Originariamente Scritto da
Perlecano
Ecco come si distribuiscono per fascia d'età i decessi in Italia in assenza di sovraccarico del sistema sanitario e, al contempo, con un sommerso che nel tempo è andato a descrescere (stante il sopraggiungere della coda epidemica e, al contempo, la aumentata capacità giornaliera di fare tamponi).
Dal 27 aprile all'11 maggio, in due settimane, l'ISS ha registrato altre 4123 morti per Covid (la certificazione centralizzata dei decessi genera sempre un lag di alcuni giorni, tanto che nell'infografica di ieri i morti totali erano 28903, quando nella realtà siamo a oltre 30000). Esse sono distribuite in questo modo:
- dagli 0 ai 9 anni:
+1 (da 2 a 3). 0,0% del totale dei nuovi decessi.
- dai 10 ai 19 anni:
+0 (da 0 a 0). 0,0% del totale dei nuovi decessi.
- dai 20 ai 29 anni:
+1 (da 8 a 9). 0,0% del totale dei nuovi decessi.
- dai 30 ai 39 anni:
+9 (da 49 a 58). 0,2% del totale dei nuovi decessi.
- dai 40 ai 49 anni:
+29 (da 223 a 252). 0,7% del totale dei nuovi decessi.
- dai 50 ai 59 anni:
+124 (da 903 a 1027). 3,0% del totale dei nuovi decessi.
- dai 60 ai 69 anni:
+335 (da 2708 a 3043). 8,1% del totale dei nuovi decessi.
- dai 70 ai 79 anni:
+867 (da 7191 a 8058). 21,0% del totale dei nuovi decessi.
- dagli 80 agli 89 anni:
+1747 (da 10050 a 11797). 42,4% del totale dei nuovi decessi.
- dai 90 anni in su:
+1010 (da 3646 a 4656). 24,5% del totale dei nuovi decessi.
I deceduti ufficiali (con tutto il sommerso del caso, specie nella popolazione più anziana), al 27 aprile, erano distribuiti in questo modo:
- 0,0% dagli 0 ai 29 anni.
- 0,2% dai 30 ai 39 anni.
- 0,9% dai 40 ai 49 anni.
- 3,6% dai 50 ai 59 anni.
- 10,9% dai 60 ai 69 anni.
- 29,0% dai 70 ai 79 anni.
- 40,6% dagli 80 agli 89 anni.
- 14,7% dai 90 anni in su.
Per farla "alla RKI", @
burian br, si nota che appena il 12,0% dei morti nel periodo post-infografica del 27 aprile aveva meno di 70 anni; nel periodo che va dall'inizio dell'epidemia all'infografica sempre del 27 aprile, invece, il 15,6% dei deceduti aveva meno di 70 anni. La diminuzione, essendo che si parla di un campione grande, è statisticamente significativa, secondo me.
Tra l'altro questo rema contro la teoria (un po' empirica, ma a me pare abbastanza evidente, con i dati di certe nazioni) per la quale l'outcome infausto, nei pazienti non anziani, tende a verificarsi più tardivamente dall'insorgenza dei sintomi che per gli anziani (certi pazienti resistono di più, pur in condizioni drammatiche, rispetto ai più vecchi, per i quali spesso basta una crisi respiratoria duratura, ancorchè con la terapia della ventilazione artificiale, per condurli alla morte).
I tantissimi morti per Covid non censiti nelle fasi di picco dell'epidemia, prevalentemente in ambienti come le RSA, ora iniziano a sfuggire alle statistiche molto meno frequentemente, e questo può avere influito molto (magari in certe fasi, tipo a fine marzo, addirittura il 90% dei morti aveva più di 70 anni, ma tanti tra di essi non venivano conteggiati). L'alleggerimento della pressione sul SSN ha permesso di curare opportunamente anche pazienti non vecchissimi ma che, comunque, non avevano purtroppo accesso a cure ottimali, specialmente nelle zone più devastate dal picco epidemico (il Bergamasco e la Lombardia in primis, ovviamente). D'altra parte, va detto che se gli anziani spesso nemmeno venivano ammessi alla terapia intensiva (per mancanza di posti in generale, che venivano però riservati a malati più giovani, con maggiori possibilità di superare l'infezione), ora che da tempo vengono ammessi dovrebbero avere compensato il punto precedentemente espresso riguardante i meno anziani, ma dalle statistiche non sembra così, anzi, tutt'altro. Boh... Una diffusione incontrollata presso le "comunità" di anziani (RSA o altri luoghi) non mi sembra compatibile con le modificazioni "sociologiche" della malattia: vero che spesso gli anziani sono incauti, che si assembrano ad acquistare il pollo arrosto (come ha detto @
jack9 strappandomi un sorriso), ma al tempo stesso... non devono andare a lavorare (quindi non entrano in contatto stretto con altre persone), alcuni di loro hanno comunque paura per la loro incolumità e si chiudono molto di più in casa di certi giovani, nelle RSA progressivamente gli operatori sanitari sono divenuti molto più cauti e hanno avuto a disposizione sempre più DPI, eccetera. Quindi, nonostante sembrerebbe l'ipotesi più plausibile per motivare le considerazioni che ho appena espresso, non ritengo verosimile un'improvvisa diffusione della malattia tra le classi di età più anziane.
Segnalibri