Nella mia piccola azienda di produzione di abbigliamento, che come da ultimo decreto è chiusa, hanno spedito venerdì 5 campioni all'ente preposto per poter avere la certificazione per produrle, e quindi per poter riaprire l'azienda. I titolari hanno passato una settimana a interpretare le direttive e le specifiche per produrle e cercare tra i fornitori i tessuti più idonei. Nel frattempo i 2/3 dipendenti che abitano più vicino alla azienda, rischiando la multa sono riusciti coi mezzi che abbiano internamente a mandarne a cucire già 800 pezzi in un paio di giorni su richiesta di alcune aziende della zona che sono aperte.
Queste mascherine saremmo in grado di produrne almeno 1500/2000 a settimana già da lunedì, ovviamente non sono ancora certificate ma non sono sicuramente come quelle di bunny il coniglio. Ma dobbiamo aspettare appunto la certificazione in maniera tale da avere la deroga per poter riaprire l'azienda.
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Ultima modifica di paolino79; 05/04/2020 alle 09:56
Ci vorrebbe @burian br e il suo calcolo dell’R0 cinese. Credo che al 23 gennaio i casi fossero già decine di migliaia, mi pare ci fosse uno studio dell’Università di Shangai a tal proposito.
Se ne è già discusso. E' altrettanto strano che, nonostante il virus sia circolato indisturbato per un buon mese, fuori dallo Hubei si siano ufficialmente registrati solo 13mila casi, che è un niente per la popolazione cinese - come se ci fossero una cinquantina di casi in Italia fuori dalla Lombardia.
Sono state avanzate diverse ipotesi, perlopiù relative ai test, ma nessuna di queste è lontanamente sufficiente a spiegare le mille incongruenze. La verità è che sono semplicemente dati da cestinare, quantomeno come valori assoluti. Le tempistiche sono un altro discorso: l'epidemia adesso dev'essere finita sul serio, altrimenti non si sarebbero sognati di riaprire tutto anche a Wuhan.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
di tutto ciò che ho riletto, questo è l'intervento che mi ha riportato un po' il sorriso
sono anche contento di non essere l'unico a non poter sopportare il conduttore di Petrolio
comincio ad avere comunque un po' di confusione in testa, se accendi la TV e la guardi per più di un'ora, senti almeno 3/4 pareri completamente diversi riguardo ogni singola cosa relaziona al Covid.
cominciano a girarmi un po' i testicoli a riguardo
Si vis pacem, para bellum.
Ma vogliamo parlare di quei grafici dei contagi in Cina in aumento rapido fra Gennaio e metà Febbraio e i contagi mondiali quasi fermi in tutto quel frangente di tempo, con tutti i voli intercontinentali che ci sono a tutte le ore ? Ah regá ... eh.
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Ma perché, vogliamo parlare dei tanti esercizi "orali" persisi in "mascherina si, mascherina no, guanti si, guanti no" cadenzati più o meno con frequenza giornaliera salvo poi - nella stessa serata - trovare smentita / conforto?
Volo basso, ma basta.
Mi aggrappo a quattro regole di etica e di buon senso che ci appartengono da quando abbiamo cognizione.
Che è meglio, via.
Eddai su...
Des certitudes ? Il n'y en a qu'une: fièrement francophone.
Io continuo a non capire i dati della mia provincia.
Questo il numero delle infezioni totali, a partire dal 3 marzo:
CuneoInfetti.JPG
2 casi il 3 marzo, 61 casi il 15 marzo, 731 casi il 31 marzo e 932 casi ieri
Non solo la curva non si abbassa, ma addirittura si impenna, soprattutto negli ultimi giorni! Ma come diavolo è possibile, con il lockdown avvenuto l'11 marzo? Sono passati 24 giorni (ventiquattro!), come è possibile che i casi, anzichè diminuire o perlomeno rimanere stazionari, continuino ad aumentare?
Questo è il grafico dei nuovi infetti per giorno:
CuneoNUinf.JPG
E' una follia! Ieri giornata peggiore di sempre, con 82 nuove positività accertate
La situazione sembrava in miglioramento intorno al 20/25 marzo (10-15 giorni dopo il lockdown, calzava abbastanza bene)... e invece ora ci troviamo questa roba qui.
Mi do solo due spiegazioni.
a) L'accumulo di tamponi dei giorni passati è così alto da non essere stato processato (e non mi stupirebbe, dato che l'intera regione processa appena 2.000 tamponi al giorno)
b) l'infezione è ormai così diffusa a livello capillare che gli infetti ormai sono talmente tanti tali da non rendere visibili gli effetti del lockdown.
Non so quale delle due sia l'ipotesi migliore.
Lou soulei nais per tuchi
«Ospedali speciali e squadre che agiscano già dai primi sintomi. Il mio piano per il dopo»
di Monica Guerzoni
Distanziamento sociale, mascherine per tutti (o quasi), una rete di Covid hospital su tutto il territorio nazionale, uno studio a campione per capire quanti sono i contagiati in Italia e un’app, modello Corea, per verificare i contatti delle persone positive. Sono i passaggi chiave del piano strategico in cinque punti per uscire, «con grande gradualità e cautela», dall’epidemia di coronavirus [...]
Uno degli aspetti di questa emergenza, che più spaventa il ministro, è che dopo migliaia di morti e tanti sacrifici il nostro Paese possa ritrovarsi a dover serrare di nuovo tutto, come ad Hong Kong o a Wuhan. Per questo Speranza ripete che la fretta è la peggiore consigliera: «Senza rigore si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti. Sul piano sanitario sono ancora molto preoccupato, perché la situazione è complicata e non ci sono certezze sul piano scientifico». Il ministro la chiama «operazione verità» e ricorda che prima di «diversi mesi» non ci sarà un vaccino e nessuno dei medicinali allo studio ha dato per ora esiti certi: «L’unica certezza che abbiamo è mantenere le distanze». Eppure, grazie alla frenata dei contagi, il teorico della «linea dura» comincia a vedere una (piccola) luce in fondo al tunnel e lavora all’uscita dall’emergenza.
1. Distanziamento
«Mantenere e fare rispettare prioritariamente il distanziamento sociale a tutti i livelli e promuovere l’utilizzo diffuso di mezzi di protezione individuale». Il che vuol dire che gli italiani dovranno andare al lavoro, o al supermercato, con le mascherine sul viso. Non è ancora un obbligo su scala nazionale, ma il ministro riconosce che coprire naso e bocca è «utile alla causa» e approva la scelta del presidente Fontana in Lombardia. «Una diffusione intelligente di mascherine ci aiuta in questa battaglia — ammette Speranza —. Purché non le si utilizzi per andare a correre nel bosco e si eviti di usare quelle con il filtro, riservate al personale sanitario».
2. Le reti sanitarie
Rafforzamento dei servizi di prevenzione e delle reti sanitarie del territorio «come arma principale per combattere il virus». Vuol dire che quando una persona ha dei sintomi deve essere raggiunta al più presto da una squadra specializzata che prenda in carico il malato, dal tampone alla terapia. Individuare i positivi, isolare i contatti stretti e monitorare in particolare le residenze per anziani.
3. I Covid hospital
«Intensificare in tutti i territori la presenza di Covid hospital», che dovranno restare aperti anche quando il virus allenterà la presa sull’italia. Questo perché «fino alla distribuzione del vaccino non si può escludere un’ondata di ritorno del virus». E qui Speranza osserva che gli ospedali tradizionali devono potersi «concentrare su tutte le terapie ordinarie», perché «purtroppo non è che il coronavirus ha fatto sparire altre malattie anche gravi».
4. I test
La quarta raccomandazione è l’uso corretto dei test, molecolari e sierologici. Speranza, che nella circolare certifica la possibilità di tamponi più rapidi, invita ad attenersi alle priorità indicate dall’oms e dal Comitato tecnico-scientifico. E, riguardo ai test sierologici, annuncia che partirà presto uno studio nazionale su un campione di decine di migliaia di persone: si farà un prelievo di sangue per capire quanti italiani sono entrati in contatto con il virus.
5. Il tracciamento
Il quinto e ultimo punto è il «rafforzamento delle strategie di contact tracing e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie». In pratica potremo scaricare un’app sul cellulare, che servirà a verificare i contatti stretti di persone positive e a monitorare lo stato di salute di un paziente durante la quarantena, controllando ad esempio battito cardiaco e ossigenazione del sangue. «Un’adeguata applicazione informatica direttamente disponibile sullo smartphone dei cittadini — si legge negli “appunti” del ministro — è uno strumento decisivo per accelerare e rendere più accurato tale processo».
Tratto da: Il Corriere della Sera di oggi, 05.04.2020
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