Prima delle lezioni in presenza, la priorità dovrebbe essere la riapertura di biblioteche e spazi studio, e obbligare tutti i docenti a caricare la registrazione delle lezioni. Il ritorno in presenza lo trovo sensato solo per le matricole. Programmare i trasporti per le università è molto più complicato, non si tratta di mettere qualche autobus in più, perché gli universitari hanno orari molto più irregolari degli studenti del liceo, e inoltre una buona frazione di universitari utilizza il treno, e per potenziare i treni occorrono investimenti sui sistemi di segnalamento e sul materiale rotabile per cui occorrono anni. Bisogna poi trovare aule spaziose per consentire a tutti di seguire. In un'aula del liceo ci sono 30 persone quando va male, in una universitaria ce ne sono centinaia
Guarda, secondo me la questione sta tutta nei punti che ho sottolineato. Non è infatti affatto scontato che sarà obbligatorio per tutti tornare in presenza (sia perché le dichiarazioni del ministro vanno in questo senso, sia perché oggi -a fronte di un teorico obbligo di predisporre esami obbligatoriamente online anche se vi è la possibilità di farli in presenza- molti insegnanti se ne fregano delle regole e incredibilmente e apparentemente inpunentemente non danno la possibilità di darli online, nemmeno in zona rossa (ti lascio immaginare i disagi conseguenti). Stai tranquillo che capiterebbe pure con le lezioni anche se vi fosse il tutt'altro che scontato obbligo di divulgarle online (tanto più se si considera che lo sforzo per fare un esame online potrebbero essere molto minori rispetto alle lezioni in doppia modalità).
Io sono pienamente favorevole a dare la possibilità della presenza soprattutto per gli esami (quante ne ho sentito sugli esami online, questo è sicuramente la cosa peggiore di questa situazione per gli universitari), per le lezioni forse un po' meno perché i mezzi sono già sovraccarichi con le sole superiori, figuriamoci così. Ma va bene, mi sta comunque bene se nel concreto viene data la possibilità e non l'obbligo citato.
Sulla seconda parte grossettata "se si può tornare in sicurezza" e beh, dici nulla. Tutto da vedere e dimostrare, a me nel contesto attuale mi sembra più una frase fatta che altro onestamente, però vale comunque quanto detto prima.
Infine sulla parte sottolineata una mia opinione prettamente personale: trovo che ci possano essere appigli psicologici più efficaci dell'unversità o della scuola in presenza, o almeno non credo che sia così decisiva per la maggior parte degli studenti, tra cui poter fare sport liberamente, ma è chiaro che anche la scuola/università può aiutare in tal senso. In generale mi trovi d'accordissimo sulla difficoltà psicologica che si può provare a causa di queste e altre situazioni, però ci sarebbero delle cose da valutare, tutto qui.
Infine lo scopo principale del mio messaggio era quello di rimarcare l'assoluta incertezza che ci circonda a causa della totale mancanza di una strategia, non credo lo si possa negare. E vale anche per le scuole/università eh, perché se poi si torna alla situazione di ottobre rinchiuderanno anche quelle e voilà, si ripiomba anche da quel punto di vista nell'incertezza e nella discontinuità tra dad e presenza che immagino sia molto destabilizzante, forse quasi quanto la dad sempre e comunque.
Ma ovviamente non pretendo di aver ragione, espongo solo il mio punto di vista.
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Continuiamo a liberare gli ospedali, boh, rimango in standby con le considerazioni possibili su come sta andando...sono molto stupito in positivo.
Sempre da Coronavirus in Italia, i dati e la mappa :
La variante brasiliana, in aggiunta, sembra essere in grado di eludere almeno in parte la risposta anticorpale: perché la sua proteina Spike ha cumulato una serie di mutazioni che ne rendono più difficile il riconoscimento da parte degli anticorpi sviluppati in seguito all’infezione con il virus originario.
In altri termini: venendo a contatto con la nuova variante, i soggetti che in passato si sono ammalati di Covid-19 si possono ammalare di nuovo. Gli studi in corso dovranno chiarire con quale frequenza questo accade, e soprattutto se i vaccini disponibili forniscono protezione anche contro questa variante o se dovranno essere sottoposti a una modifica. In attesa di risposte precise usciamo dal campo dell’immunologia e trasferiamoci in quello dell’epidemiologia.
Entrambe le varianti, inglese e brasiliana, sono caratterizzate da una velocità di trasmissione molto superiore rispetto al Sars-CoV-2 finora in circolazione. Con possibili ricadute su due aspetti chiave: l’immunità di gregge e la copertura minima vaccinale necessaria per ottenerla. Partiamo dall’immunità di gregge, che si calcola con una formula semplice: 1-1/R0. L’R0 del Sars-CoV-2 è 2,5, quindi 1-1/2,5. Dividiamo 1 per 2,5 e otteniamo 0,4. Procediamo con la sottrazione (1-0,4) e otteniamo il risultato: 0,6.
Per arrivare all’immunità di gregge dobbiamo avere almeno il 60% della popolazione in grado di opporre una risposta anticorpale. Questo in condizioni ideali, che di fatto non si verificano praticamente mai: perché a modificarle intervengono fattori come la densità di popolazione, i diversi comportamenti individuali, l’adozione (o non adozione) di contromisure e molti altri ancora. Che rendono l’R0, di fatto, una variabile: ma in genere viene utilizzato come un valore stabile, presumendo che all’interno di una determinata popolazione tutti i soggetti abbiano identiche possibilità di infettarsi e di trasmettere l’infezione.
Arrivati a questo punto, al concetto di immunità di gregge dobbiamo abbinare quello dell’efficienza del vaccino: in termini molto semplici, quante persone rende immuni su 100 vaccinati. I vaccini Pfizer e Moderna hanno valori vicini al 95%; quello di Astra Zeneca, inizialmente stimato al 75%, sembra poter arrivare al 95% se somministrato in prima inoculazione a mezzo dosaggio, seguito da un richiamo a dose piena (su questo aspetto in particolare si stanno concentrando le verifiche in corso all’Ema).
Per definire la copertura minima vaccinale (quanti soggetti dobbiamo vaccinare e rendere immuni per ottenere la protezione dell’intera comunità) dobbiamo dividere il dato dell’immunità di gregge per quello dell’efficienza del vaccino: nel nostro caso, considerando i vaccini Pfizer e Moderna, dobbiamo dividere 0,6 (immunità di gregge per il Sars-CoV-2 originario) per 0,95 (il vaccino immunizza 95 persone su 100). Il risultato (0,63) ci dice che per ottenere l’immunità di gregge con i vaccini Pfizer e Moderna dobbiamo vaccinare il 63% della popolazione. Torniamo a questo punto alle varianti, che essendo più contagiose impongono un ricalcolo rispetto a quanto fatto. Perché da un lato, con un R0 più alto, impattano sulla teorica immunità di gregge e quindi sulla copertura minima vaccinale necessaria per ottenerla. Dall’altro, se davvero fossero in grado di eludere in parte la risposta anticorpale, e di farlo anche nei confronti dei soggetti vaccinati, diminuirebbero l’efficacia del vaccino.
Vediamo cosa accadrebbe in entrambi i casi. Una variante con un R0 di 4,0 (valore stimato da molti laboratori per quella inglese) cambierebbe il nostro primo calcolo in questo modo: 1-1/4, quindi 1-0,25. Il risultato finale (0,75) ci dice che dovremmo avere il 75% della popolazione protetta da anticorpi per raggiungere l’immunità di gregge.
Incrociando questo dato con l’efficacia del vaccino (95%) per capire quante persone vaccinare dobbiamo dividere 0,75 per 0,95: il risultato è 78,9, quindi dobbiamo vaccinare il 79% della popolazione per arrivare all’immunità di gregge.
Un livello molto più alto di quello (63%) ricavato utilizzando i parametri del Sars-CoV-2 originario. Nel caso in cui una variante fosse in grado di eludere una parte della risposta anticorpale, e quindi diminuisse l’efficacia del vaccino, il calcolo cambierebbe ancora. Ipotizziamo un’efficacia dell’85% (valore del tutto ipotetico) sempre a fronte di un virus con R0 di 4,0: dovremmo dividere 0,75 non più per 0,95, ma per 0,85. Il risultato (0,88) porterebbe alla necessità di vaccinare l’88% della popolazione. Diminuiamo ancora l’efficacia, portandola al 75% e arrivando così a dividere 0,75 per 0,75: il risultato è 1, ovvero immunità di gregge raggiungibile solo vaccinando il 100% della popolazione. Con un’efficacia inferiore al 75%, a fronte di un virus mutato con le caratteristiche che abbiamo utilizzato per il calcolo, l’immunità di gregge sarebbe impossibile da raggiungere. Ribadiamo che questo esercizio, oltre che espresso con molte semplificazioni, è puramente teorico: perché nella realtà gli elementi che concorrono al risultato finale sono molteplici e influiscono in modo diverso in popolazioni diverse (anche all’interno della stessa nazione o regione).
Inoltre, perché questo risultato si verifichi, la variante dovrebbe essere non più “una delle forme del virus”, ma l’unica circolante o perlomeno quella largamente prevalente. L’esercizio è comunque utile per capire come si arrivano a definire i parametri chiave, e perché la comparsa di varianti debba essere monitorata con estrema attenzione: individuandole precocemente e limitandone il più possibile la diffusione. (M.T.I.)
Le 3 cose più belle dall'entrata nel forum e nel mondo meteo : i "mammatus" post-temporale, il nevone 2012 e l'ASE..
Come sembra, il problema del Covid non e`"solamente" la parte acuta della malattia, ma anche quella "post-Covid" con potenziali problemi anche seri su vari organi del corpo.
Ed e`questa la cosa che piu`mi preoccupa.
Immagino già da Febbraio treni simili a barconi per immigrati, come è sempre stato perchè la gente comunque va a lavorare.
Anche al 50%, resterebbe un'occupazione dei vagoni da barconi per immigrati, per dire come si era in condizioni normali.
Io non sono d'accordo affatto, persino per le matricole: obblighi a spostamenti intere famiglie, che avranno poco tempo per organizzarsi e avranno pure difficoltà negli spostamenti interregionali (è lecito accompagnare i figli in altra regione per aiutarli a sistemarsi?).
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