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  1. #221
    Uragano
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL



  2. #222
    Brezza leggera L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Nulla di quello che dici si avvicina alla realtà. Non so in che zona tu risieda, ma mi sembra evidente che tu non sia un frequent user.
    Via Sassetti (lavoro) - Via Festa del Perdono (università).
    In teoria, linea verde a Gioia, cambio a Centrale, gialla sino a Duomo.
    Però, ora che sono in Gioia, tiro dritto a piedi e stop (che è cmq in linea con "non inquinare").
    Mediamente una volta la settimana. Oraio: probabilmente becco sempre quelli più sfigati...

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    le fermate ravvicinate dei tram sono l'esatto motivo (insieme al mancato asservimento e al divieto di accodamento) per cui la rete tranviaria avrebbe grandi potenzialità completamente inespresse.
    Questo è esattamente ciò che volevo dire.
    Quando fecero la linea gialla, soppressero il 13 lungo Lodi - Porta Romana. In realtà avrebbe avuto senso una sotterranea di penetrazione veloce, con poche fermate distanziate, e mantenere il tram per il traffico locale (che si potevano pure vedere i negozi dal finestrino, decidere se scendere, dare un occhio e risalire con lo stesso biglietto).
    Le potenzialità dei tram non sono solo inespresse, sono anche soppresse!


    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Relativamente alle attese, 20 minuti possono capitare solo sul ramo Abbiategrasso (in fase di abbandono, pare) durante gli orari (idioti) estivi: Orari e calendario *ATM,*Azienda*Trasporti*Milanesi
    Aaaah, beh, ma seguardiamo gli orari, tutto è perfetto.
    Capita invece che nella realtà ci siano rallentamenti sia per il tempo di imbarco/sbarco, sia perché la linea è carica è un mezzo si ferma in galleria, o altri accidenti vari e eventuali, sia perché - ed è la conseguenza di tutto ciò - vengono soppresse delle corse.

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    La M3 in periodi normali ha frequenze che arrivano al massimo a 4'45" in orario di morbida.
    Però sui tabelloni della M2 o M1 ho visto ancora annunciare il primo treno successivo sino a 15' dopo. Allora si danno volutamente le martellate sui piedi...

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    I tram annaspano in primis perchè sono gestiti male da sempre, per precisa volontà politica. Poi sul fatto che ci sia eccessiva tolleranza verso le auto, in particolare in relazione ai parcheggi, sono ovviamente d'accordissimo.
    "... e sono altrettanto arabe fenici dell'auto elettrica...
    E torniamo alla questione della volontà politica, e poi dei costi...
    Occorre credere nello sviluppo del trasporto pubblico, occorre investire e occorre anche saper pianificare
    ."

    Bene, il cerchio si chiude.
    Sei arrivato esattamente alle conclusioni da cui siamo partiti.
    I tram a Milano potrebbero essere splendidi, ma si preferisce tenersi il traffico e incrementarlo pure.

  3. #223
    Uragano
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Questo è esattamente ciò che volevo dire.
    Quando fecero la linea gialla, soppressero il 13 lungo Lodi - Porta Romana. In realtà avrebbe avuto senso una sotterranea di penetrazione veloce, con poche fermate distanziate, e mantenere il tram per il traffico locale (che si potevano pure vedere i negozi dal finestrino, decidere se scendere, dare un occhio e risalire con lo stesso biglietto).
    Le potenzialità dei tram non sono solo inespresse, sono anche soppresse!
    No, sto dicendo l'esatto contrario. Le fermate dei tram a Milano sono troppo ravvicinate e questo lo rende un mezzo lento ed inefficiente, insieme alle problematiche di asservimento, accodamento e corsie protette.

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Aaaah, beh, ma seguardiamo gli orari, tutto è perfetto.
    Capita invece che nella realtà ci siano rallentamenti sia per il tempo di imbarco/sbarco, sia perché la linea è carica è un mezzo si ferma in galleria, o altri accidenti vari e eventuali, sia perché - ed è la conseguenza di tutto ciò - vengono soppresse delle corse.
    Prendo circa 6 metropolitane al giorno (in prevalenza M5 ed M2, talora M3). Le volte che mi trovo di fronte ad attese eccessive si contano sulle dita di una mano nel giro di un mese. Poi è chiaro che tutto sarebbe migliorabile, specie limitando le nostre liberalità nei confronti dell'Italia.


  4. #224
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Insomma, un distributore reperibile solo in certe fasce orarie, con poche pompe rispetto ai tempi di rifornimento (col GPL il pieno è molto più lungo) è in controtendenza rispetto ai ritmi che ci vengono chiesti/imposti.
    Immagino intenda per la presenza di code, perchè il tempo di rifornimento propriamente detto è praticamente identico a quello di benzina/gasolio.

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Idem per i parcheggi. Quelli nuovi sono a norma, ma se ti sposti molto e fai la spesa casualmente, dove ti capita e hai tempo, fatalmente incappi in quelli "vecchi", soprattutto se eviti i grandissimi centri commerciali nuovi.
    Sarà un problema di parcheggi o di impianti? Perchè gli impianti moderni è praticamente impossibile che perdano. Però è anche vero che i livelli -2 sono tuttora off-limits.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  5. #225
    Brezza leggera L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Insomma, se c'è scritto "no GPL" io cosa faccio: gli vado a far notare che ilmio è un impianto nuovo?
    Sui tempi, non so che dire, devono avermi rifilato un bidone, allora. Perché quando facevo gasolio (non molto tempo fa) ci mettevo un certo tempo. Ora col gas ci impiega di più a raggiungere il pieno, e non è solo una sensazione.

    Effettivamente, il metrò lo prendo in fasce orarie morte, metti le 10 del mattino o le 3 del pomeriggio, e quindi la frequenza è più bassa.
    Poi c'è anche la componente di sfiga personale, chette devo dì? Una volta addirittura, nell'Urbe, rimasi sorpresa dell'efficienza della metropolitana, al confronto di quella di Milano... questo la dice lunga sulle corse "sbagliate" che riesco a beccaer qui in città...

    Comunque, che tutto sia migliorabile, è un'ovvietà. Il punto è che, a fronte di una città metropolitana di queste dimensioni, il servizio ancora non è soddisfacente. Prova ne è che la gente non abbandona l'auto. Se fosse veramente valido, non avremmo tanti automobilisti.
    Quanto alle fermate del tram, credo che vengano compensate dalle auto che ogni 500 m piazzano giù gli stop e si fermano per andare in qualche negozio... questa esigenza di moversi su brevi distanze c'è, ed è vitale per tutti i piccoli commercianti che tentano ancora di sopravvivere, nonostanze il proliferare selvaggio dei centri commerciali.

    Insomma, il dato di fatto resta: abbiamo bisogno di trasporti puliti, ci piacerebbe anche convenienti economicamente, però alla fine continuiamo a usare le vecchie auto... chissà perché.

    Cambiamo fronte: mai fatto il pendolare con Bergamo? Userei volentieri il treno, ma... beh, qui basta leggere l'Eco di Bergamo per essere aggiornati su tutti i disservizi.

  6. #226
    Bava di vento L'avatar di Senmut
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    A parte la questione che ho introdotto relativa al denaro, di importanza estrema nel sistema economico odierno (le valute fiat che usiamo sono senza mezzi termini la più grande frode legalizzata mai esistita), e che affronterò a breve (ora non ho molto tempo) pensa solamente e banalmente all'imposizione fiscale sul reddito. Il reddito che guadagno è un frutto del MIO lavoro e in quanto tale è una mia proprietà. L'imposta sul reddito è un esproprio attuato attraverso la forza della legge e della coercizione dei frutti del mio lavoro: non a caso si chiama imposta, ti impongo di dare la tua proprietà (parte di essa) a terzi (settore pubblico).

    Idem dicasi sugli immobili. L'immobile che io possiedo è una mia proprietà e di conseguenza lo sono anche i suoi frutti (dal momento che tu mi sembri abbastanza ferrato in diritto, credo tu sappia perfettamente di cosa parlo: diritto privato). L'imposta sugli immobili e sui loro frutti (rendita), obbliga a trasferire parte della mia proprietà a terzi soggetti tramite la forza della legge, allo stesso modo con cui agisce l'imposta sul reddito. La mia frase nella firma (io sono un libertario convinto rothbardiano ) è in parte provocatoria, ma solo in parte. Le imposte sono un esproprio coatto di proprietà privata, o in altri termini una violazione della proprietà privata attuata con la forza della legge. Oggi nei principali Paesi (inclusa quindi anche la Cina) l'imposta sul reddito supera il 30% del prodotto interno lordo e in moltissimi Paesi tra cui il nostro e la Francia supera il 40%. Vuoldire che da un terzo fino alla metà della proprietà privata viene obbligatoriamente trasferita. Se ti sembra poco...




    Attendo con piacere. Specialmente attendo volentieri di sapere perché tali elementi devono necessariamente appartenere al pubblico e(è scritto nelle tavole della legge, nel Vangelo, dove precisamente?) e non essere invece gestite da privati in libera concorrenza: cioè in altre parole perché devo pagare obbligatoriamente per un bene/servizio (pubblico = coercizione = obbligo di pagare) piuttosto che scegliere liberamente di non farlo. Come vedi quando parlavo di violazione della proprietà privata e delle libertà economiche non stavo dicendo a caso. Più spesa pubblica e più tasse = meno libertà individuale, sempre e necessariamente.
    Il reddito non costituisce una proprietà, ma può essere considerato -insieme al patrimonio e ad altri elementi - come un indicatore della capacità contributiva di un individuo. Ciò che sostieni è, dal punto di vista concettuale, non corretto. E spesso accade, purtroppo, che un errore sulle questioni preliminari (ovvero, in questo caso, concettuali) sia in grado di travolgere il resto del ragionamento, rendendo quasi inutile una discussione nel merito (non nel nostro caso, perché io tengo al confronto dialettico con te).
    Per questo ti chiedo di (ri)considerare la tua risposta alla mia richiesta di chiarimenti, tenendo conto dell’assiomatica definizione sopra fornita (reddito diverso da proprietà).

    Portando all’estremo il tuo ragionamento, infatti, si arriverebbe ad una sola e “drammatica” conclusione: lo Stato, per finanziarsi e per provvedere alla spesa pubblica, non avrebbe altra opzione se non quella di mettere sul mercato titoli rappresentativi del proprio debito. Tale forma di finanziamento, tuttavia, non risolverebbe mai il problema alla radice (ammettendo che si possa risolvere) in quanto genererebbe ulteriore debito da colmare, paradossalmente, attraverso l’emissione di ulteriori titoli. Ecco perché sono necessarie forme di prelievo fiscale e di prelievo diretto (imposte e tasse in generale) che attingano dalla ricchezza reale in circolazione in quanto, come intuibile, l’emissione di titoli a totale copertura della spesa pubblica potrebbe permettere, quello si, un’iniziale riduzione delle imposte ma causerebbe, in seguito, l’incremento del gettito fiscale a copertura dei maggiori interessi da sborsare in virtù della mole di titoli in circolazione (e sappiamo tutti quanto sia perverso un meccanismo del genere).

    Analogamente, fai confusione tra proprietà immobiliare e frutti (quindi redditi) legati al godimento del bene oggetto di proprietà e/o possesso. La legge, infatti, non tassa direttamente la proprietà ma, attraverso norme che dovrebbero essere costituzionalmente orientate (ed è questo il punto focale), impone il versamento di oneri e imposte connesse al valore del bene e, comunque, nei limiti del reddito che questo genera ed in misura proporzionale all’intero patrimonio di un soggetto suscettibile di analoga tassazione.

    Pensa alla distinzione tra nudo proprietario ed usufruttuario: chi, tra i due, paga IMU e TASI, ad esempio? L’usufruttuario, ovviamente. E per quale motivo? Perché, pur non essendo titolare di un diritto di proprietà, l’usufruttuario ha il diritto di godere dell’immobile e dei relativi frutti. Questo è diritto privato spicciolo (tra l’altro semplificato all’estremo) ma, quando si disquisisce - e seriamente - in ambito affine a quello di cui ci stiamo superficialmente occupando, occorrerebbe, “forse”, prendere in considerazione anche il diritto costituzionale, il diritto amministrativo, il diritto tributario, il diritto comunitario, il diritto pubblico comparato il diritto penale etc., etc. … .

    La giurisprudenza (che spesso “fa diritto” pur non costituendo, in Italia, un “precedente” immutabile) , sia di merito che di legittimità, è colma di statuizioni volte a dirimere controversie in ambito fiscale e tributario.

    Sul punto, però, sono forse più interessanti le pronunce della Consulta (o Corte Costituzionale che dir si voglia) la quale, proprio in virtù dell'esigenza di bilanciamento dei beni giuridici tutelati dalla nostra carta fondamentale, ha più volte espresso il proprio parere in tema di costituzionalità e di legittimità di alcune forme di imposizione fiscale previste dalla legge ordinaria (in alcuni casi, addirittura, attraverso lo strumento della decretazione d’urgenza). Per comprendere (o, meglio, solo per immaginare) la complessità della materia, tuttavia, la cosa migliore da fare è leggere una sentenza della Corte Costituzionale in vicende analoghe a quelle oggetto di ragionamento qui dentro. Ragionamenti condotti da alcuni, spesso e volentieri, con incolpevole presunzione (per via dell’inconsapevolezza di una sostanziale ed oggettiva ignoranza di fondo).

    Ecco un esempio:

    http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/E...02/10-2015.pdf

    Vorrei che tu la leggessi tutta, Stau, così da potermi fornire un parere o, come più probabile, una semplice impressione una volta resoti conto di quali aspetti tecnici vengano tirati in ballo.
    Per questo, a margine di questo mio intervento (che molti giudicheranno inutile), ti chiedo di voler riconsiderare la tua iniziale risposta alla mia richiesta di delucidazioni. Conseguentemente, alla luce di quanto detto, rinnovo il medesimo interrogativo:

    Cosa intendi, ora, per "violazione dei diritti di proprietà privata e la restrizione delle libertà economiche degli individui in corso da anni” ? Pensi di confermare la tua analisi iniziale?
    Con riserva, tempo permettendo, di rispondere sul resto una volta evaso il “quesito propedeutico” di cui sopra.

    PS: grazie per l’ "abbastanza" ...
    ​Obsequium amicos, veritas odium parit.

  7. #227
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    Il reddito non costituisce una proprietà, ma può essere considerato -insieme al patrimonio e ad altri elementi - come un indicatore della capacità contributiva di un individuo. Ciò che sostieni è, dal punto di vista concettuale, non corretto. E spesso accade, purtroppo, che un errore sulle questioni preliminari (ovvero, in questo caso, concettuali) sia in grado di travolgere il resto del ragionamento, rendendo quasi inutile una discussione nel merito (non nel nostro caso, perché io tengo al confronto dialettico con te).
    Per questo ti chiedo di (ri)considerare la tua risposta alla mia richiesta di chiarimenti, tenendo conto dell’assiomatica definizione sopra fornita (reddito diverso da proprietà).
    Che sia assiomatico lo dici tu. Il reddito che io guadagno è costituito da denaro. Il denaro è una merce come tutte le altre (ops...attendo l'arrivo di qualche keynesiano fanatico delle banche centrali a bastonarmi per avere detto questa verità inconfessabile ) con la sola differenza che è quella più diffusamente accettata come mezzo di scambio. Quando io lavoro per qualcuno o vendo a qualcuno beni e servizi sto vendendo beni/servizi/lavoro e ACQUISTANDO denaro.

    Vendo ad esempio una Ferrari e acquisto denaro in cambio.
    Bene, proviamo a invertire il ragionamento: vendo denaro (pago) in cambio ottengo una Ferrari (me la vado a comprare in pratica). Sostieni che la Ferrari non sia ora di mia proprietà? No, è evidente che è una mia proprietà. Ma allora perché, per quale motivo il caso contrario non è vero? Cioè perché il denaro che io ottengo dando in cambio beni/servizi/lavoro non è una mia proprietà?

    Come vedi il ragionamento che tu ergi ad assioma non è affatto un assioma. E non sta neanche tanto in piedi, dal punto di vista logico se non altro.

    Certo, poi ovviamente tu dici che c'è la legge, la sacrosantissima Costituzione più bella del mondo (che dico: dell'Universo ) che afferma che invece il reddito è indicatore di quanto io DEVO contribuire alla causa o in altre parole di quanta parte del denaro che ho guadagnato devo dare ai politici e alla pubblica amministrazione.

    Ma se ti fosse sfuggito questa legge comunque non nega in alcun modo che il denaro che io ho guadagnato sia una mia proprietà. Non dice esplicitamente che il denaro guadagnato è un bene pubblico; dice che il denaro che io ho guadagnato lo DEVO dare allo Stato in proporzione del mio reddito. Punto. Quindi non nega comunque il fatto che il reddito guadagnato costituito dalla merce denaro sia una mia proprietà così come lo è la Ferrari parcheggiata in garage o il kilo di pane che ho comprato stamane dal fornaio.

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio

    Portando all’estremo il tuo ragionamento, infatti, si arriverebbe ad una sola e “drammatica” conclusione: lo Stato, per finanziarsi e per provvedere alla spesa pubblica, non avrebbe altra opzione se non quella di mettere sul mercato titoli rappresentativi del proprio debito. Tale forma di finanziamento, tuttavia, non risolverebbe mai il problema alla radice (ammettendo che si possa risolvere) in quanto genererebbe ulteriore debito da colmare, paradossalmente, attraverso l’emissione di ulteriori titoli. Ecco perché sono necessarie forme di prelievo fiscale e di prelievo diretto (imposte e tasse in generale) che attingano dalla ricchezza reale in circolazione in quanto, come intuibile, l’emissione di titoli a totale copertura della spesa pubblica potrebbe permettere, quello si, un’iniziale riduzione delle imposte ma causerebbe, in seguito, l’incremento del gettito fiscale a copertura dei maggiori interessi da sborsare in virtù della mole di titoli in circolazione (e sappiamo tutti quanto sia perverso un meccanismo del genere).
    Non ho detto che il mio ragionamento debba essere portato all'estremo, perché per quanto sia un lettore e ammiratore di Rothbard mi rendo conto che abbia posizioni appunto estreme e irrealizzabili. Anche se su questo aspetto devo correggerti: i libertari puri come Rothbard ritengono semplicemente che la spesa pubblica non debba esistere e che ogni cosa debba essere lasciata alla gestione privata in libera concorrenza, comprese le infrastrutture, la giustizia, la sicurezza.

    Quindi il loro punto di vista non è che la spesa debba essere finanziata tramite debito o tramite stampa di valuta (a proposito: nella maggior parte dei Paesi mondiali oggi il debito pubblico non viene finanziato con emissione di titoli di debito ma stampando moneta e basta, solamente nell'Eurozona, dove c'è stata una limitazione della sovranità monetaria, l'emissione di valuta non costituisce il debito pubblico). Semplicemente la spesa pubblica per loro non dovrebbe esistere.

    Personalmente trovo questa visione estrema e irrealizzabile, perché comunque esistono determinate e circoscritte situazioni in cui il mercato non riesce proprio, de facto, a intervenire (stai tranquillo comunque: sono molte meno delle situazioni in cui oggi lo Stato interviene, e in cui quindi potrebbe fare a meno), ad esempio la giustizia o in parte la sanità.

    Ma il concetto per cui l'imposizione è di fatto un esproprio attuato con la forza della legge mi sembra sia di importanza fondamentale, ed è per questo che sono fautore di uno Stato minimo che si occupi solo di quei servizi dove il mercato non riesce proprio a operare, ossia: giustizia, difesa, sicurezza e pronto soccorso sanitario: come risultato del compromesso tra l'erosione dei diritti di proprietà che INEVITABILMENTE l'intervento dello Stato opera e l'altrettanto palese INEVITABILITA' dell'intervento statale in un ristretto numero di settori.
    «L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)

  8. #228
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Okay.

    Nei 34 paesi OCSE in 5 anni sono morte effettivamente circa 25mila persone in meno a causa dell'inquinamento.

    Nel resto del pianeta invece circa 2,5milioni di persone in più sono morte.

    India e Cina guidano la classifica. Non sarà da collasso economico, ma da crisi umanitaria sicuramente.



    Ciò detto bisogna concordare con quanto ha detto Federico, @Stau : cioè che il capitalismo '***** avrebbe le credenziali per avviare un circolo virtuoso.

  9. #229
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Che sia assiomatico lo dici tu. Il reddito che io guadagno...
    Io comunque mi chiedo cosa farai tra 15-20, quando ci saranno molte più potenze illiberali in gioco di quante ce ne siano adesso. Se oggi ti lamenti, allora ti sarai tolto la vita per la disperazione?
    "In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."

  10. #230
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Che sia assiomatico lo dici tu. Il reddito che io guadagno è costituito da denaro. Il denaro è una merce come tutte le altre (ops...attendo l'arrivo di qualche keynesiano fanatico delle banche centrali a bastonarmi per avere detto questa verità inconfessabile ) con la sola differenza che è quella più diffusamente accettata come mezzo di scambio. Quando io lavoro per qualcuno o vendo a qualcuno beni e servizi sto vendendo beni/servizi/lavoro e ACQUISTANDO denaro.
    Tu hai sostenuto che il denaro (costituente reddito) è proprietà [privata]. Partendo da questo presupposto, hai detto che le imposte e/o le tasse sul reddito costituiscono un illegittimo esproprio attuato con la forza della legge.

    Tale posizione è, a mio avviso, indifendibile. Come spiegato, il concetto di denaro mal si concilia con la definizione di proprietà privata (e mi pare di aver fornito esempi calzanti, del tutto .... ignorati).

    Che il denaro sia una merce, poi, è tutt'altro che verificato ed assodato. Trattasi di bene fungibile rappresentante, per convenzione umana, lo strumento in base al quale misurare il valore di altri beni. E' per tale motivo, quindi, che un bene viene pagato in base al corrispondente valore in denaro e che difficilmente accetteresti, in cambio di una Ferrari, dieci fiat punto (soggette a rapida perdita di valore, purtroppo ...). Ti ho poi spiegato che le imposte e le tasse non colpiscono direttamente la proprietà, bensì il valore di un determinato bene nei limiti del reddito che questo genera, ed in misura proporzionale all’intero patrimonio di un soggetto suscettibile di analoga tassazione. E' per questo che Tizio, possessore una casa identica a quella di Caio, può pagare meno tasse se, a differenza del secondo, ha cinque figli a carico ed uno stipendio della metà. A parità di proprietà, quindi, ci può essere una tassazione diversa in quanto, come detto, oggetto dell'imposizione non è, sic et simpliciter, il bene in sé, ma il reddito di un soggetto tenuto conto di tutti i parametri e di tutti gli indicatori in grado di incidere sulla capacità reddituale del medesimo. Se, come dici tu, lo Stato tassasse il reddito (e quindi il denaro) alla stregua di un bene oggettivamente considerato, non vi sarebbe alcuna forma di gradualità e/o di proporzionalità per patrimoni equivalenti (così contravvenendo al dettato costituzionale di alcuni articoli, alcuni dei quali inseriti nei cosiddetti principi fondamentali).

    L'esempio della "vendita di denaro" in cambio di un oggetto (sempre la "mitica" Ferrari), poi, è un "trucco" che lascia il tempo che trova. Tu non vendi denaro, ma offri un corrispettivo - dal valore convenzionalmente riconosciuto - in cambio dell'acquisto di un bene. Se vendessi qualcosa, potresti pattuire il prezzo della vendita esattamente alla stregua di quanto sarebbe legittimato a fare il proprietario della Ferrari. E invece, guarda caso, tu non puoi dare il valore di 101 euro a una banconota corrente da 100 euro, pur se in fior di stampa ... . Come mai? Credo non ci sia il bisogno di spiegarlo ... . Quindi, nell'ambito di una compravendita, oggetto del negozio giuridico su cui si incontra la volontà delle parti è il trasferimento della proprietà di un determinato bene mediante il pagamento di un corrispettivo e non la vendita di denaro (bene fungibile e sostituibile con altro di identico valore) in cambio di un oggetto dal volare non convenzionalmente determinato e sul quale, necessariamente, si deve incontrare la volontà delle parti (Ferrari). Sul valore della banconota da 100 euro non occorre alcuna pattuizione proprio perché non è la banconota a costituire l'oggetto del trasferimento di proprietà. Spero di essere stato chiaro.


    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Come vedi il ragionamento che tu ergi ad assioma non è affatto un assioma. E non sta neanche tanto in piedi, dal punto di vista logico se non altro.


    Mi sa proprio di si, invece ... .

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Certo, poi ovviamente tu dici che c'è la legge, la sacrosantissima Costituzione più bella del mondo (che dico: dell'Universo ) che afferma che invece il reddito è indicatore di quanto io DEVO contribuire alla causa o in altre parole di quanta parte del denaro che ho guadagnato devo dare ai politici e alla pubblica amministrazione.
    Ma sai che ancora non ho capito come definisci il concetto di proprietà e su quali basi giuridiche tu possa sostenere che il reddito è una proprietà (illegittimamente tassata) così come il denaro è una merce che si può vendere in cambio di qualsivoglia oggetto? Mi spieghi cosa intendi per proprietà e quali siano, nel nostro ordinamento (così come in altri) le azioni a difesa della stessa? Perché, da come scrivi, sembra quasi che la proprietà privata non costituisca un diritto [pure] costituzionalmente sancito, tutelato dalla nostra carta fondamentale e da una serie di leggi secondarie. Sembra, sempre da come scrivi, che il codice civile non parli di azioni petitorie e possessorie e sembra, sempre sulla scorta di quanto asserisci per iscritto, che il codice penale non contempli alcuna forma di reato contro il patrimonio. Pare proprio, secondo il tuo punto di vista, che lo Stato sia nemico della proprietà privata quando è a tutti evidente, da cinquant'anni a questa parte, che lo Stato sta progressivamente smantellando (e vendendo) se stesso con innegabile peggioramento di alcuni servizi (ora concessi a privati) in un contesto di aumento dei costi e - spesso - di permanenza, in capo al pubblico, di tutti gli oneri annessi. La Costituzione non dice che il "reddito è indicatore di quanto io devo alla causa" ma, nel caso in cui tu non l'abbia ancora letta, cristallizza una serie di principi a difesa dell'uguaglianza dei diritti e contro ogni forma di discriminazione, ivi compresa (per estensione poi disciplinata, normativamente, da leggi di rango inferiore ispirate ai criteri costituzionali) la discriminazione fondata su ragioni di reddito. Il problema della Costituzione non è la sua applicazione ma la sua dis-applicazione.

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Ma se ti fosse sfuggito questa legge comunque non nega in alcun modo che il denaro che io ho guadagnato sia una mia proprietà. Non dice esplicitamente che il denaro guadagnato è un bene pubblico; dice che il denaro che io ho guadagnato lo DEVO dare allo Stato in proporzione del mio reddito. Punto. Quindi non nega comunque il fatto che il reddito guadagnato costituito dalla merce denaro sia una mia proprietà così come lo è la Ferrari parcheggiata in garage o il kilo di pane che ho comprato stamane dal fornaio.
    Ma di quale legge stai parlando?! Secondo te può esistere una legge che dica o non dica se il denaro sia di tua proprietà? La definizione di proprietà privata la ricavi dai libri e dagli articoli contenuti nei codici. Hai per caso dato l'esame di istituzioni di diritto romano? Già lì puoi trovare una definizione di proprietà privata (con le azioni giuridiche già allora ben determinate e disciplinate a tutela della stessa) e, se vuoi, puoi risalire ancora più a ritroso nel tempo, studiando il diritto di altri antichi popoli. Senza uno studio ed una cultura di fondo tutto è sostenibile. Alla fine, però, il ragionamento deve stare in piedi ed essere credibile in virtù di quanto prevede un determinato ordinamento. Se il denaro è di tua proprietà, allora, ben potrai denunciare lo smarrimento della banconota da 50 euro che hai nel portafogli nel momento in cui la stessa verrà da me sostituita con due banconote da venti e una da 10. Non lo fai? Allora non denunciare nulla nemmeno se io sostituisco la tua ferrari con 8 fiat punto evo.

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Non ho detto che il mio ragionamento debba essere portato all'estremo, perché per quanto sia un lettore e ammiratore di Rothbard mi rendo conto che abbia posizioni appunto estreme e irrealizzabili. Anche se su questo aspetto devo correggerti: i libertari puri come Rothbard ritengono semplicemente che la spesa pubblica non debba esistere e che ogni cosa debba essere lasciata alla gestione privata in libera concorrenza, comprese le infrastrutture, la giustizia, la sicurezza.
    Ciumbia! Immagina un mondo in cui la giustizia sia privata. Il Giudice (soggetto terzo ed imparziale) verrebbe stipendiato da un privato, magari una bella "multinazionale delle toghe" cui i privati si rivolgerebbero per la fornitura di un giudicante qualificato e non troppo caro. I più bravi guadagnerebbero di più e, siccome la corruzione non esiste e non è mai esistita, non si arriverebbe mai ad una situazione paradossale per cui "chi ha più soldi più ottiene". Oppure immaginiamo il caso in cui il creditore notifichi un'ingiunzione di pagamento al debitore e questi, opponendosi nel termine di giorni 40 dalla notifica come previsto, attualmente, dal codice di procedura civile, instauri una mera opposizione dilatoria (essendo squattrinato e volendo procrastinare, oltremodo, i termini di pagamento). Ipotizziamo quindi che - incardinato il giudizio di merito a seguito della fase monitoria inaudita altera parte - il Giudice, ritenuta la causa non meritevole di indagine istruttoria (quindi l'ipotesi più semplice) fissi subito udienza di precisazione delle conclusioni essendo più che evidenti le ragioni del creditore. Depositati gli ultimi scritti difensivi (comparse conclusionali e memorie di replica) il magistrato provvederebbe, in breve tempo, a stilare la sentenza con la conferma del decreto ingiuntivo originariamente opposto (nel frattempo divenuto esecutivo all'esito della prima udienza) e la condanna del debitore al pagamento del capitale intimato e delle spese di lite (e quindi delle spese legali della controparte). Come detto, tuttavia, il debitore è squattrinato e non è intestatario di alcun bene da aggredire e da mettere in vendita, esecutivamente, al fine di veder soddisfatto il credito nel frattempo lievitato. Il povero creditore si deve quindi rassegnare e, nonostante il provvedimento favorevole, deve pure pagare il proprio avvocato.

    E il Giudice? Da chi verrebbe pagato? Se la giustizia fosse privata ogni onere ricadrebbe, in virtù della responsabilità solidale, sul povero creditore!

    Dunque vediamo: per "favorire" il privato si creerebbe un sistema che imporrebbe, al privato, ulteriori oneri ingiusti (di fatto sfavorendo gli onesti) e rendendo così la giustizia del tutto inaccessibile (oltre che riservata ai ricchi). Bella idea, davvero!

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Quindi il loro punto di vista non è che la spesa debba essere finanziata tramite debito o tramite stampa di valuta (a proposito: nella maggior parte dei Paesi mondiali oggi il debito pubblico non viene finanziato con emissione di titoli di debito ma stampando moneta e basta, solamente nell'Eurozona, dove c'è stata una limitazione della sovranità monetaria, l'emissione di valuta non costituisce il debito pubblico). Semplicemente la spesa pubblica per loro non dovrebbe esistere.
    Non mi pronuncio.

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Personalmente trovo questa visione estrema e irrealizzabile, perché comunque esistono determinate e circoscritte situazioni in cui il mercato non riesce proprio, de facto, a intervenire (stai tranquillo comunque: sono molte meno delle situazioni in cui oggi lo Stato interviene, e in cui quindi potrebbe fare a meno), ad esempio la giustizia o in parte la sanità.
    E meno male!

    Quali sono le situazioni in cui lo Stato, secondo te, dovrebbe fare a meno di intervenire? Non credi, forse, che sia opportuno riformare lo Stato (e non smantellare lo Stato) facendo in modo che siano i cittadini a vigilare su ciò che agli stessi appartiene o dovrebbe appartenere?

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Ma il concetto per cui l'imposizione è di fatto un esproprio attuato con la forza della legge mi sembra sia di importanza fondamentale, ed è per questo che sono fautore di uno Stato minimo che si occupi solo di quei servizi dove il mercato non riesce proprio a operare, ossia: giustizia, difesa, sicurezza e pronto soccorso sanitario: come risultato del compromesso tra l'erosione dei diritti di proprietà che INEVITABILMENTE l'intervento dello Stato opera e l'altrettanto palese INEVITABILITA' dell'intervento statale in un ristretto numero di settori.
    E' un concetto privo di fondamento logico e giuridico. Ti ho appositamente postato il testo di una sentenza per farti capire quali siano gli aspetti tecnici da prendere in considerazioni prima di parlare, con eccessiva sicurezza, di tali argomenti. Parlami di un caso concreto, che sia solo uno su questo pianeta, in cui il reddito ed il denaro venga definito come proprietà privata e quindi, per deduzione, oggetto di illegittimo esproprio da parte dello Stato.

    Occorre però inquadrare giuridicamente ciò di cui parli e, quindi, devi giuridicamente definire il denaro, il concetto di proprietà privata, di reddito, di imposta e di tassazione.
    Ultima modifica di Senmut; 14/03/2015 alle 01:08
    ​Obsequium amicos, veritas odium parit.

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