Originariamente Scritto da
Perlecano
Brutto che ci sia sempre un devastante rovescio della medaglia: da un lato centinaia di migliaia di morti per Covid se ognuno continua a fare quello che gli pare, dall'altro lato terrore cieco - con disagio psicologico strisciante e pian piano invalidante - necessario per comportarsi con accortezza. Del resto non sono milioni di anni che esiste il Covid, nondimeno è molto recente una simile concezione della morte e della sofferenza (poco accettate perchè la vita è data per scontato, ormai), quindi nulla in merito, nella psiche, può configurarsi come automatica risposta ad uno stimolo, a un bisogno. E quindi bevo acqua molto volentieri se il mio organismo sa che con una decina di giorni senza bere soccombe, e ho una sensazione piacevole quando la mia sete viene placata. Idem per la sessualità, per il cibo e (ancor più per automatismi) per il sonno. Ma che si debba rivoluzionare la prassi socio-relazionale per superare una pandemia calata in un contesto inedito - siamo stati buttati in acque agitate e non abbiamo mai imparato a nuotare, mentre ai tempi della Spagnola, per dirne una, il mare era sempre in tempesta e morte, sofferenza erano all'ordine del giorno - non sta codificato in nessun retaggio ancestrale della mente umana. E allora la conditio sine qua non per modificare nella collettività il comportamento umano è la paura di vedere minate le proprie, comunque effimere, certezze. Per di più non esiste il contentino, niente appagamento per aver soddisfatto una funzione biologica che evoluzionisticamente ha preso sempre più la forma del sistema "bisogno vitale da assecondare per avere ricompensa". Non possiamo percepire con naturalezza, men che meno con automatismo, che per evitare una calamità sovra-individuale serva agire con una certa misura. Quindi una paura esogena assurge a surrogato di un cortocircuito interiore che, altrimenti, sarebbe manovrato da un naturale istinto di sopravvivenza di sè e di conservazione della specie.
Bel disastro, in soldoni. Preliminarmente terrorizzati per poter salvarci nel mondo; e se stessimo al mondo con la prassi che incorreggibilmente vorremmo perpetuare, saremmo terrorizzati dalle conseguenze postume del nostro agìto.
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