Non è esattamente cosi, o meglio il destino della VdA è stato legato per secoli a quello della Savoia più che al Piemonte, in particolare dal punto di vista linguistico (l'area francoprovenzale abbraccia, oltre che la Valle d'Aosta, la Savoia - nonchè gran parte dell'attuale regione Rhone-Alpes -, la Svizzera romanda e le medie/alte valli torinesi). E' vero che il Piemontese è sempre stato capito e utilizzato in bassa valle ma soprattutto per via dei rapporti di vicinanza con il Canavese, pero' anche nei paesi della bassa valle si parla il francoprovenzale tranne ad esempio a Pont-Saint-Martin (e in parte a Verrès) dove il piemontese ha soppiantato il patois (ma soprattutto per una questione di migrazioni dal vicino canavese legate all'industrializzazione di queste cittadine già da fine 800).
Per il resto il francoprovenzale fa parte delle l'area linguistica francese (presenta caratteri intermedi tra francese e provenzale), la lingua francese standard è sempre stata utilizzata come "lingua alta" e di cultura (nonchè per lo scritto, per la toponimia, cognomi, nomi, ecc), mentre nella comunicazione informale e famigliare ha sempre prevalso il patois (ma questo come anche nei paesi germanofoni, ad esempio in Svizzera tedesca non c'è nessuno o quasi che parla in tedesco standard - l'hochdeutsch- ma parlano dialetti alemanni ... solo nelle occasioni formali e nello scritto viene usato il tedesco vero e proprio).
Non è neanche vero che non si è mai sentita particolare vicinanza alla Francia, anzi ad esempio durante le migrazioni di inizio 900 e durante le guerre tanti valdostani sono emigrati in Francia tanto che nella zona di Parigi c'è una folta comunità di origine valdostana (io stesso ho diversi prozii che sono emigrati in là, inoltre anche mio nonno e due miei bisnonni emigrarono stagionalmente in Francia e in Svizzera francese).
Ultima modifica di meteo_vda_82; 03/10/2018 alle 07:56
Torgnon (1350 mt) / Chatillon (530 mt) stazione meteo:
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Sì, dicendo Piemonte intendevo Regno di Savoia. Tutta la roba dell'Italia è arrivata solo in un secondo momento.
Vero, ma in un caso sono dialetti tedeschi, mentre nel caso del patois valdostano vs il francese sono lingue completamente diverse, una appunto franco-provenzale, l'altra francese. La lingua comunemente parlata al di là del confine è sempre stata un'altra, a differenza di quanto accade invece in Sudtirolo. Casomai le vicinanze linguistiche sono state in diversi periodi maggiori con la svizzera vallesana.
Nello stesso periodo anche dal Piemonte c'era una forte emigrazione verso Francia, Svizzera e Belgio francofono. Il mio punto è che non c'è mai stata una barriera culturale così enorme al confine con l'Italia "interna" rispetto a quella invece presente tra Sudtirolo e Trentino.
Ma in Alto Adige si sa veramente cosa vuole la gente, ad esempio qualle percentuale vuole rimanere con l'Italia, o andare con l'Austria, o essere indipendente?
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
L'Abruzzo ha fatto parte del regno di Napoli per molto tempo eppure qui non piace a nessuno essere paragonati all'Italia meridionale (hanno chiamato anche il giornale regionale "Il Centro"), ma non perché la gente ha qualcosa contro il sud semplicemente perché il sud viene sempre visto per il suo lato negativo come posto povero e arretrato. Se il sud fosse ricco secondo me anche qua sarebbero stati tutti orgogliosi di farne parte.
Non è vero che sono completamente diverse, anzi il francoprovenzale è strettamente "imparentato" con il francese standard da cui ha ne ha preso diversi elementi.
ha caratteristiche sia della lingua d'oil (parlate del nord della Francia) sia della lingua d'oc (parlate del sud della Francia).
Da locutore dello stesso ti posso assicurare che ci sono parecchie similitudini, parole simili o uguali (mentre ha ben poco da spartire con l'italiano, però c'è qualche influsso dal piemontese).
Nell'area francoprovenzale comunque le funzioni di "Lingua alta" l'ha fatta sempre il francese standard che ha sostituito il latino (quindi ulteriori influssi dal francese standard ci sono stati anche in un secondo momento quando i due idiomi coesistevano... )
Le vicinanze linguistiche coesistevano (e coesistono ancora) sia con il Vallese che con la Savoia, per il resto confermo che non c'è mai stata una barriera culturale cosi enorme con il vicino Piemonte (anzi come dicevo prima i contatti con il Canavese soprattutto erano molto frequenti tanto che in bassa valle tanti sapevano, e in parte sanno ancora adesso, il Piemontese).
I contrasti ci sono stati durante il fascismo, ma questo è un altro discorso.
Poi c'è da dire che qui parliamo di idiomi e lingue latine, in ogni modo imparentate tra di loro... invece il tedesco con l'italiano o, in misura minore con il francese, hanno ben poco da spartire...
in Svizzera ad esempio, anche se la comunità francofona e quella tedescofona sono abbastanza ben separate ( il confine linguistico si chiama "Röstigraben") ci sono comunque attriti e diffidenze reciproche per via delle lingue e culture diverse soprattutto in quei Cantoni dove ci sono entrambe le comunità (come nel Canton Vallese o Cantone di Berna) o nelle (poche) città bilingui (vedi Bienne o Friburgo)
Ultima modifica di meteo_vda_82; 05/10/2018 alle 11:35
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Lou soulei nais per tuchi
Esatto.
Per collegarmi a quanto scrivevo: dove vogliono andare i piccoli-medi comprensori di regioni non autonome?
<<Folgaria, milioni pubblici per coprire i debiti degli impianti Ma quel modello di business turistico non puo reggere>> | l'Adige.it
Folgaria, per salvare Carosello Ski ecco 13,5 milioni di euro | l'Adige.it
Ora non trovo l'articolo, ma 2 inverni fa la regione ha ripianato un debito di 20 mln a fondo perduto.
Residenza: Altavilla Vicentina (VI)
Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/
Ultima frase: meglio che tu non dica oltre su Brixen, perché non è neanche in Val Pusteria.
Non capisco se le tue osservazioni mirano in fondo a rimarcare la 'fallita colonizzazione italica' delle vallate sudtirolesi, o che altro.
Merano è la perla tirolese, una città più austriaca di quella non la trovi neanche in Austria. La principessa Sissi, Kafka, la tubercolosi ed i sanatori per i malati illustri della Mitteleuropa asburgica....
Gli italiani, cosa c'entrano con Merano? Dal 1945 in poi qualcosina-ina -ina -ina, o.
Altrimenti, anche Merano è una città tirolese che ha subìto il fascismo, una italianizzazione forzata e parziale, dopodiché una debole pace minacciata da bombaroli, eppoi il neoliberismo.
Camerieri italiani? Ma... Non capisco: sei uno di quei turisti che pretende che la signora Unterplanitsching ti dica "buonasera!", magari pronunciato senza cadenze tirolesi?
Gli italiani, fuori dai grandi centri, sono LA MINORANZA ETNICA in A.Adige, mettersela via 'sta cosa. E se non ci si riesce, c'è il Piemonte, le Alpi Lombarde, il Trentino per far le ferie in montagna. Poi magari i posti son diversi eh. Ma se ci si ferma a certi dettagli, continuerà a stuccare ad ogni visita l'impressione che di italiani...in Sudtirolo... ce n'è proprio pochini!
Il 21.10, dopo le elezioni in Baviera del 14.10, in Trentino Alto Adige si voterà per rinnovare il governo provinciale.
Purtroppo le comunità più isolate sono state allarmate pure loro e pare vedano doppio come gli italiani in città e in campagna: pericolosi africani e rumeni ovunque.
Pulizia è la parola d'ordine, non "pulizia etnica", che qualche vecchiaccio se le ricorda ancora le ultime...80 anni fa.
Però saranno elezioni regionali molto significative, con risultati potenzialmente sorprendenti anche da noi, se già in Baviera il vento è girato, come dicono molti.
Vedremo. Ad ora chi è rimasto fedele ai "separatisti" di Eva Klotz credo sia il 2, forse 3% della popolazione altoatesina. Aka: 10-13mila persone, 2/3 di Brunico, per dire.
Gli altri han capito l'antifona del "in Tirolo staremmo peggio", per cui si stringono all'autonomia e si aprono con l'Euregio, per ribadire lo smarcamento da noialtri italiani.
SVP, che negli ultimi 30 anni ha dimostrato -a scanso d'alcuni vizietti- di saper gestire la cosa pubblica provinciale.
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