Originariamente Scritto da
burian br
Non è routine comunque, in quanto la routine è la giornata standard per l'appunto, non la giornata fuori dallo standard. Se parliamo allora di routine sconvolta, devo far notare che, salvo per le palestre o smart working o mascherine, non è stata in realtà sconvolta più di tanto. Ieri come oggi posso svegliarmi, fare colazione, andare a lavoro, fare la spesa, tornare a casa, cenare, vedere la TV o stare con mia moglie/i miei figli. Posso anche andare a fare compere nei negozi e vedere i miei amici dove, quanto voglio e quando voglio (eccetto tra le 22 e le 5).
Parlo per chi è adulto ovviamente, ci sono categorie quali gli studenti che sono stati stravolti nella loro routine, e infatti ho sempre detto che a mio parere la fascia d'età che se la passa peggio è quella adolescenziale e degli universitari.
Se poi portiamo tutto sul piano della soddisfazione personale è un'altra storia, è normale che certe mancanze si sentono.
Mi innervosisco però se leggo che sono queste cose che rendono degna la vita. La dignità della vita è un concetto etico e giuridico e non può essere misurata sulla base della qualità della stessa, terrei fuori dunque la dignità. Parliamo semplicemente in termini di "meglio" o "peggio": certo, una vita da malato è peggiore della vita di un sano, ma non per questo meno degna.
Una vita da recluso è peggiore della vita di uno libero, ma non per questo meno degna.
Una vita sotto la pandemia è peggiore della vita senza pandemia, ma non per questo meno degna.
L'esempio con il villaggio povero si pone in questa prospettiva, in quanto il fatto che non possano godere di tante cose che
li renderebbero migliore la vita non rende quest'ultima meno degna di essere vissuta, al massimo decisamente meno desiderabile, non meno degna.
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