In un ambiente allo stato naturale, senza la presenza umana, la vegetazione forestale tenderebbe a ricoprire l'intera superficie potenziale delle terre emerse, con un ovvio impoverimento numerico delle specie viventi.
La presenza degli ungulati favorisce una limitazione nell'espansione delle foreste ma l'eccesso di ungulati provoca la scomparsa degli ecosistemi forestali, non tutti, ma molti e soprattutto quelli dominati dalle latifoglie e dalle conifere appetibili e digeribili, come ad esempio il genere Abies. Alla limitazione degli ungulati, sempre in un ambiente naturale, provvedono i solerti predatori, tanto più abbondanti quanto più sono numerosi gli ungulati. Ovviamente, è come dici tu, cioè che il sistema sarebbe continuamente oscillante, entro quali parametri non lo so, ma comunque oscillerebbe. A giudicare da quello che ho studiato e rilevato, tali oscillazioni non sarebbero molto accentuate altrimenti, ad sempio, le analisi polliniche l'avrebbero rilevato in maniera sostanziale. Invece, così non è e sono evidenti le variazioni della vegetazione collegate alle oscillazioni climatiche, appurate incrociando i risultati con altri dati presi in considerazione
Lascio a te le facili deduzioni sullo stesso processo attuato in ambiente condizionato dall'uomo......
I danni arrecati alle foreste sono prevalentemente danni da brucamento e distruzione delle giovani plantule delle specie forestali e non, ma qui l'argomento si apre a ventaglio e non è facile spiegarlo in un Forum...
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