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Lui è Mattia Maestri, il celebre "paziente 1" di Codogno.
Ho deciso di iniziare in questo modo questo (lungo) post perchè da lui tutto è iniziato. E il testo che vi preparate a leggere vuole porre ordine alla storia del virus in Europa, un virus che vede lui come inizio. Il paziente 1 d'Europa.
La nostra storia inizia il 16 Gennaio. A Shanghai due genitori vanno a trovare la figlia. Una normale storia familiare, come milioni di simili ce ne sono nel mondo. Ma stavolta quel comune viaggio cambierà il mondo, perchè a bussare alla porta di quella donna di Shanghai c'erano non solo i genitori, ma l'appuntamento con la Storia.
In realtà non sappiamo se sia andata proprio così, ma le probabilità che sia andata diversamente sono davvero remote, ed è suggestivo voler pensare, visto l'eccellente margine di probabilità (oserei dire
certezza), che si conoscano le dinamiche con cui tutto è iniziato così nei particolari.
La donna era una manager dell'azienda tedesca Webasto. A breve sarebbe partita per Stockdorf, Monaco di Baviera, per presenziare a un corso di formazione.
I genitori della donna provenivano da Wuhan, ed erano stati infettati da un virus ancora sconosciuto della famiglia dei Coronavirus che, si scoprirà con analisi genetiche successive, tra l'altro possedeva una recentissima mutazione puntiforme di un singolo nucleotide che aveva causato una singola sostituzione amminoacidica nella proteina Spike. Col senno di poi, erano stati infettati da una variante genetica molto contagiosa, che si diffonderà nell'arco di pochi mesi su tutto il pianeta.
La donna si infettò con quel virus, ma i tempi di incubazione non le consentirono di accorgersene prima di intraprendere il viaggio (fatale) verso l'Europa.
Quando, tornata in Cina, il 26 Gennaio si sentirà male e farà il tampone, scoprirà di aver contratto il nuovo virus, che sarebbe stato a breve battezzato SARS-CoV2.
E siamo al primo bivio del nostro albero filogenetico.
La manager cinese infetta due dipendenti della Webasto, i quali trasmetteranno a loro volta l'infezione ad altri colleghi e ad altri familiari.
Il focolaio sembra controllato.
Un mese dopo, 20 Febbraio, Mattia Maestri si presenta in gravi condizioni nell'ospedale di Codogno. La moglie, nel discorso anamnestico del marito, citerà una cena con un amico rientrato dalla Cina. Sarà l'atto che scoprirà il vaso di Pandora, al cui interno si celano solo malattia e morte, con al fondo la speranza.
Le analisi genetiche scopriranno qualche giorno dopo una correlazione con il virus isolato in Germania il 28/01 dal paziente 1 bavarese della Webasto, a sua volta identico al virus della donna di Shanghai. Il virus di Codogno è infatti il discendente diretto, di prima generazione, del virus della donna di Shanghai.
Ma com'è possibile? Quando e come un italiano si è preso il virus? Tra l'altro in Germania?
Come nei migliori e più affascinanti misteri, non si saprà mai cosa è successo. E con grande stupore una storia di cui conosciamo così scandalosamente bene l'inizio presenta un vuoto drammatico e consistente della durata di un mese. Come se ci si fosse addormentati nel mezzo di un viaggio e al risveglio fossimo distanti centinaia di km da casa.
Le analisi filogenetiche però ci consentono di fare in parte luce su questo buio.
Recenti sviluppi infatti ci permettono di stabilire alcuni punti fermi:
- il virus non è giunto in Italia tramite i dipendenti Webasto
- il virus di Codogno è stimato risalire al 19-22 Gennaio
La donna della Webasto ha dato origine a due rami filogenetici indipendenti: il primo è nato con i contagi intra-aziendali della Webasto, il secondo lo troviamo un mese dopo a Codogno in Italia.
Non possono essere stati dunque i tedeschi a trasmetterlo in Italia, perchè non avrebbero mai potuto con dei virus geneticamente diversi da quello isolato in Italia. E' vero tuttavia che lo avrebbero potuto fare, tuttavia, i primi due pazienti della Webasto, che erano stati contagiati direttamente dalla manager cinese e presentavano lo stesso identico virus. Le analisi genomiche però ci dicono che il virus italico è nato da una mutazione occorsa in un range temporale ben definito, e incompatibile con i tempi minimi richiesti affinchè un paziente esposto al virus divenga contagioso. Il primo dipedente Webasto infatti fu contagiato il 21 Gennaio, e non avrebbe mai potuto risultare contagioso prima del 23/24!
La data ipotizzata con la tecnica dell'orologio molecolare permette dunque di stringere il campo a una sola ipotesi:
la donna ha trasmesso il virus a un altro paziente X, sconosciuto, nel cui corpo svilupperà una nuova mutazione puntiforme che risconteremo poi in Italia 20 giorni dopo.
Date le tempistiche, è probabile che il contagio sia avvenuto all'aeroporto di Monaco o di Shanghai, o a bordo dell'aereo. O ancora, nella stessa Monaco, magari nell'albergo dove alloggiava o in un ristorante.
L'obiezione di non aver isolato dunque in Italia un virus identico a quello bavarese come indizio che in Italia il virus fosse arrivato non da quel caso, ma da un altro importatore dalla Cina, @
snowaholic, decade dunque alla luce di queste datazioni.
Il virus infatti sarebbe giunto in Italia già mutato nella forma di Codogno, e non nella forma bavarese. Dunque non sarebbe mai stato possibile isolarlo nel nostro Paese.
Spostiamoci adesso di un mese in avanti. E torniamo a Mattia.
Oltre al suo virus, nei giorni successivi ne furono isolati molti altri, tutti in Lombardia. La diffusione in Italia doveva già essere a buon punto, visto il grado di divergenza genetica sviluppata.
I dati dei virus isolati infatti nella terza decade di Febbraio illustrano bene come
il virus avesse preso 4 strade, di cui 3 italiane. Tutte queste strade portarono alla diffusione di diverse e numerose variante genetiche nei vari paesi europei.
Ho detto 4 strade. Sì, perchè una di queste strade non è avvenuta affatto in Italia.
In una fase molto precoce dall'arrivo del virus in Italia, presumibilmente la prima decade di Febbraio, in special modo i primissimi giorni, qualche italiano infettatosi, o un francese infettatosi, è andato in Francia, nella regione dell'Oise o dipartimenti limitrofi.
In Francia troviamo infatti il quarto protagonista della nostra Storia. Il 21 Febbraio, nell'Hauts de France, si scoprirà infatti un virus il cui genoma è già in uno stadio di sviluppo molto avanzato rispetto al virus di Codogno, pur discendendo da esso.
Postume analisi genomiche hanno individuato, sempre in Francia e nel limitrofo Belgio, dei virus tracce dell'antenato di quello del 21 Febbraio. Uno di questi era proprio il virus antenato, isolato il 26 Febbraio. Il fatto di essere stato individuato sempre in Francia e Belgio, ma mai in Italia, la dice tutta sulla data in cui dev'essere arrivato in Francia.
Recenti sviluppi hanno portato a datare geneticamente il genoma virale francese alla settimana tra 19 e 26 Gennaio. Praticamente un diretto e immediato discendente del virus italiano.
Ancora una volta, quindi, possiamo gettare luce sul periodo oscuro tra 20 Gennaio e 20 Febbraio.
E' presumibile dai dati a disposizione che tra i primi contagi avvenuti nella settimana successiva al 20 Gennaio, sia avvenuta la mutazione che ha dato origine al virus francese.
L'assenza di virus di quel ramo in Italia lascia pensare che il contagio che ha dato origine a quel virus sia accaduto in Italia, ma che poi l'infettato sia divenuto contagioso esclusivamente in Francia, portando con sè a cavallo tra ultimissimi giorni di Gennaio e primissimi di Febbraio il virus nello stato oltralpe.
La Storia bussa un'ultima volta il 20 Febbraio, un mese dopo l'inizio di tutto. Il virus francese si ritrova in USA. E' il 1° Marzo.
Il resto è noto.
Possiamo dunque ripercorrere le tappe iniziali dell'epidemia:
- il virus arriva in Europa, e subdolamente si diffonde in Italia, nel silenzio della penombra
- tra fine Gennaio e primi di Febbraio arriva nella regione del Grand Est/Oise francese
- tra fine Febbraio e metà Marzo ci sono introduzioni multiple dalla Francia e Belgio verso gli USA, nel riguardo la East Coast (leggasi New York)
- tra fine Febbraio e metà Marzo il virus dall'Italia si diffonde in Baviera, Svizzera, Spagna, Austria, e da questi per contiguità in Portogallo e Rep.Ceca
- tra fine Febbraio e metà Marzo il virus dalla Francia si diffonde in Belgio, Olanda, Germania settentrionale, e da qui segue la costa baltica conquistando la Danimarca e la Svezia (ma questo merita un racconto a parte)
- sempre nella prima decade di Marzo, ritroviamo il virus francese in Medio Oriente, Arabia Saudita.
- nella prima metà di Marzo, dall'Italia, il virus si diffonde in Brasile. Ne nascerà un'orrenda epidemia mortale
- sempre dall'Italia, prenderà le mosse l'epidemia in Russia
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