Ok, giustissimo.
Ma anche banale.
Voglio vedere chi, realmente, pensa: "tanto so' morti artrui..."
Secondo me, due aspetti nella notizia:
1) quello sopra evidenziato: assolutamente ovvio che davanti a qualsiasi atto di sopraffazione che comporti delle vittime, si coagulino quella serie di reazioni emotive legate all'appartenere a un'unica specie, al sentirci istintivamente solidali, che sfociano nella parola sospesa, nella quasi incapacità di commentare; da qui, un generico "cordoglio" che può apparire di facciata, ma che segnala comunque la necessità di esprimere l'inesprimibile....
2) l'analisi della notizia e delle sue ricadute. Qui, identità e appartenenza delle vittime hanno un peso.
La storia mostra che i singoli poteri locali (regni, stati, tribù etc.), cambiano repentinamente atteggiamento di fronte al corso della politica estera, quando gli eventi hanno delle ricadute che li coinvolgono da vicino.
Spesso addirittura si è aspettato proprio l'attacco diretto, il coinvolgimento attraverso la proditoria uccisione di uno o più civili da parte di un nemico esterno, per "giustificare" un ingresso in guerra che già si era programmato ma che non si sapeva come rendere "presentabile".
In quest'ottica, la nazionalità del morto diviene significativa.
Parliamo da mesi su "cosa deve fare l'Italia" rispetto ai fatti del Medio Oriente e dell'Isis... ora questo episodio può avere ripercussioni.
Da un lato, l'analisi - si spera lucida - della situazione da parte di chi di competenza.
Dall'altro, la possibile reazione viscerale dei cittadini.
In mezzo, i mass media, vero trait d'union fra i primi due: in grado di raccogliere le istanze dei primi, e di condirle adeguatamente per creare il consenso dei secondi.
Cosa ne verrà fuori? Stiamo a vedere.
Certo che la notizia, con quei due "noi" coinvolti, non è più neutra...
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