Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Come gestire l'emergenza? O meglio, come sarebbe dovuta essere gestita? @
burian , che giustamente pone questa domanda.
Non sono nessuno per dare lezioni, e in secondo luogo col senno di poi siamo tutti bravi.
Ma, pour parler. Partiamo dall'OMS? L'indicazione di tamponi solo ai casi gravi è stato l'errore più grande e di gran lunga il più disastroso fin dall'inizio, perchè proprio grazie a questo ci siamo trovati migliaia di morti.
Posso capire le motivazioni: un virus nuovo, nessun dato sulla contagiosità, sulla letalità, praticamente una lavagna vuota. Però, a maggior ragione, visto che se ne sa poco, sarebbe stato più prudente dare indicazioni più restrittive (ossia, "fate più tamponi possibili"), anzichè indicazioni più blande.
Per cui primissimo errore. Ma le informazioni erano poche, per cui possiamo dire che ci poteva stare.
Secondo errore, o per meglio dire, seconda leggerezza: il blocco dei voli diretti dalla Cina. Mi spiego meglio: non è stata una misura dannosa, bensì una misura inutile. Perchè anche i bambini sanno che, se un determinato virus è in Cina, può arrivare in Europa non solo dal percorso Cina-scalo-Europa, ma praticamente da tutto il mondo (e infatti è poi arrivato da vicino, ossia dalla Germania, e magari è arrivato in macchina, in treno, o in pullman).
Terzo errore: i requisiti di accesso al tampone. Oltre a quelli dell'OMS (sbagliati, ma non lo si sa ancora) c'è stato il vincolo dell'essere stati in Cina o con persone di ritorno dalla Cina. Una boiata pazzesca, perchè non è l'essere stati in Cina il discriminante di una possibile infezione, ma semplicemente l'essere stati in contatto con qualsiasi altra persona che nei mesi precedenti era entrato in contatto con qualsiasi persona che era stata in Cina, ossia una "catena" troppo ramificata e non verificabile. Tant'è che uno dei primissimi casi di positivi (se non sbaglio a Vò) la persona in questione (agricoltore se non sbaglio) non solo non era mai stato in Cina, ma non aveva mai visto nè entrato in contatto con persone tornate dalla Cina.
Quarto errore: dopo la "bomba" dell'ospedale di Alzano Lombardo (dove un positivo è stato al pronto soccorso, poi ricoverato per giorni in due reparti diversi, e l'ospedale non solo non ha chiuso nè sanificato, ma non ha neanche rintracciato i contatti), dopo la #lombardianonsiferma e dopo alcuni eventi calcistici, ci si è "incaponiti" sulle direttive dell'OMS, e dunque non si è fatta la cosa più banale e ovvia del mondo, ossia verificare che le persone più a rischio (operatori sanitari e pazienti) non fossero positive. Quindi nessun tampone sul personale sanitario. Si è poi iniziato a farlo la scorsa settimana o giù di lì, con quasi due mesi di ritardo.
Quinto errore: il voler seguire pedestremente le indicazioni OMS quando era chiaro che la situazione sarebbe sfuggita di mano. E' mancato quell'intuito, quel coraggio, quella "ribellione", se vogliamo, che in genere ci contraddistingue, è mancato il ragionamento base: fare i tamponi solo ai casi gravi = individuare meno infetti = isolarne di meno = lasciare sempre più infetti liberi di contagiare altre persone, che potrebbero poi diventare casi gravi. A questo problema si è sempre detto che c'erano pochi tamponi, pochi laboratori e pochi reagenti, e che non si sarebbe potuto fare altrimenti. Probabilmente sarà stato così, per cui forse non si poteva fare altrimenti, quindi... errore a metà?
Sesto errore, questo più "di comunicazione": confusione sulle mascherine (servono? non servono? quali servono? nessuna comunicazione ufficiale); distanze sociali (servono? quanto? 1 metro, 2?); confusione sulla riapertura (quali attività? quando? come?); divieto dell'attività all'aperto (se individuale non fa alcun male e anzi, fa bene all'organismo).
Errori ce ne saranno stati anche altri, così come alcune cose sono state gestite nel migliore dei modi possibili, soprattutto localmente.
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