchè l'aggressore è la Russia che fa paura/rabbia a membri NATO non vedo che male possa fare.
    Al tempo stesso riconosco che l'attuale contesto storico è appunto attuale, e nulla vieta che un domani possa succedere quel che non ci aspetteremmo, perchè appunto le cose cambiano e a volte non in meglio. Credere che nessuno stato, dal 2023 all'anno 100mila, non attaccherà altri stati preesistenti per annettersi territori solo perchè, nel 2023, la NATO ha aiutato l'Ucraina a resistere lo trovo molto ingenuo. Può funzionare magari per questo secolo, ma non è detto lo faccia per sempre.
    Non credo che qualcuno pensi che il deterrente funzioni sempre, si tratta più che altro di preservare il fragile equilibrio post seconda guerra mondiale in cui tentativi su larga scala come quello russo contro l'Ucraina non si sono mai visti (pur essendoci stati molti episodi di minori dimensioni).

    Non significa che nessuno ci proverà nei prossimi decenni, ma se ogni volta che qualcuno ci prova prende mazzate gli altri ci penseranno due volte e questi episodi rimarranno relativamente rari, altrimenti si apre un vaso di Pandora dalle proporzioni imprevedibili.


    A livello internazionale ne sono consapevoli praticamente tutti, per questo motivo la guerra in corso può finire solo con la vittoria dell'Ucraina o con un conflitto congelato, in cui le azioni militari cessano o vengono ridotte ai minimi termini ma non c'è un accordo di pace definitivo che consenta alle parti di riprendere normali relazioni diplomatiche ed economiche.
    Il riconoscimento formale, anche solo parziale, delle annessioni russe non è un'ipotesi ammissibile.

  9. #10879
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Il riconoscimento formale, anche solo parziale, delle annessioni russe non è un'ipotesi ammissibile.
    Nemmeno della Crimea?
    Non so, io credo che si arriverà comunque ad un punto tale che la Russia qualcosa ci guadagnerà in termini di territorio, per quanto sia costato tremendamente.

  10. #10880
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    Predefinito Re: Evoluzione della crisi ucraina

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Mettiamo poi in conto, che Russia e Cina sono in mano a 2 persone avanti con gli anni.
    Non è detto che tra 30 anni la penseranno così le nuove generazioni
    Quando puoi avere il potere in mano stai tranquillo che non c'è generazione che tenga.
    E' il sistema politico che fa la differenza, e finchè vivi in regimi autoritari che non hanno intenzione di trasformarsi in democrazie (e Russia e Cina mi paiono ancora ben lungi dal volerlo) chi salirà al potere vorrà sempre altro potere da conservare.
    Succede anche nelle democrazie, sebbene questi personaggi politici non possano persistere al vertice a vita, ma tentano comunque di restare nell'ambito e riottenerlo finchè possono (vedi Trump in USA, per non fare esempi nostrani).

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