Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Ma il discorso di per sè non ha nulla di sbagliato, per cui dal punto di vista strettamente scientifico non posso dire nulla. Il problema è sociale e organizzativo. Una malattia che infetta, mettiamo, il 60% della popolazione (prendiamo il Regno Unito, cioè 67.500.000 persone), significa che infetterà 40.500.000 persone. E - attenzione, qui è il passaggio importante - il tutto in un tempo relativamente molto molto breve, stante l'R0 intorno al 2.3/2.5. Di queste 40.500.000 persone, facciamo proprio gli ottimisti che più ottimisti non si può, solo il 3-4% necessiterà della terapia intensiva, e fanno da 1.200.000 a 1.600.000 persone.
Domanda: un sistema sanitario può affrontare, mettiamo, 1.500.000 malati di terapia intensiva in breve tempo? Lasciamo pure perdere la mortalità, accantoniamola pure. E i quelli che necessitano di ricovero (senza terapia intensiva)? Quanti sono?
Non dimentichiamoci che non si tratta di una malattia con fattore R0 di poco superiore all'1, che avrebbe un impatto sanitario piuttosto diluito nel tempo: parliamo di un virus resistente, che si diffonde rapidamente, che in molti casi porta un peggioramento delle condizioni di salute repentino, che richiede ricoveri immediati, supporto alla respirazione, materiale, macchinari, personale sanitario.
Inoltre, giusto per inquadrare ancora meglio, significa che poco poco 20-30 milioni di persone saranno malate, mettiamo anche che se ne stiano solo a casa, tranquilli, ad aspettare di guarire. Cosa significa? Significa che un Paese rischia di avere milioni di persone che non possono lavorare, curare gli altri, guidare i tram, provvedere alla pubblica istruzione, provvedere alle consegne, provvedere ai trasporti... insomma, non c'è solo un risvolto sanitario puro, c'è anche un risvolto sociale enorme. Parliamo di medici di famiglia che potrebbero essere costretti a letto, e quindi non curare i suoi pazienti. O peggio ancora, chirurghi, anestesisti, protezione civile, tutori delle forze dell'ordine, lavoratori, studenti, ecc. Insomma sarebbe un Paese allo sbando, dal rischio sociale altissimo.
Riassumendo alla buona: se un Paese di 67.500.000 persone ritiene di poter gestire 1.200.000/1.800.000 di posti in terapia intensiva, 10.000.000 di posti di ricovero "standard" e avere altri 30.000.000 di cittadini a letto garantendo sempre a tutti lo stesso trattamento al meglio delle possibilità, allora mi tolgo il cappello e faccio un passo indietro. Ma se non fosse così... ci rendiamo conto che il numero dei morti si potrebbe contare nell'ordine di decine di migliaia se non centinaia di migliaia?
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