Ma mica me la prendo eh, anzi penso che forse queste dichiarazioni ora potrebbero essere anche un po' avventate o quantomeno frettolose...poi può anche darsi che ci ripensi ma una volta fatta questa dichiarazione così netta non credo....
Certamente i prossimi mesi potrebbero apparire nebulosi sotto molti punti di vista...
Guarda...
Il fatto è che non si tratta solo di concendersi il piacere di uscire la sera, vedersi assieme ecc. (e che comunque è pesante eh, io razionale fin che vuoi ma questa volta io faccio molta fatica a sostenerla psicologicamente).
le restrizioni, per quanto parziali, sono pesantissime per chi le subisce, bar, ristoranti e per tutti coloro che ci stanno dietro (fornitori, produttori, insomma tutta la catena). Non so se ci si rende conto, le restrizioni NON possono essere protratte ancora per molte settimane.
Adesso sento che vogliono a priori tener chiuse le piste fino a data da destinarsi. Mi viene la pelle d’oca a pensarci. E sentiamo, tutta la rete di alberghi e tutto quello che ci sta dietro? Ovviamente al governo non sanno minimamente di cosa stanno parlando, come al solito. Lo sapranno che ci sono realtà per cui la stagione invernale è il traino e tiene in piedi tutto il resto?
Io sono il primo a dire che non è pensabile alla capienza piena, che bisognerà ridimensionare gli arrivi, scaglionare ecc. ma una chiusura totale rischia di creare un danno a lungo termine.
Infatti. Al mare no, ma in montagna sì. Col buio che scende alle quattro del pomeriggio, e i pinguini fuori dell'albergo. A scelta, si può andare in pasticceria, al bar, alla spa, riunire i bambini a giocare nell'apposita sala dell'albergo, e poi a ristorante, quindi al bar, in birreria, nella hall dell'albergo etc. etc. Insomma, tutti luoghi all'aperto e arieggiati.
Io la vedo molto dura, non tanto per gli sport su neve, ma proprio per il "dopo". In inverno è molto più difficile evitare luoghi chiusi e contatti ravvicinati. A meno che gli alberghi non allestiscano suite isolate con videogiochi, idromassaggio e cena servita in camera.
Ma la "normale" - visibile nella maggioranza delle nazioni, anche occidentali e quindi con piramide demografica simile alla nostra - distribuzione della malattia in termini di incidenza, tra fasce d'età, è proprio questa: ampia circolazione negli under 30, massimo secondario attorno ai 50-55 anni e nuovo aumento - anche se non all'altezza dell'incidenza tra i 20 e i 29 anni - per le persone molto anziane che stanno a stretto contatto con gli operatori delle RSA di cui sono ospiti. Un ruolo fondamentale lo giocano proprio gli operatori di case di riposo, case di cura e in generale anche degli ospedali (tasso di infezione nosocomiale che secondo me ci è ridotto, e negli ospedali tende ad esserci ricoverata quasi "per definizione" gente anziana e debilitata, quindi il virus fa molti più danni a parità di contagiati). Nella prima ondata la zia di mia madre, 96 anni e in casa di riposo, era assistita da operatrici che spesso tenevano la mascherina sotto al mento e se ne sbattevano di usare ulteriori misure preventive supplementari. Invece, in questa seconda ondata, sono state TUTTE dotate di tuta anti-Covid e più in generale l'organizzazione all'interno della struttura è molto migliorata: alla fine, paradossalmente, i contagi nell'edificio sono avvenuti in questa seconda ondata e non nella prima (ma ci sta, l'RSA in questione è nel Varesotto: pochi casi nella prima ondata e disastro da 30-40 giorni a questa parte), ma la carica virale è stata talmente bassa che ben oltre la metà dei contagiati sono risultati asintomatici e giusto un paio hanno accusato tosse e febbricola - e sono stati isolati nelle loro camere. Oltretutto non si sono ammalati tutti o quasi gli ospiti di quel piano, anzi, credo se ne siano ammalati meno di un quinto.
Ultima modifica di Perlecano; 24/11/2020 alle 00:45
Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.
E comunque la proporzione tra under 80 e over 80 deceduti in questa seconda ondata è molto simile a quella apparente della prima ondata, la differenza principalmente sta nel sommerso dei decessi che era ampissimo tra gli anziani e molto ridotto tra i relativamente giovani (intendo più specificamente gli under 70). O meglio, confido in un sommerso generale molto inferiore a quello della scorsa primavera, spero che i dati ISTAT non mi smentiranno tra qualche mese...
P.S. il crollo dell'età media dei diagnosticati può essere scesa anche per una diversa tecnica di contact tracing: vero che il sommerso c'è anche a questo giro, ma ora i tamponi sono sufficienti a testare intere famiglie, compresi i componenti più giovani e quindi probabilmente asintomatici o paucisintomatici: magari ora talvolta sono "solo" le famiglie intere a sfuggire a questo tracciamento, oppure i contatti indiretti che danno vita a catene di contagio che vengono poi individuate "altrove" senza andare a scovare chi ha funto da intermediario - il quale può avere qualsiasi età -; mentre prima agli interi nuclei familiari "sommersi" c'era anche il limitarsi a testare i casi sintomatologicamente "apicali" di un dato nucleo familiare.
Secondo me, riassumendo, è sufficiente far scendere il rapporto casi reali:casi diagnosticati da 8:1 a 2:1, come presumo sia più o meno successo in questa seconda ondata, a far crollare l'età media dei diagnosticati a livelli pressochè identici all'età media di tutti i casi reali, compresi i non diagnosticati. Però è solo un'opinione mia.
Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.
Secondo me realisticamente dobbiamo sperare in questo, al di là di eventuali salvataggi collettivi dati dal vaccino:
- diffusione tra gli over 65 diminuita di almeno di un terzo (incidenza su tot. persone in quella fascia d'età, quindi non come numero assoluto) rispetto a quella degli under 40: obiettivo non credo raggiunto, ma qualche progresso lo abbiamo compiuto.
- rischio di morte: inferiore ad una persona su 10mila tra gli under 30; inferiore ad uno su 3mila nella fascia 30-39 anni (quasi ce l'abbiamo fatta); inferiore a uno su mille nella fascia 40-49 anni; inferiore a uno su trecento nella fascia 50-59 anni; inferiore a uno su 80 nella fascia 60-69 anni; inferiore a uno su 20 nella fascia 70-79 anni (forse ci siamo già!); inferiore a uno su 7 tra gli ultraottantenni. Obiettivo non raggiunto, ma tra migliore modulazione dei protocolli terapeutici e ulteriore protezione dal contagio dei soggetti a più alto rischio potremmo farcela.
Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.
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