Originariamente Scritto da
Davide1987
Riporto da facebook
PERCHE’ UN NUOVO LOCKDOWN SAREBBE INUTILE
Con il raggiungimento delle occupazione di 1500 posti in T.I. abbiamo raggiunto il limite di saturazione "politica" degli stessi, non certo nostro limite superiore, che raggiunge nazionalmente le oltre 4200 unità, più eventuali potenziamenti estemporanei.
Non certo il raddoppio giornaliero a multipli di 100 dei posti in TI, che indicherebbe si, una crescita esponenziale fuori controllo del virus, mentre continuiamo ad avere una curva sostenuta, ad “accumulo” ;
Cifra importante perchè essa ha segnato, quando toccata oltralpe, il punto della svolta del Governo Francese di Macron verso l’attuale politica di lockdown dipartimentali, e coprifuoco notturni, misura la prima già in aria anche in Italia, e la seconda già implementata anche da noi, ed ha segnato la china per un lockdown totale in Francia, dal prossimo Venerdì.
Ma servirebbe un lockdown parziale o totale anche in Italia ?
Assolutamente, no, ne dal punto di vista strategico, ne da quello sanitario, ed ovviamente, sarebbe deleterio per l’economia e per il morale della popolazione. Se su questi ultimi due punti, ovvi non mi soffermerò, gli altri due meritano invece un approfondimento.
Dal punto di vista strategico, no, nessuna utilità, perché i lockdown servono non alla eliminazione della circolazione virale, ma a dare il tempo ai sistemi sanitari di adattarsi alla minaccia, e le misure di adattamento, sono state predisposte e finanziate, ma non implementate in tutte le Regioni, come è possibile desumere facendo i dovuti parallelismi. Non sarebbe utile un lockdown totale, perchè in molte Regioni la situazione è ragionevolmente sotto controllo, come era già stato nella prima ondata pandemica, non sarebbe utile un lockdown regionale, perchè il tessuto produttivo, la geografia, le reti di trasporti italiane non sono compartimentabili, e si assisterebbe come nelle fase espansive già vissute, ad un “travaso” molto facile di focolai tra regioni.
Anche dal punto di vista strettamente sanitario, anzi biologico, avrebbe davvero poco senso, perchè con facili calcoli, è possibile rapportare ad un buon 30% della intera popolazione italiana almeno del Nord Ovest Italiano la quantità di asintomatici, contagiosi e non, circolanti, ed anche lockdown protratti oltre i 120 giorni, unitamente al fatto che alcune comunità animali stando segno di essere possibile serbatoio endemico, si avrebbe, con questo nuovo ceppo mutante, più diffusivo e meno letale, il ripresentarsi veloce della situazione, come le esperienze americane ed israeliane hanno già ampiamente dimostrato (vedasi ad esempio il rapporto nazionale ufficiale israeliano di due giorni fa) dove i lockdown regionali e nazionali ci sono stati.
Cosa ha senso fare allora ? La prima urgenza è l’immediato potenziamento non solo delle rianimazioni, incisive come sempre, ma non più delle ondate precedenti, ma soprattutto della capacità di cura intermedia, sfruttando i dispositivi ed i fondi già stanziati per i Covid Hospital di circostanza, e l’immediata messa in sicurezza sia degli anziani, dei pazienti a rischio (ipertesi, diabetici, immunodepressi) che di tutte le categorie professionali esposte maggiormente (sanitari, educatori, professori, autisti, istruttori sportivi) con dispositivi di protezione idonea ed eventuale messa a casa dei più fragili a mezzo medici del lavoro e medici di famiglia, con idonei ammortizzatori sociali.
Avrebbe senso il rilascio delle misure attualmente in essere ? Seppur alcune poco incisive ed altre risibili, in generale no. Nascendo come analista CBRNe offensivo e non difensivo (uno dei pochissimi attualmente esistenti), l’attuale trend ci porta, al pari delle mie stime esatte pubblicate della precedente pandemia avveratesi, ad una stima di 15-13.000 morti, di cui 6000 in età produttiva e militare, e 1200 tra adolescenti, neonati e bambini. Il rilascio immediato delle misure in essere porterebbe al raddoppio della conta dei morti in ogni fascia di età. Ed a una circolazione virale complessiva del 60% circa nel Nord, e del 30% nel resto di Italia, a fronte di uno stimato tra il 18% ed il 13% della precedente ondata. Che però ha prodotto anticorpi immunizzanti nel 4,5% della popolazione. Ovvero quanto di più lontano su quanto accaduto e su quanto accadrebbe dal necessario per avere una immunità di gregge, ma solo una parzialissima immunità diffusa temporanea (3-5 mesi).
L’andamento dei contagi al momento sembra seguire due direttive, la maggior parte degli asintomatici e paucosintomatici sembra relativizzabile a focolai scolastici e domestici - fatto salvo ovviamente il colpire più gravemente geneticamente esposti e fragili - ed il restante provenire da sintomatici, presintomatici (anche qua tematica da approfondire) ed asintomatici che sembrano, in proporzione da determinarsi, seguire il “fattore K”, ovvero eventi sociali maggiori e prolungati e la certa presenza di super-spreaders in entrambe le categorie.
Si aggiunge come l’andamento dei cicli virali, oltre che dal fattore climatico, sembrano attestarsi per la precedente ondata pandemica sui 4 mesi e mezzo circa, e che le misure di distanziamento ben dosate portino a mutazioni progressive verso una maggior diffusività ma ad una minor letalità.
Cosa si può fare in più , oltre a quanto suggerito qua sopra ? Il ceppo italiano, diverso dal N20 circolante in Europa, ancora non ufficialmente ri-tipizzato, assomiglia a quello G614 USA per comportamento ed al ceppo israeliano, e quindi, oltre a quanto sopra esposto, occorrerà anche ripensare ad una strategia nazionale di dispositivi di protezione altamente performanti, anche prodotti in loco od adattati, visto che ormai, anche dopo il mio contributo sul blog e presso alcune Istituzioni, gli studi sembrano convergere su una maggior carica virale del singolo Droplet, rendendo poco efficaci le maschere di comunità e quelle di tipo chirurgico, quale elemento fondamentale di qualsiasi strategia.
Dott. Marco Filippi
Expert Crisis Manager & CBRNe Consequence Manager NATO/EU
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