Molti lo fanno, e lo fanno anche con le volpi
La cosa che dovrebbe comprendere l'essere umano è che la sua religione lo ha portato ad identificarsi come sopra ogni altro essere, poiché dio che è raffigurato in maniera antropomorfa ha creato tutto, chissà chi ha creato lui...
"E che prosegua così, muoiano le retrogressioni da Est: avanzi l'Atlantico"
Heinrich (16 ottobre 2023)
Occorre distinguere caccia e caccia, può essere che in Italia ci siano problemi e non va confusa con il bracconaggio, ma perlomeno quanto si fa in Svizzera con la caccia ritengo sia assolutamente sostenibile perché lo stato emana le direttive opportune per poter cacciare sulla base di una complessa gestione scientifica della fauna selvatica.
Questo compito è svolto dai cacciatori, l'alternativa è che lo facciano direttamente funzionari dello stato (c'è questo sistema solo a Ginevra che è un cantone esclusivamente urbano), ma francamente non ne vale proprio la pena in tutte le altre situazioni. Anche il caso di Ginevra dimostra che comunque è necessaria una regolazione della fauna selvatica e non si può semplicemente dire "aboliamo la caccia che risolviamo tutto" (in Italia ho visto che è sorta una raccolta firme in tal senso...) perché i problemi restano, chiaramente se si vive solo in città non si comprenderanno mai a fondo tutte le questioni (spesso c'è un contrasto tra città e zone rurali su queste tematiche).
Non da ultimo la caccia come anche la pesca hanno una lunga tradizione e svolgono anche un ruolo alimentare per l'uomo, affermare che "tanto c'è il supermercato" sarebbe ipocrita e incoerente.
Il paradosso delle introduzioni a fini venatori lo vedo solo parziale, perché come tutte, hanno ripercussioni non solo nel luogo di immissione, ma a lungo andare vengono popolate aree più vaste. Il fatto che ci siano state delle re-introduzioni ed ora ci siano problemi non è per forza un paradosso visto che nelle alpi quanto si faceva con lo sfruttamento dei boschi nel XVII-XIX secolo era assolutamente insostenibile e aveva portato alla scomparsa della selvaggina oltre che danni pericolosi (per la stessa incolumità dell'uomo) al bosco stesso.
In seguito, diciamo verso fine XIX secolo, l'uomo si è voluto dare delle basi legali sostenibili per la gestione di bosco e selvaggina a beneficio di tutti, e caccia e pesca si inseriscono in questo.
Una reintroduzione di specie scomparse (mi riferisco a quelle di XIX-inizio XX secolo) da un determinato habitat non ha quindi fini solo venatori, ma anche favorevoli alla biodiversità, e in un certo senso in tempi più recenti lo presentano anche le reintroduzioni dei grandi predatori. Tuttavia, come detto in precedenza, serve una pianificazione ed una regolamentazione di effettivi, altrimenti non può funzionare la convivenza. La sovrappopolazione di determinati animali può inoltre essere un problema per tutte le altre specie.
In merito al punto 3, sono d'accordo, è un altro aspetto, le introduzione di specie "aliene/esotiche" accidentali o meno possono mettere in pericolo l'ecosistema preesistente... non ho mai capito ad esempio chi ha voluto introdurre il Siluro nel bacino del Po, ed ora lo si trova anche in aree che se ne sarebbe volentieri fatto a meno come nei laghi del Ticino. La trota iridea deve limitarsi solo ai bacini chiusi (come i laghetti alpini) e sarebbe assolutamente problematica un'introduzione generalizzata nei corsi d'acqua (infatti ciò non si fa con questa specie)
Si rilevano comunque necessarie ricorrenti semine nei corsi d'acqua o laghetti alpini perché per vari motivi ambientali e antropici una riproduzione naturale risulta difficoltosa per molte specie. A causa di tutti questi motivi ambientali e antropici ci sono inoltre pesci autoctoni a rischio di estinzione nei propri bacini originari che devono essere assolutamente tutelati come la trota marmorata (ovvero la vera trota del versante sudalpino) e il temolo.
Ultima modifica di AbeteBianco; 29/08/2021 alle 09:45
Ma se "molti lo fanno" per sentito dire significa che saremmo di fronte a bracconaggio, che non è assolutamente la caccia effettuata entro le direttive diramate dallo stato. Occorre assolutamente differenziare questi due aspetti, altrimenti sarebbe totalmente inutile proseguire qualsiasi dibattito.
Infatti mi sa che si sta confondendo la caccia, regolamentata legislativamente, la quale svolge un ruolo chiave nel contenimento delle specie (e chi dovrebbe farlo altrimenti?), con il bracconaggio, che si tratta di una barbarie.
Comunque sono d’accordo che il problema di sovrappopolazione attuale sia più dei cervidi. Ad esempio i cervi stanno, almeno qui, provocando squilibri, spingendo i caprioli verso il basso, verso i fondovalle e nei luoghi antropizzati.
"E che prosegua così, muoiano le retrogressioni da Est: avanzi l'Atlantico"
Heinrich (16 ottobre 2023)
Intanto la caccia agli animali protetti non è permessa ed è contraria all’etica del cacciatore (ricordiamo che almeno in Svizzera si deve seguire una corposa formazione prima di diventare cacciatori) proprio perché sono protetti.
Lo status di protezione assoluta deve essere ponderato, se una specie protetta diventasse problematica bisogna chiedersi se abbia ancora senso questo status che era stato deciso quando le prerogative erano diverse. Non credo però che per lupo ed orso siamo ancora a questo livello (soprattutto per il secondo).
La status di protezione va ponderato per tutelare noi uomini in primis. Non passiamo dall'antropocentrismo esasperato (facciamo sempre e solo quello che vogliamo per il bene nostro, in barba alla natura) all'opposto, in cui preferiamo tutelare gli animali e non noi uomini prima di tutto, cosa anche contrario all'istinto di ogni specie naturale che cerca in primis la sopravvivenza e "il bene" della sua specie.
L'alternativa sarebbe che il compito delegato ai cacciatori venga assunto direttamente dallo stato, esiste qualche esempio (Ginevra), ma sarebbe una cosa totalmente impraticabile sotto ogni aspetto al di fuori dei contesti urbani.
È un pensiero ricorrente, ma scordiamoci di certo che "abolendo" i cacciatori si risolvano i problemi, così come quello che per molti è descritto in termini negativi come cacciatore in realtà è bracconiere. Su una tematica così "delicata" serve la giusta conoscenza perché si mischiano vari concetti che in realtà sono diversi.
Si ha anche l'idea, forse più marcata in Italia che altrove, che la caccia sia solo uno sport quando in realtà non è affatto così.
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