Originariamente Scritto da
Gianni78ba
L'uso eccessivo di cortisone fa danni all'organismo che non so quanti conoscono. Ho purtroppo visto dal vero le conseguenze.
Riporto:
Lo sviluppo dell’epidemia in Italia sta replicando, con due mesi circa di ritardo, l’andamento osservato in Uk: dove l’inversione della curva è avvenuta a inizio maggio (da noi a inizio luglio). La dinamica espansiva è più rapida in Italia, con un tempo di raddoppio dei casi inferiore alla settimana, contro i 14 giorni registrati in Uk a parità di fase epidemica (prime 2-3 settimane dopo il momento di inversione). Sulla corretta lettura dei nuovi casi pesa il bassissimo numero di test eseguiti nel nostro Paese (un quinto circa del Regno Unito a parità di popolazione). Di fatto è impossibile determinare correttamente la diffusione del Sars-CoV-2 in Italia: e, come purtroppo già accaduto in passato, deve essere data per scontata una forte sottostima. Il virus si manifesta con effetti quasi identici nei diversi Paesi, solo con uno sfasamento temporale: nel corso della prima ondata del 2020, con l’Italia in emergenza, altri Stati speravano (inutilmente) di riuscire a evitare il ripetersi degli eventi. Sappiamo come sono andate le cose (tutti i Paesi hanno avuto un coinvolgimento simile) e ora dovremmo usare i dati di Uk per prepararci al futuro: intervenendo in modo tempestivo per evitare quello che, in assenza di misure immediate, inevitabilmente accadrà anche da noi. Possiamo capire in quale direzione ci stiamo muovendo grazie a tre parametri del Regno Unito: tempo di raddoppio dei casi (14 giorni; la speranza è che anche in Italia, dopo una prima fiammata, si stabilizzi su questo valore); percentuale di ricoverati su nuovi casi (2,1%, tenendo conto dello sfasamento temporale di una settimana tra diagnosi e momento del ricovero); percentuale di decessi su nuovi casi (0,34%, tenendo conto dello sfasamento temporale di circa un mese tra diagnosi e momento del decesso). I dati sono confrontabili perché i due Paesi, al momento dell’inversione della curva, presentavano una copertura vaccinale quasi identica. Per fine agosto in Italia, in assenza di interventi rapidi ed efficaci di mitigazione, le stime basate su questi dati portano a una media di almeno 30.000 casi giornalieri: destinati a tradursi, una settimana più tardi, in una media di 630 ricoverati giornalieri e, un mese più tardi (fine settembre) di 102 decessi giornalieri. Sono cifre indicative di un ordine di grandezza, che potrebbero variare al ribasso o al rialzo in base alla rapidità del contagio. Il basso numero di test eseguiti impedirà probabilmente di avere un dato veritiero sui contagiati totali: ma non avrà ovviamente alcuna influenza né sul numero dei ricoverati, né su quello dei decessi. A partire da questi due indicatori, applicando in modo inverso i valori medi degli altri Paesi in condizioni analoghe, arriveremo a ipotizzare la reale circolazione del virus in Italia.
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