Secondo me in questo senso è utile guardare l'evoluzione della curva in Argentina. Prima dell'avvento della probabile variante più contagiosa la curva era in netto calo pur con le restrizioni (assolutamente insufficienti in inverno) notevolmente allentate.
Si spera vivamente che si abbia un'estate paragonabile alla scorsa, e credo che non sia utopia. Anche se la variante inglese dovesse diventare dominante si spera che almeno le fasce più a rischio saranno già vaccinate e protette, e a quel punto l'allentamento verrebbe da sé.
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Però va detto che anche la Spagna e la Grecia avevano ripreso a crescere in agosto, mentre i Balcani addirittura in luglio. Può benissimo essere un founder effect unito ad un rilassamento delle restrizioni (o dei comportamenti), senza contare che anche in Eurasia ci sono paesi con curve stranissime non del tutto legate all'andamento stagionale, tipo l'Ucraina o il Kazakistan.
Aggiungo che in Argentina la % di positività è salita solo leggermente, quindi parte dell'aumento è imputabile all'aumento dei test.
Ultima modifica di nevearoma; 23/01/2021 alle 13:52
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Da lunedì in Lombardia riaprono le scuole di ogni ordine e grado, superiori parzializzate e con ingressi differenziati
“Sopra le nuvole il meteo è noioso”
Covid, Lombardia errore nel calcolo dell’Rt: migliaia di guariti sono stati conteggiati come ancora positivi
Le persone catalogate con «inizio sintomi» non uscivano più dalle statistiche. Non veniva compilata la descrizione dello stato clinico: «Non ci era stato chiesto»
Un numero, e proprio il più importante per l’ingresso in zona rossa, in controtendenza rispetto agli altri indicatori. Da una parte una forte crescita, dall’altra numeri stabili. In Regione Lombardia la domanda rimane nell’aria per giorni: com’è possibile che abbiamo un Rt - l’indice che calcola la diffusione del virus - a 1,4, mentre più o meno per lo stesso periodo l’Rt sui ricoveri in ospedale è sotto soglia (0,93), i casi assoluti fermi a 13 mila e rotti, lo stesso i contagi ogni 100 mila abitanti (a quota 133)? Il fatto che il dato dell’Rt preso in considerazione dal ministero della Salute sia vecchio stavolta non basta a spiegare la situazione. Il dilemma viene sciolto alla fine con una lunga telefonata.
Al cellulare ci sono l’epidemiologo Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento (che fa i conti per il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità) e l’epidemiologo Danilo Cereda dell’assessorato alla Sanità della Lombardia (autore dei report di Regione Lombardia sui contagi). Il problema è che il numero di casi indicati dalla Regione su cui viene calcolato dall’Istituto superiore di sanità l’Rt è sovrastimato. Vengono contati più infetti di quelli che realmente ci sono. Sembra paradossale, ma è la verità: tra i casi ci sono anche centinaia di guariti. Sono soprattutto coloro che dal 12 ottobre, in base alle nuove norme del ministero, possono interrompere l’isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei sintomi senza più il doppio tampone negativo. Tutti loro nei report compilati da Cereda compaiono come persone con «inizio sintomi», ma senza la descrizione dello stato clinico (asintomatico, paucisintomatico, sintomi).
Se il campo non è compilato, in assenza di informazioni, quando guariscono, non vengono depennati. In sintesi: entrano nel conteggio, ma non escono mai. Perché Regione Lombardia non mette la descrizione dei sintomi? «Quel campo non è obbligatorio, è sbagliato forzarlo», spiegano dagli uffici della Prevenzione di Regione Lombardia: «L’informazione la forniamo nel momento in cui i medici ce la segnalano». Per riuscire a superare il problema negli ultimi giorni la direzione generale di Regione Lombardia decide di compilare quel campo. In accordo con l’Istituto superiore di sanità. Perché soltanto adesso? La giustificazione: «Nessuno mai prima ci ha detto che altrimenti i guariti non sarebbero stati conteggiati».
Nell’allegato tecnico che accompagna il ricorso di Regione Lombardia al Tar, integrato nelle ultime ore, l’assessorato alla Sanità scrive: «Finora la sovrastima dell’Rt ( che si trascina dal 12 ottobre, ndr ) è stata mascherata dal fenomeno più rilevante in termini numerici dell’aumento dei casi della seconda ondata (oltre 300 mila) - sottolinea la Lombardia -. Pertanto tale fenomeno si è osservato solo adesso evidenziando in tal modo la sovrastima del Rt». Insomma: finora mai nessuno della Regione s’è accorto della questione.
Sulla responsabilità della situazione assurda, la relazione dell’Istituto superiore di sanità di ieri, è netta: «Il 20 gennaio 2021, la Regione Lombardia ha inviato come di consueto l’aggiornamento del suo database - si legge nel documento -. Si constata una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2020 (quella decisiva per la zona rossa, ndr ), che riguarda il numero di casi in cui viene riportata una “data di inizio sintomi” (...) per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove prima era assente». Insomma: la Lombardia compila il campo che fino a questo momento è rimasto vuoto. I cambiamenti riducono in modo significativo il numero di casi inclusi nel calcolo dell’Rt. Per il periodo 15-30 dicembre la Lombardia passa da 14.180 casi dichiarati a soli 4.918. Risultato: «I dati forniti dalla Lombardia cambiano il numero di soggetti sintomatici notificati dalla stessa Regione. Alla luce della rettifica si rende necessaria una rivalutazione» della zona rossa. Ma è possibile che, a quasi un anno dallo scoppio dell’epidemia, in Lombardia ci siano ancora problemi sulla trasmissione di dati cruciali per la vita dei cittadini?
Mezzi pubblici, almeno qui in provincia, invariati così chi dovrà entrare a scuola con il secondo scaglione (9:10) dovrà andare a scuola un’ora prima, as usual...
“Sopra le nuvole il meteo è noioso”
Mah, io vedo che anche Paesi vicini hanno curve stradiverse fra loro.
Serbia:
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Tre ondate distinte, di cui la seconda nel cuore dell'estate, poi nuovo calo e terza ondata in autunno
Montenegro:
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Prima ondata pressochè inesistente, e poi una seconda ondata lunghissima iniziata pressochè nel cuore dell'estate con culmine a fine autunno
Grecia:
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Anche qui prima ondata inesistente, ma la seconda anche, un unico picco intenso in autunno
Cechia:
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Debole prima ondata, e poi ultima ondata "doppia" con primo picco autunnale e secondo invernale.
Insomma, è difficile capirci qualcosa. Dipenderà dalle restrizioni? O da varianti locali che non sono state analizzate? O da entrambi i fattori più altri che non consideriamo?
Lou soulei nais per tuchi
Su un arco temporale lungo in genere è così, ed anche se non sono un esperto è in realtà la direzione più probabile una volta introdotta la pressione selettiva dei vaccini - per come è fatto questo virus, per eludere la risposta immunitaria dovrebbe auto-rendersi quasi inefficace.
Però al momento non ha una pressione selettiva in quella direzione, può mutare un po' "come gli pare" per così dire e tanto ha comunque un ampio bacino di soggetti suscettibili.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
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