olanda +637 e altro record giornaliero
l'ottavo di fila
Grazie per gli articoli postati
Quindi, ricapitolando e facendo solo delle ipotesi: il 13 febbraio nella regione di Valencia è morto un uomo (trovato in seguito positivo al Covid-19), è quindi presumibile che ci fossero altri infetti nella zona/regione. Esattamente un giorno dopo, il 14 febbraio, in una trattoria di Zogno è presente almeno un avventore infetto (è quindi possibile che, anche qui, ce ne fossero altri). Il 19 febbraio, pochi giorni dopo, si gioca Atalanta-Valencia a San Siro, dove si radunano circa 45.000 tifosi atalantini e 2.500 tifosi valenciani. Non è chiaro chi infetta chi (e adesso, direi, non ha più nessuna importanza), fatto sta che quasi 48.000 persone, oltre che andare allo stadio e stare lì, vanno in giro per Milano. Mangiano, bevono, fanno foto, vanno in giro, insomma, fanno tutta una serie di attività insieme. I tifosi atalantini vengono da Bergamo, provincia e dalle Valli Bergamasche.
Il 1° marzo si gioca Atalanta-Lecce nel capoluogo salentino, e 9 giorni dopo un ristoratore locale si ammala.
Il 4 marzo, ossia 14 giorni dopo la partita, la curva dei contagi nella Bergamasca subisce un'impennata, e il 16 marzo il Valencia dice ufficialmente che il 35% dello staff della squadra è positivo al Covid-19.
Andiamo oltre: i bergamaschi in questione, perlomeno dal 4 all'8 marzo (giorno del decreto Lombardia + province zona rossa), continuano a fare la loro vita di sempre: lavoro, casa, parenti, figli, aperitivi & co. Particolarità: pendolarismo diffusissimo: chi vive nelle valli quotidianamente scende in basso verso i centri maggiori e torna a casa la sera. Dall'8 all'11 marzo cambia poco in quanto a restrizioni, dall'11 c'è lo stop a bar, ristoranti e l'incentivo al lavoro da casa. Ma è una zona produttiva e industriosa, di fatto non è avvenuto un vero e proprio stop, c'è stato uno stop solo di alcune attività, e di altre solo un rallentamento. Dal 16 marzo c'è l'obbligo, per tutte le aziende, di tutelare la salute dei lavoratori, ossia garantire la distanza di un metro uno dall'altro oppure, se questo non è possibile, utilizzare guanti e mascherine. Facciamo i pessimisti, mettiamo che fino al 15 marzo nessuno rispettasse le norme, e ipotizziamo che tutto sia continuato più o meno come prima. L'infezione ha un boom allo stadio San Siro il 19 febbraio. I primi numeri importanti di contagi ci sono il 4 marzo. Ma nel frattempo tutto continua: i pendolari vanno su e giù per le valli, in mezzi pubblici, in bar, ristoranti, pub ancora per qualche giorno prima delle restrizioni. Dopo le restrizioni non c'è ancora uno stop deciso, perchè si continua a lavorare, anche se le possibilità di contagio sono fortemente ridotte.
Per semplificare, i tifosi "infetti" sono anche lavoratori. Si sono infettati al San Siro. Sono tornati a casa, hanno infettato mogli, mariti, nonni, zii e cugini. Hanno poi infettato colleghi, capi, fornitori e clienti. Tutti questi infettati "di secondo grado" a loro volta hanno infettato i loro mariti, le loro mogli, i loro nonni, e così via a risalire. Hanno preso mezzi pubblici, per cui hanno infettato anche altri passeggeri (magari anziani, che non guidano più la macchina, e che vanno a trovare altri anziani, magari), hanno infettato autisti, cassieri, uscieri, impiegati e commessi di ogni posto dove si sono recati. Gente di Albino, di Nembro, di Alzano, di Bergamo, che fanno su e giù ogni giorno. Gli anziani infettati hanno fatto visita ad altri anziani, magari in case di riposo, o negli ospedali. I medici e gli infermieri sono ancora quasi all'oscuro di quello che sta accadendo, le protezioni sono ancora scarse, per cui si infettano. Infettati loro, oltre che infettare le proprie famiglie, infettano anche i pazienti. Degli ospedali, delle case di riposo, delle Asl; infettano gli OSS, gli addetti mensa, gli operatori di pulizie, i farmacisti, i quali a loro volta infettano le loro famiglie e i loro cari. In pratica, una bomba esplosa più di un mese fa che solo nelle settimane seguenti inizia a far sentire la sua deflagrazione.
Ha senso secondo voi?
Lou soulei nais per tuchi
Dove lavoro ce le hanno già consegnate: sono quelle prodotte da Miroglio, ci sono arrivate l'altroieri.
Sono ri-utilizzabili, è sufficiente lavarle con candeggina, stenderle bene all'aria e poi possibilmente stirarle. Non sono infinite, ma fino ad una trentina di utilizzi possono arrivare.
Lou soulei nais per tuchi
Alessandro la coscienza individuale e collettiva le costruisci insieme.... Un contesto di crescita con rispetto della collettività genera una coscienza individuale a prescindere. È come sperare di veder nevicare a 0 gradi o a 10.....
Se i giovani sapessero, se i vecchi potessero!!!
certo
ma da dove si parte, da quella collettiva o da quella individuale?
se vivo in uno stato equo ma la mia coscienza non è pronta al rispetto dell'interesse collettivo la tendenza sarà alla divergenza persino quando questa non conviene
così come in uno stato iniquo se la mia coscienza non mi permette il "così fan tutti" sarò sempre in grado di tenere la barra a dritta anche se il contesto mi suggerisce che a livello di mero tornacconto non sia la soluzione più vantaggiosa
in primis deve arrivare sempre e comunque uno sforzo personale affinché la collettività possa crescere e da lì riverberare a cascata in una prospettiva futura per rendere tale sforzo sempre meno gravoso
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