Certo, chi lo diceva teneva in conto anche i tempi di distribuzione...
Vorrei che la maggior parte della popolazione o almeno tutta la fascia a rischio venisse vaccinata entro il prossimo autunno ma non ne sono tanto convinto. (anche perchè prima lo devono fare gli operatori sanitari, il protocollo è quello anche se per me sarebbe più sensato farlo prima agli anziani)
Va beh, credo che purtroppo per loro i Paesi in via di sviluppo saranno ai margini all'inizio che queste dosi iniziali se le beccheranno i paesi occidentali, e comunque se riuscissero a essere approvati definitivamente almeno un paio di vaccini si potrebbe fare più in fretta; però la vedo comunque così, mica ora a gennaio siamo a posto...ripeto, credo sia davvero troppo presto per lasciarsi andare all'entusiasmo.
Una volta che il meccanismo si è innescato, è dura spegnerlo. Un po' come per gli incendi: se quando applichi misure la situazione è già grave, servono molti più sforzi (e pure per più tempo) rispetto a un incendio preso in tempo (per il quale bastano meno misure e anche meno tempo). Può sembrare dunque paradossale, ma se ci pensi bene applicando questa metafora è in realtà proprio così.
Intanto notavo come la Valle d'Aosta sia giunta a 253 morti, ovvero abbia perso lo 0,2% della popolazione! Nemmeno nei cantoni limitrofi della Svizzera si è arrivati a tanto, giusto nel cantone Vallese siamo allo 0,12%.
Tra 48 ore qui in Abruzzo torniamo "rossi" grazie a quella purtroppo non sparuta frangia di persone locali che qui da queste parti oltre a non pensare a se stessi non hanno pensato anche agli altri....egoismo?Non trovo altro aggettivo per catalogare costoro.Grazie per averci di nuovo fatto chiudere negozi ristoranti bar ecc. ecc. evidentemente in questa regione siamo tutti benestanti....
Come preventivato oggi sono spuntate le smentite allo studio dell'istituto tumori sul virus circolante a settembre 2019. Qualche trafiletto sui giornali on-line, nessuna traccia nei TG.
Ed ecco quindi che per il 99% della gente il Coronavirus è in Italia dal settembre 2019. E non c'è più nulla da fare.
Mi provoca un riso amaro che proprio chi ha sbattuto in prima pagina una notizia allucinante del genere, oggi riesca a titolare "Certe assurdità possono provocare danni" riferito non a loro stessi ma a Radio Maria.
Scoperti due fattori di rischio genetici per Covid 19
NON TUTTI hanno la stessa probabilità di ammalarsi di Covid 19. E non tutti i malati corrono gli stessi rischi: anziani e persone con patologie croniche, lo sappiamo da tempo ormai, rappresentano la stragrande maggioranza delle vittime di questa maledetta pandemia. Non è tutto però, perché esistono alcuni fattori genetici che possono influenzare la nostra capacità di combattere l’infezione, e le nostre chance di sopravvivenza. E uno studio della Rete Trapianti italiana ne ha appena messi in luce ben due: il gruppo sanguigno, e una variante genica del principale sistema che regola la risposta immune nell’uomo, il cosiddetto sistema di istocompatibilità HLA, che codifica per la produzione di alcune particolari proteine, chiamate antigeni HLA, responsabili del funzionamento del nostro sistema immunitario e della risposta di rigetto al trapianto, ma anche del riconoscimento e della risposta agli agenti infettivi, come virus o batteri.
NON TUTTI hanno la stessa probabilità di ammalarsi di Covid 19. E non tutti i malati corrono gli stessi rischi: anziani e persone con patologie croniche, lo sappiamo da tempo ormai, rappresentano la stragrande maggioranza delle vittime di questa maledetta pandemia. Non è tutto però, perché esistono alcuni fattori genetici che possono influenzare la nostra capacità di combattere l’infezione, e le nostre chance di sopravvivenza. E uno studio della Rete Trapianti italiana ne ha appena messi in luce ben due: il gruppo sanguigno, e una variante genica del principale sistema che regola la risposta immune nell’uomo, il cosiddetto sistema di istocompatibilità HLA, che codifica per la produzione di alcune particolari proteine, chiamate antigeni HLA, responsabili del funzionamento del nostro sistema immunitario e della risposta di rigetto al trapianto, ma anche del riconoscimento e della risposta agli agenti infettivi, come virus o batteri.Coronavirus, corsa al vaccino: tutto quello che c'è da sapere sul Pfizer-Biontech
Lo studio
La ricerca, pubblicata sulla rivista Transplantation, ha incrociato i dati del sistema informativo trapianti (SIT), che raccoglie le informazioni genetiche necessarie per individuare la compatibilità tra donatori e riceventi, con i dati della sorveglianza epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità. “Nei nostri database custodiamo i dati genetici di oltre 70mila persone, tra donatori, pazienti in attesa di trapianto e pazienti trapiantati, raccolti di routine per garantire la corretta assegnazione degli organi”, spiega Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti. “Abbiamo pensato di utilizzarli per valutare se alcuni di questi fattori immunogenetici rappresentino un rischio nei confronti di Covid 19, come suggerito da alcune ricerche pubblicate negli scorsi mesi. Ed effettivamente, il nostro studio ha rivelato che il tipo gruppo sanguigno AB0 e una particolare variante HLA potrebbero influenzare il rischio di contrarre la malattia, e di avere una prognosi infausta”.
Il gruppo sanguigno
Riguardo al gruppo sanguigno, come emerso anche negli scorsi mesi, i soggetti di gruppo A sembrano avere una probabilità lievemente maggiore di ammalarsi, mentre le persone con gruppo 0 sarebbero più resistenti all’infezione. Parlando invece degli antigeni HLA, i risultati dello studio hanno evidenziato per la prima volta che la presenza della variante HLA-DRB1*08 nei soggetti analizzati è più frequentemente associata sia ai casi di positività, con un’incidenza all’incirca doppia, e anche al rischio di decesso per Covid-19, con una probabilità tre volte maggiore rispetto alla popolazione nella quale questa variante non è presente.
Nel 6% della popolazione
Questa variante genica inoltre ha una caratteristica interessante: è presente circa nel 6 percento della popolazione italiana, ma con una prevalenza maggiore al Nord (9%) rispetto al Sud (3%), e potrebbe quindi spiegare, almeno in parte, gli effetti più gravi dell’epidemia visti fino ad oggi nelle regioni settentrionali. Se confermati con studi più ampi, questi risultati potrebbero rivelarsi importanti non solo per indirizzare le scelte nella gestione clinica dei pazienti più a rischio, ma anche come fattori con cui orientare le campagne di vaccinazione (ovviamente quando il vaccino anti Covid sarà finalmente disponibile), per dare la precedenza alle popolazioni più suscettibili.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
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