....per me e' sempre stata una zona di grande fascino,crocevia tra mondo laziale e campano,ma dove e' in realta' il confine culturale e linguistico? ho letto da piu' parti che ampie porzioni di territorio laziale in realta' apparterrebbero per cultura alla campania,chiedo conferma dai forumisti che abitano in zona.Leggo da alcune carte che Frosinone citta' ,ad esempio e' sul confine linguistico tra il laziale e il cosiddetto "campanino"(spero non sia un termine dispregiativo,l'ho trovato sul web),insomma una provincia con 2 dialetti?....la terra del lavoro e' in buona parte casertana,ma nella parte nord ,laziale...corrisponde a verita' che Priverno e' l'ultimo paese che linguisticamente e' legato alla campania? questi confini linguistici,sono cosi netti da poter dire che si passa in pochi km dalla parlata laziale a quella campana?...e se si,e' forse dovuto al fatto che il confine del regno di napoli e' rimasto immutato per moltissimo tempo,non permettendo alle popolazioni di confine di contaminarsi culturalmente a vicenda?...oggi questo confine linguistico,rappresenta un problema,ci sono paesi di latina o del frusinate che soffrono la collocazione politica e vorrebbero far parte della regione campania?
La questione è decisamente complicata. Linguisticamente parlando, soprattutto in provincia di Frosinone vi è una graduale transizione da parlare mediane a parlate campane, ma comunque anche quelle più vicine al napoletano hanno alcuni tratti mediani e anche quelle più vicine ai dialetti sabini hanno tratti meridionali. Personalmente posso dire che dove vivo io, in prossimità di Frosinone e del confine linguistico, la popolazione non sente affinità con la Campania, ma nella parlata vi sono tratti meridionali evidenti, primo tra tutti la finale muta. A Frosinone poi compare anche a tratti la metafonesi sannita, tipica del napoletano, ma vale lo stesso discorso in termini di appartenenza culturale. Direi che l'ex confine pontificio possa essere considerato ancora valido in questi termini. A Cassino (meno nel sorano, ma anche lì) è invece fortemente sentita ancora oggi l'appartenenza culturale alla Campania.
Siena centro - 345 m s.l.m.
Alatri (FR) - 453 m s.l.m.
La prima cosa che viene da pensare è che il confine antico tra lo Stato della Chiesa ed il Regno di Napoli abbia determinato queste differenze dialettali e di appartenenza a due aree distinte(dialetti mediani e dialetti meridionali).
Credo però che ci siano anche altre motivazioni,anche pregresse e più antiche,visto che questo fenomeno di divisione tra aree dialettali diverse contraddistingue anche altre provincie o regioni,indipendentemente dal vecchio confine preunitario.
Ad esempio, in Abruzzo, alcune aree nord occidentali della provincia dell'Aquila, appartengono ai dialetti mediani,questa divisione è abbastanza netta tra Tagliacozzo(mediana) ed Avezzano (no) seppure molto vicine.
Stessa cosa succede uscendo verso sud-est dalla città dell'Aquila.(ancora mediana)
Probabilmente contano gli antichi confini dei popoli preromani:Amiternum era città dei Sabini.
Nelle Marche metà della provincia di Ascoli Piceno,a nord è mediana,a sud è meridionale,compresa la stessa Ascoli.(questo vale per il dialetto,mentre per l'accento, con cui si parla l'italiano, direi che Ascoli è più mediana e Teramo no,per un processo di diffusione di modelli che scendono dalle Marche mediane).
Nelle stesse Marche,i dialetti settentrionali arrivano a pochissimi chilometri da Ancona(il dialetto di Senigallia è una estrema propaggine del romagnolo).
Fatti antichi,come la dislocazione dei popoli preromani,hanno avuto la loro influenza (tali popolazioni adottarono il latino,portandosi dietro l'accento derivante dalla loro lingua precedente,né più né meno come accade oggi dove l'adozione dell'italiano standard,avviene con le coloriture regionali,figlie dei dialetti pregressi.
Tornando al Lazio, c'è da dire che l'influenza meridionale fino al 1300 si spingeva a nord fino alla città di Roma, che tornò mediana sotto l'influsso dei papi medicei,e probabilmente,questo cambiamento da questa città si diffuse poi verso la Ciociaria,ove appunto il confine tra gli stati preunitari impedì una ulteriore espansione a sud.
Qui si aprirebbe un altro quesito:
perché la città di Roma avesse un dialetto di tipo meridionale fino al 1300( la cosa mi ha sorpreso e mi sono chiesto in che modo parlassero gli antichi romani di Roma, rispetto ai popoli confinanti romanizzati).
Pare che già nei secoli dell'Impero romano,l'antico latino di Roma avesse subito un influsso da sud per le massicce immigrazioni dalla "Campania Félix", mentre il latino più aderente a quello originale si conservò tramite gli Etruschi,che avendo una lingua originaria del tutto diversa lo adottarono tal quale.
Questa cosa a me non è che mi convince tanto,ma io non sono un esperto.(rilevo che la "h" aspirata era notata dai latini di Roma come tipica coloritura della pronuncia etrusca del latino).
Beh oggi sfido chiunque a non riconoscere la tipica pronuncia degli amici toscani per lo stesso motivo.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 21/01/2016 alle 07:26
Si che il dialetto fino al 1300-1400 fosse simile all'attuale ciociaro a Roma l'ho letto anche io, poi nei secoli successivi si è toscanizzato
le differenze dialettali in provincia di Latina si possono cogliere, ad esempio, tra San Felice Circeo (parlata più laziale) e Sperlonga (accento con evidenti influssi campani)
in provincia di LAtina, poi, ci sono anche alcune isole (veramente piccole) di parlate più nordiche dovute alla presenza di contadini venuti dall'Emilia Romagna / Veneto principalmente per la bonifica dell'Agro Pontino
ma questi ultimi sono residuali
Lingue parlate in Italia - Wikipedia
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
Ma questo e' un discorso che puoi fare per tutti i confini di tutte le regioni di tutti i paesi del mondo. Lo puoi fare anche qui, andando nel nord delle Lofoten sembra un mischio incredibile di parlata del Troms con l'accento del Nordland. In Italia sara' ovunque questo effetto, basta anche solo andarsene al confine tra toscana e romagna per sentire un dialetto surreale, sembra di sentire dei toscani tentare di imitare iva zanicchi.
Anche qui difficile parlare di cultura senza sfociare nel soggettivo, e per quanto riguarda i dialetti a me ha sempre stupito Latina, che quando ci andai nel bollente fine giugno del 2002 mi sembrava pieno di romani che imitavano la parlata napoletana, tanto che all'inizio pensavo che mi stessero prendendo in giro quando poi ho capito che era davvero il dialetto di li'.
Tuttavia a Latina trovo ben poco di campano.
Sara' probabilmente lo stesso scendendo piano piano verso il Circeo, con il campano che prende velocemente piede sul laziale. Mi pare che Ennio pero' abbia delineato tutto con gran precisione.
"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant." (Harlan Ellison)
vero... ma ho preso come esempio il confine come da titolo perche' la relativa vicinanza tra 2 mondi molto diversi come il napoletano e il romano,mi ha sempre affascinato....e i loro confini indefiniti ancora di piu'.per esempio chissa' quale sara' il confine immaginario,l'ultimo paese dove si balla la tarantella meridionale e dove cominciano i borghi dove si cantano gli stornelli laziali? ,datemi di grullo,ma queste cose mi garbano parecchio.
Dialetti del Lazio - Wikipedia
qui il confine linguistico secondo wikipedia....priverno sembra un promontorio campano in un mare laziale...
Segnalibri