Originariamente Scritto da
Davide1987
«Ospedali speciali e squadre che agiscano già dai primi sintomi. Il mio piano per il dopo»
di Monica Guerzoni
Distanziamento sociale, mascherine per tutti (o quasi), una rete di Covid hospital su tutto il territorio nazionale, uno studio a campione per capire quanti sono i contagiati in Italia e un’app, modello Corea, per verificare i contatti delle persone positive. Sono i passaggi chiave del piano strategico in cinque punti per uscire, «con grande gradualità e cautela», dall’epidemia di coronavirus [...]
Uno degli aspetti di questa emergenza, che più spaventa il ministro, è che dopo migliaia di morti e tanti sacrifici il nostro Paese possa ritrovarsi a dover serrare di nuovo tutto, come ad Hong Kong o a Wuhan. Per questo Speranza ripete che la fretta è la peggiore consigliera: «Senza rigore si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti. Sul piano sanitario sono ancora molto preoccupato, perché la situazione è complicata e non ci sono certezze sul piano scientifico». Il ministro la chiama «operazione verità» e ricorda che prima di «diversi mesi» non ci sarà un vaccino e nessuno dei medicinali allo studio ha dato per ora esiti certi: «L’unica certezza che abbiamo è mantenere le distanze». Eppure, grazie alla frenata dei contagi, il teorico della «linea dura» comincia a vedere una (piccola) luce in fondo al tunnel e lavora all’uscita dall’emergenza.
1. Distanziamento
«Mantenere e fare rispettare prioritariamente il distanziamento sociale a tutti i livelli e promuovere l’utilizzo diffuso di mezzi di protezione individuale». Il che vuol dire che gli italiani dovranno andare al lavoro, o al supermercato, con le mascherine sul viso. Non è ancora un obbligo su scala nazionale, ma il ministro riconosce che coprire naso e bocca è «utile alla causa» e approva la scelta del presidente Fontana in Lombardia. «Una diffusione intelligente di mascherine ci aiuta in questa battaglia — ammette Speranza —. Purché non le si utilizzi per andare a correre nel bosco e si eviti di usare quelle con il filtro, riservate al personale sanitario».
2. Le reti sanitarie
Rafforzamento dei servizi di prevenzione e delle reti sanitarie del territorio «come arma principale per combattere il virus». Vuol dire che quando una persona ha dei sintomi deve essere raggiunta al più presto da una squadra specializzata che prenda in carico il malato, dal tampone alla terapia. Individuare i positivi, isolare i contatti stretti e monitorare in particolare le residenze per anziani.
3. I Covid hospital
«Intensificare in tutti i territori la presenza di Covid hospital», che dovranno restare aperti anche quando il virus allenterà la presa sull’italia. Questo perché «fino alla distribuzione del vaccino non si può escludere un’ondata di ritorno del virus». E qui Speranza osserva che gli ospedali tradizionali devono potersi «concentrare su tutte le terapie ordinarie», perché «purtroppo non è che il coronavirus ha fatto sparire altre malattie anche gravi».
4. I test
La quarta raccomandazione è l’uso corretto dei test, molecolari e sierologici. Speranza, che nella circolare certifica la possibilità di tamponi più rapidi, invita ad attenersi alle priorità indicate dall’oms e dal Comitato tecnico-scientifico. E, riguardo ai test sierologici, annuncia che partirà presto uno studio nazionale su un campione di decine di migliaia di persone: si farà un prelievo di sangue per capire quanti italiani sono entrati in contatto con il virus.
5. Il tracciamento
Il quinto e ultimo punto è il «rafforzamento delle strategie di contact tracing e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie». In pratica potremo scaricare un’app sul cellulare, che servirà a verificare i contatti stretti di persone positive e a monitorare lo stato di salute di un paziente durante la quarantena, controllando ad esempio battito cardiaco e ossigenazione del sangue. «Un’adeguata applicazione informatica direttamente disponibile sullo smartphone dei cittadini — si legge negli “appunti” del ministro — è uno strumento decisivo per accelerare e rendere più accurato tale processo».
Tratto da: Il Corriere della Sera di oggi, 05.04.2020
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