Idem, poi però vedi torme di ragazzini all'esterno dei negozi, spesso con la mascherina sul volto ma che non rispettano (e mi stupirei del contrario) il distanziamento fisico e allora cominci a farti qualche domanda su quanto incidano questi comportamenti (e la convivialità in senso largo) nella diffusibilità del virus... perché o c'è qualcosa che non capiamo oppure le catene del contagio extra-familiare si formano per via prossimale (lavoro/cerchia degli amici, ecc.).
Sì, nelle aree germanofone (almeno della Svizzera) tendeva ad esserci una mentalità un po’ lassiva nei confronti delle misure di contenimento, ad esempio le mascherine ci hanno messo a passare, e le misure sono sempre state applicate in modo da farle pesare meno possibile alla società per non fermarla. Cosa vuoi che ti dica? Dalla prima ondata sono usciti anche loro, fa parte della loro mentalità e non la giudico. I ticinesi e romandi in parte su questo assomigliavano un po’ di più agli italiani... ed erano in una situazione sanitaria peggiore in primavera.
Sicuramente il calo degli anticorpi è il problema più grande, applicando brutalmente la correzione utilizzata nello studio di Manaus ai dati italiani uscivano dati molto più realistici (2,5 milioni), potrebbe anche essere sufficiente quello a spiegare l'incidenza così bassa registrata nello studio ISTAT.
L'altra potenziale fonte di distorsione è dovuta ai rifiuti, se molte persone hanno rifiutato il sierologico perché pensavano di risultare positivi e dovere quindi fare il tampone potrebbe produrre una distorsione significativa. Dubito però che sia un effetto molto forte, anche perché ci sono un sacco di persone convinte senza motivo di averlo avuto. Quindi tra i tanti rifiuti solo una parte probabilmente era dovuta a questo motivo e l'incidenza tra queste persone non era esageratamente più alta di quelli che hanno accettato. Questa ipotesi sarebbe anche testabile se avessero diffuso dati di dettaglio dello studio, incluso il tasso di rifiuto per regione/provincia.
Altre fonti di distorsione mi sembrano poco credibili, lo studio era progettato abbastanza bene.
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Ultima modifica di snowaholic; 22/10/2020 alle 21:49
Ogni tanto penso con paura a cosa potrebbe portare una nuova chiusura totale. Ero molto ottimista nei mesi scorsi, nel senso che ritenevo assolutamente impossibile un nuovo lockdown perché avremmo imparato a gestire meglio la cosa. Ed in effetti da un lato ora conosciamo il nemico, sappiamo come curarlo meglio e precocemente, tamponiamo anche gli asintomatici. Ma in queste ultime settimane abbiamo capito che questo non basta, se poi nei mesi non abbiamo potenziato ancor di più le TI, e se il tracciamento - un giorno capiremo il perché - è andato a farsi benedire. Come dicevo sopra una nuova chiusura sarebbe la mazzata definitiva per le piccole-medie imprese, senza calcolare anche la fine del blocco licenziamenti dal prossimo anno. Un disastro economico insomma. Dall’altro lato se lasciassimo propagare il virus il disastro sarebbe sanitario (e a catena anche economico, anche se non in maniera netta come durante il lockdown). Insomma, sembra quasi che di fronte a noi ci sia un baratro e dobbiamo solo scegliere il modo in cui saltarci dentro. Stasera sono molto sovrappensiero e negativo, spero che i prossimi mesi mi smentiranno, faremo bene a tenere duro.
Mamma mia, addirittura del lei siamo un pò più informali, dai
Questa storia significa, temo, che c'è ancora qualcosa di macroscopico di questo virus che ci sfugge, e di cui non abbiamo ancora capito un tubo.
Altro esempio, letto da utenti del Sud del forum. Quest'estate le mascherine - anche tra esercenti e baristi - erano un optional, e le spiagge erano prese d'assalto, i locali pieni, il distanziamento inesistente.
Ebbene, cosa è successo?
Praticamente nulla, escluso il focolaio al Billionaire (dove si è contagiato lo stesso Briatore). Ma quanti locali ci sono in Italia? Quanti chioschi, quante piccole discoteche, quanti localini? Migliaia? Applicando le nostre conoscenze del virus, luoghi come la Puglia e la Sicilia avrebbero dovuto contare migliaia e migliaia di casi a fine estate, e invece cosa abbiamo avuto? Qualche limitato focolaio locale, e stop.
Altro esempio che faccio, parlando stavolta di casa mia. Appena finito il lockdown diversi colleghi sono andati oltreconfine, e hanno testimoniato che le mascherine non le indossava nessuno, nè i baristi, nè gli esercenti, nessuno di nessuno, e gli unici ad indossarla eravamo noi italiani, peraltro guardati con curiosità. Oltralpe il virus era come se non esistesse o che non fosse mai esistito. E anche lì locali, bar, negozi, ristoranti, e così via, senza alcun distanziamento, senza alcuna protezione, senza niente di niente. Stando alle nostre conoscenze sarebbe dovuto scoppiare come minimo un pandemonio... e invece? Niente, anche lì i casi sono andati gradualmente diminuendo sempre di più, e l'ondata epidemica ha avuto pressochè lo stesso andamento della nostra.
Quindi torniamo al discorso di prima: o le tre D non servono assolutamente a niente (o comunque a pochissimo) o c'è qualcosa di fondamentale nella trasmissione - o nella sopravvivenza del virus - che ci sfugge ancora.
L'unica cosa che mi viene in mente, così a bruciapelo, è la stagione, almeno per il comparto europeo: il "caldo" e il sole della stagione che avanza. Ma l'andamento non è stato identico: mi correggano gli altri utenti, se non sbaglio ci sono dei Paesi che hanno avuto un picco in estate (gli Stati Uniti, forse?).
Insomma, molte cose non quadrano.
Lou soulei nais per tuchi
Ci può essere una graduazione di misure compresa tra il "Liberi tutti" alla Bolsonaro e un lockdown nazionale stretto. Tra l'altro proprio in Brasile dove comunque, per ragioni socio-economiche, un lockdown alla europea sarebbe inattuabile, vediamol bene l'impatto negativo di un virus dilagante e anche i suoi effetti socialmente distorsivi e moltiplicatori della disuguaglianza sociale.
Quello è il nostro punto di vista.
Come già dicevo in Svizzera tedesca c’è una mentalità un po’ diversa anche a livello di stile di vita, ma non per questo devo andare io ad imporre loro mascherine, lascio la libertà di decidere cosa è meglio per loro.
Sia si agisca in un modo che in un altro ci sono vantaggi e svantaggi. Si sono sempre arrangiati, se poi in questo caso faranno numeri più alti del dovuto ne prenderemo atto, compenseranno con altro.
Non aver raggiunto la quota prevista di per sè non genera distorsione, aumenta solo leggermente l'incertezza sulla stima nazionale e in misura più significativa le stime di dettaglio, provinciali, per classi di età e professione (ma uno squilibrio transita numerosità tra queste categorie, ad esempio perché ci sono in proporzione più giovani, non inficia la stima totale)
La numerosità così elevata non era necessaria per una buona stima nazionale, alla fine abbiamo raggiunto numeri simili alla analoga ricerca Spagnola.
La distorsione potrebbe derivare invece da una diversa incidenza tra chi ha accettato e chi ha rifiutato di partecipare al test, come potrebbe accadere in alcuni casi. Ma questo non dipende dal non aver raggiunto l'obiettivo, anche se avessero chiamato più persone per raggiungerlo la distorsione sarebbe rimasta.
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Ultima modifica di snowaholic; 22/10/2020 alle 22:11
a tal proposito mi ha appena raccontato il mio migliore amico (l'avvocà) sulla Francia... sostanzialmente un cliente è un luminare del trapianto di fegato, vive a Parigi ed il figlio va in una scuola privata (potete immaginare il livello). non esiste alcun tipo di misura tra mascherine, distanziamento e incrocio classi in entrata uscita, intervalli, NIENTE DI NIENTE.
preoccupante ai fini del tuo discorso. probabilmente quando esplode, esplode, qualsiasi cosa si faccia. bisogna evitare del tutto che possa esplodere, l'UNICO modo, INEVITABILMENTE, è quello coreano. prima ce ne rendiamo conto e prima ci salviamo. oramai è tardi, si spera per l'inverno prossimo (non questo, 21/22).
Si vis pacem, para bellum.
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