Veramente, sto giustificando la categoria, che è soggetta da molti secoli ormai a una pressione psicologica elevata, per cui di tanto in tanto capita che qualcuno "marcisca" ed esploda.
Il problema è a monte: per mille e duecento anni almeno la Chiesa non ha limitato questo aspetto; si vede che i sacerdoti del primo millennio e passa, pur essendo i padri fondatori di tutto, non riuscivano ancora ad attuare questa profonda trasformazione interiore.
Poi, ma a fatica, ci sono riusciti; in genere, guardando i secoli di questo passaggio, si evince che:
- o la transizione è stata più semplice e veloce per la base, e molto più difficoltosa per gli altri prelati
- oppure che il salire nella gerarchia può provocare regresso della profonda trasformazione interiore.
Insomma, è ben noto che nei secoli fra Medioevo e prima Età Moderna esistevano, sparsi in giro, figli di papi e di vescovi.
Quindi, milleduecento anni contro ottocento, per lo meno ci si potrebbe porre degli interrogativi sulla possibilità di modifica/evoluzione del sistema Chiesa; secondo me, trincerarsi dietro i "dogmi" non aiuta a guardare in faccia i problemi e a trovare soluzioni costruttive.
Di fatto il concubinato dei preti c'è stato sino a tempi relativamente recenti, e spesso con la comunità "che sa ma chiude un occhio". Quindi, non lo vedrei tanto scandaloso, anzi, sinceramente, presterei più fede a un prete che predica essendo sceso nel mondo e conoscendo sulla sua carne il problema di noi pecorelle, che non a un predicatore avulso dal mondo e trincerato e protetto dallo scudo della sua trasformazione interiore.
Credo di più in una Chiesa che sia comprensione dell'Uomo, che non superiore distacco dalle miserie umane.
Quindi, non c'è nessuna intenzione di "infangare" nel riconoscere umane pulsioni a un prete.
Il punto critico è poi il rapporto fra la forza interiore dell'individuo, e la tentazione esterna, su cui si gioca tutta la questione del Libero Arbitrio dell'Uomo e della Caduta.
La caduta del singolo fa più scalpore quando questi appartiene a una categoria che, ingenuamente, abbiamo sempre creduto superumana, non contaminata dalle nostra umane pulsioni, e sulla quale quindi facciamo affidamento.
Questo è ciò che fa risaltare così tanto gli "scandali della Chiesa".
Perché un'istituzione che si vanta di essere il modello perfetto e al di sopra della carne, in realtà si rivela Uomo fra gli Uomini. Sarebbe in fondo consolante recuperare questa distanza artificiosa, ma il fatto di aver sempre sentito predicare dall'alto ci predispone a cogliere subito l'altrui pagliuzza, perdendo persino di vista le nostre travi. Troppe volte nella storia ci è stata rinfacciata, dall'alto della porpora, la nostra miseria umana, per non cogliere al volo l'occasione di far notare che, sì, siamo tutti umani alla medesima maniera. Per fortuna.
Il santo non è solo l'asceta che ha raggiunto il nirvana e non è più toccato dalle cose del mondo, ma anche l'uomo immerso nel mondo e nelle sue tentazioni, che lotta per mantenersi sul sottile filo dell'equilibrio. E più è santo se resiste a una tentazione maggiore.
Di tanto in tanto, qualcuno cade... purtroppo, la stampa non attende altro, per far notizia.
il discorso che trapela da quanto scrivi è molto semplice: voler cambiare un dato di fatto irremovibile per chi prende i voti, ossia la rinuncia dei piaceri terreni, punto centrale della chiesa cattolica romana apostolica... nessuno impone di prendere i voti, ma se li prendi devi accettare ciò che ne consegue: la religione non è obbligatoria, tantomeno lo è farsi prete, ma le regole le decide essa, per cui o le segui pedissequamente o altrimenti vai per la tua strada, il mondo è vario: esistono altri ordini in cui i preti si possono persino sposare...
se poi vogliamo vederla come un fatto puramente convenzionale- cosa che non condivido- che i preti del nostro ordine non possono pensare al *****, visto che hai citato il "libero arbitrio", ebbene è libero arbitrio anche stabilire delle regole interpretative di un credo religioso
Ultima modifica di meteopalio; 04/03/2016 alle 10:15
Quello che voglio dire è che nessuna regola è eterna, e anche la Chiesa ha modificato nel tempo atteggiamenti e convinzioni.
I dogmi in cui crediamo oggi sono stati stabiliti non all'inizio del cristianesimo, ma via via in corso d'opera, adattandoli al momento contingente. Per almeno mille anni nella messa c'era solo "memoria" e non transustanziazione, il matrimonio come lo conosciamo si definisce nel XII-XIII secolo, la Confessione è medievale, l'Immacolata Concezione viene definita come dogma nel 1854...
Non ci vedo nulla di strano a continuare a fare ciò, anziché cristallizzarsi su di regole prese come "eterne".
Tutto qui.
l'anno scorso mi son imbambolato a guardare i dieci comandamenti di Benigni, e la cosa che mi è rimasta impressa è che il comandamento originale non recita "non commettere atti impuri" ma "non commettere adulterio". di fatto dunque non viene vietata l'attività sessuale (anzi...) bensì il tradimento del coniuge. per cui mi viene da pensare che la castità è una cosa imposta più dalla chiesa che dalla religione.
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prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
Ma perchè colpevolizzare sempre e solo i singoli?
Se è un fenomeno così diffuso (e lo è, dati alla mano, abbastanza per non poterlo classificare come "qualche mela marcia"), non ti sorge il dubbio che ci sia qualcosa di più profondo sotto?
Non siamo atomi isolati in una società, nè noi, nè i preti, nè chiunque altro, ergo questo ragionamento secondo me stride un po'.
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