Originariamente Scritto da
Musoita
In data 13 febbraio l’incremento nazionale dei casi è +0,50% (ieri +0,51%) con 2.710.819 contagiati totali, 2.216.050 dimissioni/guarigioni (+13.973) e 93.356 deceduti (+311); 401.413 infezioni in corso (-761). Ricoverati con sintomi -236 (18.500); terapie intensive -33 (2.062) con 118 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 290.534 tamponi totali (ieri 305.619) di cui 134.676 molecolari (ieri 170.992) e 137.838 test rapidi (ieri 134.647) con 94.016 casi testati (ieri 93.062); 13.532 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 4,65% (ieri 4,55% - target 2%); rapporto positivi/casi testati 14,39% (ieri 14,94, target 3%). Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 2.277; Campania 1.751; Emilia Romagna 1.488; Lazio 1.060; Puglia 945. In Lombardia curva +0,40% (ieri +0,45%) con 40.978 tamponi totali (ieri 38.465) di cui 26.649 molecolari (ieri 29.401) e 14.329 test rapidi (ieri 9.064) con 10.035 casi testati (ieri 11.559); 2.277 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 5,55% (ieri 6,56% - target 2%); rapporto positivi/casi testati 22,69% (ieri 21,83% - target 3%); 561.091 contagiati totali; ricoverati -9 (3.574); terapie intensive -+6 (365) con 17 nuovi ingressi del giorno; 27.760 decessi (+61). L’ultimo aggiornamento epidemiologico dell’Iss segnala una fase critica, con la possibile crescita dei nuovi casi anche in relazione alla crescente diffusione della variante inglese: destinata a diventare la forma prevalente in 5-6 settimane, e che già oggi si sta diffondendo con efficacia nella popolazione più giovane. I dati dell’Iss, come sempre, si riferiscono però alla situazione chiusa una settimana prima della comunicazione, avvenuta ieri 12 febbraio: in questo caso riflettono gli indicatori della prima settimana di febbraio. La nostra consueta rilevazione settimanale, basata sul periodo epidemiologico 6-12 febbraio, ci dice che la ripresa è già iniziata: a livello nazionale i nuovi casi sono stati 85.693, +3,72% sulla settimana precedente. Le infezioni rilevate nel giorno medio salgono a 12.241 da 11.802 (30 gennaio - 5 febbraio) e si allontanano ulteriormente dalla soglia di 4.311 (pari a 50 nuovi casi per settimana ogni 100.000 abitanti) che permetterebbe la ripresa delle attività di tracciamento e il controllo dell’epidemia. In Lombardia, la Regione più colpita, la crescita è ancora più evidente: nell’ultima settimana epidemiologica i nuovi casi sono stati 12.767 (media giornaliera 1.823) con un incremento del 13,3% sugli 11.263 (media 1.609) del periodo precedente. A dimostrazione del fatto che la riduzione registrata nelle scorse settimane era solo apparente e probabilmente legata alle nuove modalità di testing, sbilanciate a favore dei test rapidi, anche i nuovi ingressi in terapia intensiva segnano un’inversione di tendenza: nell’ultima settimana 993 a livello nazionale (+5,1% sul periodo precedente) e 146 in Lombardia (+6,5%). Il dato, legato in modo prevalente alle infezioni contratte 2-3 settimane fa, contrasta con la riduzione dei nuovi casi rilevata in quel periodo dai test tampone (ripetiamo, non correttamente utilizzati). Per quanto riguarda l’Rt, l’Iss indica un valore medio di 0.95 riferito ai 14 giorni tra il 20 gennaio e il 2 febbraio (range 0.86-1.06). I valori di Rt puntuale delle singole Regioni, riportati nel Monitoraggio della Cabina di regia Ministero della Salute - Iss, risalgono al 27 gennaio scorso. Proponiamo come di consueto i valori istantanei di Rt calcolati con il metodo Kohlberg - Neyman modificato, sulla base dei dati chiusi alla sera del 12 febbraio. Per l’Italia 1.0 (valore più alto dal 19 gennaio); per la Lombardia 1.03 (valore più alto dal 16 gennaio). Registriamo anche il dato di Milano città (0.97) dove i 1.377 nuovi casi dell’ultima settimana epidemiologica segnano un incremento del 12,31% rispetto ai 7 giorni precedenti. Un’ultima annotazione sulla Provincia di Brescia, dove la variante inglese è stata segnalata con una circolazione particolarmente vivace: il valore istantaneo di Rt, alla sera del 12 febbraio, era 1.20. Si ripropone quindi non solo la necessità di procedere a interventi di mitigazione più tempestivi (le rilevazioni ufficiali attuali di fatto “regalano” almeno una settimana di tempo al virus) ma anche di agire su base territoriale indipendentemente dai confini regionali: che spesso al loro interno mostrano situazioni epidemiologiche completamente diverse. (M.T.I)
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