Ma, negli annunci fatti oggi pomeriggio e in successivi articoli più dettagliati, qualcuno ha trovato modifiche e aggiornamenti precisi per la considerazione di zona gialla, zona bianca ecc?
Cioè rimane tutto "a discrezione del CTS" con il rapporto settimanale come da regole fino a febbraio, oppure hanno dato dei nuovi parametri più precisi riguardanti l'incidenza magari?
Le 3 cose più belle dall'entrata nel forum e nel mondo meteo : i "mammatus" post-temporale, il nevone 2012 e l'ASE..
Covid, troppi spostamenti e poche mascherine nei luoghi pubblici: ecco perché la Germania va sempre peggio
Stanchi della lunga apnea da pandemia, i tedeschi hanno ricominciato a muoversi. E con loro, il coronavirus. Negli ultimi giorni, secondo il "Monitoraggio sulla mobilità" dell'Istituto Koch (RKI), i tedeschi si sono spostati solo il 22% in meno rispetto al periodo pre-Covid. Merkel: "Il quadro è molto grave"
BERLINO - I numeri parlano chiaro: la parola d'ordine è mobilità. Stanchi della lunga apnea da pandemia, i tedeschi hanno ricominciato a muoversi. E con loro, il coronavirus. Negli ultimi giorni, secondo il "Monitoraggio sulla mobilità" dell'Istituto Koch (RKI), i tedeschi si sono spostati solo il 22% in meno rispetto al periodo pre-Covid. "Vanno troppo in ufficio, si incontrano troppo in privato, soprattutto nelle aree rurali, e portano troppo poco la mascherina nei luoghi pubblici", sintetizza il parlamentare della Cdu, Marian Wendt, che ha studiato attentamente i dati. I tedeschi si attengono sempre meno alle regole.
Da fine marzo, stando al RKI, che elabora in forma anonima gli spostamenti dei cellulari, la tendenza sta lentamente ma costantemente "peggiorando" - e con essa i contagi. Oggi la Germania conta 25.110 nuove infezioni, ieri erano state oltre 31mila. Nella media dell'ultima settimana si sono ammalati circa 20mila tedeschi al giorno. La media dell'incidenza è salita a 160 infetti ogni centomila abitanti negli ultimi sette giorni.
L'Istituto Koch osserva che c'è una "chiara correlazione" tra la mobilità e la convinzione che le attuali misure di restrizioni siano "troppo dure". Inoltre, "da quando i cittadini sono meno preoccupati dei pericoli del Covid-19, la mobilità sta aumentando".
E' il motivo per cui Angela Merkel, con un atto d'imperio, ha cancellato la scorsa settimana la conferenza con i land e formulato una legge che è approdata oggi al Bundestag. E nella sua relazione alla Camera bassa del Parlamento tedesco, la cancelliera ha ribadito che "il virus non perdona ritardi" e ha motivato la misura più forte del pacchetto, il coprifuoco dalle 21 alle 5 di mattina, così: "Il punto è ridurre i contatti, dobbiamo ottenere una limitazione della mobilità". Dopo le nove di sera si potrebbe girare soltanto per motivi di lavoro o per portare a spasso il cane.
Il cosiddetto "freno d'emergenza" che dovrebbe scattare ogni volta che i contagi superano quota 100 ogni 100mila abitanti, "è indispensabile, persino tardivo", ha scandito davanti ai parlamentari. Oltre a far scattare automaticamente il coprifuoco, la nuova legge ridurrebbe gli incontri privati a due nuclei di conviventi e massimo cinque persone, esclusi i minori di 14 anni e imporrebbe la chiusura dei negozi. Il "freno d'emergenza" verrebbe sospeso soltanto dopo tre giorni consecutivi di incidenza sotto quota 100.
"Il quadro è molto grave", ha precisato Merkel, ricordando che il coprifuoco è già applicato "da mesi" in alcuni land. E che la situazione dei pazienti in condizioni gravi è ormai al limite della sostenibilità, per il sistema sanitario. Al momento sono oltre 5.600 i pazienti in terapia intensiva. "Chi siamo noi per ignorare le grida di aiuto dei medici? Non possiamo lasciare medici e personale sanitario da soli, non possono vincere la guerra contro il virus da soli". Per la cancelliera "dobbiamo fare di tutto per spezzare la terza ondata da pandemia".
Ma ci sono molti dubbi - anche da parte di giuristi che consigliano la cancelleria, secondo indiscrezioni - sull'applicabilità del coprifuoco, oltre a timori che possa essere spazzato via dai ricorsi. Perciò alcuni politici chiedono che oltre al criterio dell'incidenza ne vengano considerati altri - l'andamento delle vaccinazioni, il tasso di riproduzione del virus o la quota dei tamponi positivi - per farlo scattare.
Si chiude oggi la nostra settimana epidemiologica, di cui vedremo il dettaglio nel commento di domani sia per quanto riguarda l’Italia, sia per le principali Regioni. Spendiamo oggi qualche riflessione, e qualche numero, sui continui paralleli che in questi giorni vengono fatti tra Italia, Uk e Israele per dimostrare come i risultati ottenuti nei due Paesi più avanti nella campagna vaccinale siano facilmente replicabili anche da noi: unica condizione, aumentare il ritmo delle vaccinazioni. In realtà quella dell’aumento del ritmo delle immunizzazioni non è l’unica condizione: gli effetti che si sono registrati in Israele e Uk sono stati ottenuti, in larghissima parte, soprattutto con l’applicazione di un lockdown molto duro che ha “accompagnato” la campagna vaccinale. Cerchiamo di spiegarne i motivi. Per avere effetto sui numeri complessivi, in particolare sui ricoveri e sui decessi, i vaccini hanno bisogno di due condizioni basilari: 1) Tempo, ovvero quello che intercorre tra la prima inoculazione e una risposta efficiente del sistema immunitario. 2) Grandi numeri, ovvero una platea sufficientemente ampia di soggetti protetti per riuscire a influenzare i dati complessivi della popolazione. Se guardiamo Uk e Israele vediamo come, alla data del 15 aprile, in Uk siano state vaccinate “almeno” con la prima dose 32.444.439 persone: il 48% della popolazione generale. In Israele 5.338.273, pari al 56% della popolazione generale. Se oltre a questi valori consideriamo i soggetti già venuti a contatto con il virus (non secondo i dati ufficiali, ma usando le stime sull’infezione reale inclusi i casi non rilevati) possiamo aggiungere una quota ulteriore del 12-15% della popolazione in grado di opporre una risposta efficiente al Sars-CoV-2. Arriviamo al 60-63% in Uk e al 68-71% in Israele: questi valori sono in linea con quelli attesi per una prima vera manifestazione dell’immunità di gregge. Ma sono valori ottenuti nel tempo: che, nel corso delle settimane trascorse in attesa di raggiungerli, erano del tutto insufficienti per avere effetti evidenti legati al crollo delle infezioni, dei ricoveri e dei decessi (in Uk da oltre 1.000 al giorno a poche unità) come quelli che si sono manifestati in modo precoce. Ad agire in questo arco di tempo, limitando al massimo la circolazione del virus e le sue ricadute, sono state le misure di mitigazione (lockdown) che entrambi i Paesi hanno adottato fino al momento in cui hanno ottenuto i risultati che stiamo vedendo oggi. La situazione italiana è molto diversa: non solo non siamo in lockdown, ma stiamo procedendo a progressivi allentamenti delle misure restrittive; da una settimana gran parte del Paese, prima in zona rossa, è passato in arancione e ci sono spinte crescenti per ulteriori rapide riaperture. Se analizziamo i numeri italiani sono molto diversi da quelli che abbiamo rilevato in precedenza per Uk e Israele. Alla mattina del 16 aprile risultavano protette con almeno una dose 10.059.000 persone (il 16,8% della popolazione generale). Se a queste aggiungiamo i soggetti immunizzati per via naturale perché venuti a contatto con virus (ricordiamo le stime sono del 12-15% della popolazione) otteniamo un valore compreso tra il 28,8% e il 31,3%. Un dato sicuramente importante, ma che si ferma alla metà (o poco meno) di quelli stimati per Uk e Israele: in altri termini, la strada è ancora lunghissima e non possiamo pensare di percorrerla lasciando che siano “solo” i vaccini a modificare la situazione. La quota di popolazione esposta e suscettibile al contagio resta ancora molto elevata (circa il 70% degli italiani) e lasciare il virus libero di circolare con poche restrizioni ha due ricadute possibili: 1) Alimentare continuamente il bacino dell’infezione, e quindi rallentare il calo dei positivi, dei ricoverati e dei decessi. 2) Offrire al virus un terreno fertile per sviluppare, grazie alle mutazioni causate dai continui errori di replicazione, possibili nuove varianti in grado di adattarsi al vaccino ed eludere la risposta immunitaria. Per questo motivo, pur senza ricorrere a un nuovo lockdown, le prossime riaperture dovranno essere gestite con molta cautela, agendo parallelamente sulla popolazione per attuare un pieno rispetto delle regole di distanziamento, igiene e protezione individuale. In caso contrario una nuova fase di espansione, per quanto focalizzata all’interno di una popolazione più giovane e meno esposta a forme cliniche gravi, rischia di essere molto probabile. (M.T.I.)
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