Originariamente Scritto da
simo89
Guardate, il ragionamento dal punto logico non fa una piega ed è anche condivisibile, ma vi porto la mia esperienza diretta del periodo in cui la mia famiglia ha preso il covid.
Abito nella periferia sud di Reggio Emilia, in una villetta singola di due piani assieme alla mia famiglia, al primo piano io e i miei genitori, al secondo piano i miei zii con mia cugina (la sorella di mia mamma + marito) e al piano terra mia nonna di 94 anni, che assieme a mio nonno morto nel 1997 ha tirato su la casa 50 anni fa.
Siccome il covid l'abbiamo preso tutti assieme con un leggero sfasamento temporale di 3-4 giorni tra noi e i miei zii, c'è stato un periodo di circa 4-5 giorni in cui, per precauzione, non siamo potuti andare a trovare mia nonna che, per fortuna, nonostante l'età e dei problemi seri a una spalla, ha la mobilità minima per essere autosufficiente.
Per un paio di giorni se l'è cavata da sola, ma da quando s'è lussata una spalla a luglio in una caduta in casa (con conseguente rottura di quasi tutti i tendini della spalla sinistra) è molto meno autonoma di prima e mia mamma e mia zia le fanno tante cose in casa, le mettono i colliri perchè ci vede poco, insomma fa molta meno fatica se c'è qualcuno che la aiuta. E poi insomma le fanno compagnia, stanno giù a parlare dopo aver preso il caffè alla mattina, insomma mia nonna non è sola.
Ora, in quei famosi giorni là di fine ottobre/inizio novembre, c'eravamo giustamente posti il problema di cosa avremmo dovuto fare: la lasciamo sola in casa per due settimane? La portiamo temporaneamente in una struttura per anziani, finchè la situazione si risolve? Andiamo giù a trovarla lo stesso rischiando che se lo prenda, anteponendo il bisogno di starle vicino e aiutarla in casa al rischio della malattia?
Alla fine abbiamo optato per l'ultima soluzione, abbiamo rischiato ben sapendo che quasi sicuramente l'avrebbe preso, nonostante tutte le precauzioni che potevamo prendere. Risultato? L'ha preso, per grazie ricevuta in maniera molto lieve, con solo mezza giornata a 37,5, tre giorni di tosse e qualche dolore più forte del solito. Per avere 94 anni è un mezzo miracolo (forse contribuisce il fatto che sia di gruppo sanguigno zero negativo).
Ma cosa dovevamo fare? Portarla in un ospizio per il tempo che ci saremmo messi a posto? E poi? Mia nonna è lucidissima, se fosse andata in mezzo a degli anziani comatosi, da sola, lontano dalla famiglia, comunque col rischio di prendere il covid, sarebbe stato opportuno?
Io credo proprio di no.
Tutto questo panegirico per dire cosa? Sì, ok l'isolamento, ma l'isolamento ha un prezzo emotivo devastante per gli anziani, spesso grave tanto quanto la malattia. Mia nonna s'era anche messa a piangere per essere così isolata e far così fatica da sola, per dire che spesso trattiamo gli anziani come degli esseri senza emozioni che devono essere protetti, come fossero dei pezzi amorfi di carne in attesa di morire, ma ovviamente non è così. Ci preoccupiamo tanto di tutelare la loro salute fisica, trascurando quasi sempre quella emotiva, come se l'importante fosse che l'importante è non dare fastidio ai figli/nipoti che
li devono gestire, e non invece capire cosa è meglio anche per la loro salute mentale.
Non voglio assolutamente negare l'importanza delle misure restrittive, solo mi lascia un po' perplesso la nonchalance con la quale maggior parte delle persone accettano di isolarsi per settimane/mesi senza colpo ferire e accettare tutto come se fosse normale così.
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