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Discussione: Nuovo Virus Cinese

  1. #88311
    Burrasca L'avatar di Simotgl
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    A proposito dei rapidi...il solito Lab24.

    Abbiamo ricevuto molte domande sul tema dei tamponi rapidi, e in particolare su un recente studio dell’Università di Padova firmato da Andrea Crisanti, Stefano Toppo, Annamaria Cattelan e Vito Cianci.

    Ci sforzeremo come sempre di rispondere semplificando al massimo temi complessi e sacrificando un po’ di scienza sull’altare della comprensione. I ricercatori hanno individuato, in alcuni test antigienici con risultato negativo e poi sottoposti a conferma con test molecolare, un’alta carica virale: ovvero test rapido negativo, test molecolare positivo con “molto virus”.

    Il successivo sequenziamento del materiale virale ha rivelato numerose mutazioni nella struttura della proteina N, che viene utilizzata nei test antigenici per verificare la presenza del Sars-CoV-2. La ricerca è proseguita analizzando test antigenici di produttori diversi e la problematica ha trovato conferma su scala più ampia. In Veneto, Regione dove quasi il 70% dei tamponi è ormai di tipo “rapido”, lo studio ha verificato che le mutazioni della proteina N si riscontrano con particolare frequenza nel materiale virale ottenuto da tamponi molecolari positivi eseguiti come verifica di test rapidi negativi.

    Come dire: il virus con queste particolari mutazioni non viene rilevato, a differenza delle varianti che ne sono prive, dai test antigienici rapidi ed emerge solo in caso di ulteriore verifica con metodologia Rt-Pcr (molecolare).

    I risultati ottenuti sono importanti per almeno due motivi:

    1) Confermano che l’uso esteso dei test rapidi, ormai quasi al 50% su base nazionale, non è indicato per condurre verifiche sulla popolazione generale ma deve essere riservato alla valutazione rapida di cluster specifici (scuole, aziende, comunità chiuse) perché i positivi che vengono individuati sono molti meno di quelli reali. Come del resto emerge anche dall’analisi dei numeri ufficiali: su 9.617.949 test rapidi analizzati alla sera del 31 marzo, solo 112.772 sono risultati positivi (1,17%).
    Pur considerando che ancora oggi 7 Regioni non distinguono i positivi individuati con l’una o l’altra metodica (Sicilia, Liguria, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise) è anche vero che i loro dati non influenzano più di tanto i valori nazionali. Possiamo ipotizzare, per semplicità, che l’1,17% indicato prima si trasformi in 1,3-1,4%. Ma resta un valore molto lontano dal rapporto positivi/tamponi totali (molecolari + antigenici) che da settimane si muove in area 6-8%. I test rapidi, in altri termini, individuano molti meno positivi di quanto non facciano quelli molecolari.
    O, rovesciando il punto di vista, lasciano liberi di circolare numerosi soggetti positivi che se fossero stati testati diversamente sarebbero stati messi in isolamento.

    2) Ancora più importante: l’utilizzo sempre più diffuso dei test antigenici potrebbe, come hanno sottolineato i ricercatori dell’Università di Padova, favorire la selezione di varianti virali contenenti mutazioni non rilevate né rilevabili, complicando sia il possibile contenimento della malattia, sia la campagna vaccinale nel caso in cui fossero in grado di eludere la risposta immunitaria.
    Di fatto i test rapidi rischiano di esercitare una pressione selettiva sul virus, favorendo lo sviluppo dei ceppi di Sars-CoV-2 che contengono nella loro sequenza le mutazioni che “aggirano i test”. È un po’ come, per fermare dei pesci a monte di un lago, usare una rete capace di bloccarli tutti tranne quelli rossi. A distanza di tempo il nostro lago sarebbe pieno di pesci rossi, proprio per colpa della rete che abbiamo utilizzato. Nel caso del virus i test antigenici sono la rete, e al posto dei pesci abbiamo il virus: non rosso, ma invisibile.
    Libero di circolare e riprodursi. Torniamo a sottolineare quanto ribadito più volte in questi mesi: l’epidemiologia creativa, in situazioni come quella che stiamo vivendo, è sempre una cattiva idea. I test rapidi sono importantissimi se usati come dovrebbero: a complemento, e non in sostituzione, di quelli molecolari. (M.T.I.) Riduci ▲
    Le 3 cose più belle dall'entrata nel forum e nel mondo meteo : i "mammatus" post-temporale, il nevone 2012 e l'ASE..

  2. #88312
    Vento forte L'avatar di nevearoma
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Superata la soglia dei 300mila vaccini nelle ultime 24 ore. Già qualcosa...
    "In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."

  3. #88313
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Citazione Originariamente Scritto da Simotgl Visualizza Messaggio
    A proposito dei rapidi...il solito Lab24.

    Abbiamo ricevuto molte domande sul tema dei tamponi rapidi, e in particolare su un recente studio dell’Università di Padova firmato da Andrea Crisanti, Stefano Toppo, Annamaria Cattelan e Vito Cianci.

    Ci sforzeremo come sempre di rispondere semplificando al massimo temi complessi e sacrificando un po’ di scienza sull’altare della comprensione. I ricercatori hanno individuato, in alcuni test antigienici con risultato negativo e poi sottoposti a conferma con test molecolare, un’alta carica virale: ovvero test rapido negativo, test molecolare positivo con “molto virus”.

    Il successivo sequenziamento del materiale virale ha rivelato numerose mutazioni nella struttura della proteina N, che viene utilizzata nei test antigenici per verificare la presenza del Sars-CoV-2. La ricerca è proseguita analizzando test antigenici di produttori diversi e la problematica ha trovato conferma su scala più ampia. In Veneto, Regione dove quasi il 70% dei tamponi è ormai di tipo “rapido”, lo studio ha verificato che le mutazioni della proteina N si riscontrano con particolare frequenza nel materiale virale ottenuto da tamponi molecolari positivi eseguiti come verifica di test rapidi negativi.

    Come dire: il virus con queste particolari mutazioni non viene rilevato, a differenza delle varianti che ne sono prive, dai test antigienici rapidi ed emerge solo in caso di ulteriore verifica con metodologia Rt-Pcr (molecolare).

    I risultati ottenuti sono importanti per almeno due motivi:

    1) Confermano che l’uso esteso dei test rapidi, ormai quasi al 50% su base nazionale, non è indicato per condurre verifiche sulla popolazione generale ma deve essere riservato alla valutazione rapida di cluster specifici (scuole, aziende, comunità chiuse) perché i positivi che vengono individuati sono molti meno di quelli reali. Come del resto emerge anche dall’analisi dei numeri ufficiali: su 9.617.949 test rapidi analizzati alla sera del 31 marzo, solo 112.772 sono risultati positivi (1,17%).
    Pur considerando che ancora oggi 7 Regioni non distinguono i positivi individuati con l’una o l’altra metodica (Sicilia, Liguria, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise) è anche vero che i loro dati non influenzano più di tanto i valori nazionali. Possiamo ipotizzare, per semplicità, che l’1,17% indicato prima si trasformi in 1,3-1,4%. Ma resta un valore molto lontano dal rapporto positivi/tamponi totali (molecolari + antigenici) che da settimane si muove in area 6-8%. I test rapidi, in altri termini, individuano molti meno positivi di quanto non facciano quelli molecolari.
    O, rovesciando il punto di vista, lasciano liberi di circolare numerosi soggetti positivi che se fossero stati testati diversamente sarebbero stati messi in isolamento.

    2) Ancora più importante: l’utilizzo sempre più diffuso dei test antigenici potrebbe, come hanno sottolineato i ricercatori dell’Università di Padova, favorire la selezione di varianti virali contenenti mutazioni non rilevate né rilevabili, complicando sia il possibile contenimento della malattia, sia la campagna vaccinale nel caso in cui fossero in grado di eludere la risposta immunitaria.
    Di fatto i test rapidi rischiano di esercitare una pressione selettiva sul virus, favorendo lo sviluppo dei ceppi di Sars-CoV-2 che contengono nella loro sequenza le mutazioni che “aggirano i test”. È un po’ come, per fermare dei pesci a monte di un lago, usare una rete capace di bloccarli tutti tranne quelli rossi. A distanza di tempo il nostro lago sarebbe pieno di pesci rossi, proprio per colpa della rete che abbiamo utilizzato. Nel caso del virus i test antigenici sono la rete, e al posto dei pesci abbiamo il virus: non rosso, ma invisibile.
    Libero di circolare e riprodursi. Torniamo a sottolineare quanto ribadito più volte in questi mesi: l’epidemiologia creativa, in situazioni come quella che stiamo vivendo, è sempre una cattiva idea. I test rapidi sono importantissimi se usati come dovrebbero: a complemento, e non in sostituzione, di quelli molecolari. (M.T.I.) Riduci ▲
    La seconda parente del discorso l’avevo presa in considerazione già da tempo e mi inquieta parecchio; dal punto di visto evolutivo non fa una piega!

  4. #88314
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Sicilia +1280 positivi, solo molecolari, antigienici non comunicati
    “Sopra le nuvole il meteo è noioso”

  5. #88315
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Citazione Originariamente Scritto da nevearoma Visualizza Messaggio
    Concordo in generale, ma 29% contro l'infezione asintomatica mi sembra veramente contrastante con quanto uscito finora. Leggevo da qualche parte, ora non so ritrovare la fonte, che il Regno Unito aveva somministrato più o meno metà Pfizer e metà AZ, a prescindere dalle fasce d'età. Considerato che la variante britannica è ovviamente quella dominante, in pratica la copertura reale considerato un 45% di vaccinati sarebbe 23% (da Pfizer) + 7% (da AZ) = 30%. A ciò aggiungici una quota di immuni da infezione naturale e si arriva forse al 35%, ma non credo basti per avere i numeri che hanno...boh, mi suona sinceramente molto strano, se i dati fossero davvero quelli mi aspetterei una nuova ondata anche nel Regno Unito nel corso di aprile, magari più "mite" rispetto a quella in corso nell'UE ma comunque visibile.
    Aspetta non puoi applicare quella percentuale nel calcolo.

    Nello studio hanno avuto 51 casi di variante inglese nel campione di controllo e 20 in quello a cui è stato somministrato il vaccino, di questi 12 sintomatici e 8 asintomatici, quindi 61% inferiori nel campione dei vaccinati.

    Considerato che ci sono molti dubbi su quanto siano realmente contagiosi gli asintomatici (intesi come soggetti positivi che non hanno alcun sintomo durante tutto il periodo di positività) l'efficacia nel bloccare la trasmissione potrebbe risultare anche più alta. Nel mondo reale questi asintomatici sarebbero molto probabilmente non rilevati e non inclusi nelle statistiche ufficiali, potresti già ora avere più casi lievi in proporzione senza accorgertene.

    Quindi nel calcolo avresti 23%+14%=37%, aggiungi la quota di immunizzazione naturale e superi tranquillamente il 40%. Inoltre fino metà di quel 9-10% di popolazione vaccinato ma non completamente immune potrebbe non contribuire alla diffusione del virus o comunque non risultare nelle statistiche perché non ha ricevuto un tampone.

    Insomma non sono effetti che possano essere realisticamente visti a occhio nei dati epidemiologici. Loro rispetto al resto d'Europa hanno anche il vantaggio non piccolo di fare una marea di tamponi e non usare i rapidi stupidi che non individuano le varianti.
    Ultima modifica di snowaholic; 01/04/2021 alle 21:09

  6. #88316
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Citazione Originariamente Scritto da Simotgl Visualizza Messaggio
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    Abbiamo ricevuto molte domande sul tema dei tamponi rapidi, e in particolare su un recente studio dell’Università di Padova firmato da Andrea Crisanti, Stefano Toppo, Annamaria Cattelan e Vito Cianci.

    Ci sforzeremo come sempre di rispondere semplificando al massimo temi complessi e sacrificando un po’ di scienza sull’altare della comprensione. I ricercatori hanno individuato, in alcuni test antigienici con risultato negativo e poi sottoposti a conferma con test molecolare, un’alta carica virale: ovvero test rapido negativo, test molecolare positivo con “molto virus”.

    Il successivo sequenziamento del materiale virale ha rivelato numerose mutazioni nella struttura della proteina N, che viene utilizzata nei test antigenici per verificare la presenza del Sars-CoV-2. La ricerca è proseguita analizzando test antigenici di produttori diversi e la problematica ha trovato conferma su scala più ampia. In Veneto, Regione dove quasi il 70% dei tamponi è ormai di tipo “rapido”, lo studio ha verificato che le mutazioni della proteina N si riscontrano con particolare frequenza nel materiale virale ottenuto da tamponi molecolari positivi eseguiti come verifica di test rapidi negativi.

    Come dire: il virus con queste particolari mutazioni non viene rilevato, a differenza delle varianti che ne sono prive, dai test antigienici rapidi ed emerge solo in caso di ulteriore verifica con metodologia Rt-Pcr (molecolare).

    I risultati ottenuti sono importanti per almeno due motivi:

    1) Confermano che l’uso esteso dei test rapidi, ormai quasi al 50% su base nazionale, non è indicato per condurre verifiche sulla popolazione generale ma deve essere riservato alla valutazione rapida di cluster specifici (scuole, aziende, comunità chiuse) perché i positivi che vengono individuati sono molti meno di quelli reali. Come del resto emerge anche dall’analisi dei numeri ufficiali: su 9.617.949 test rapidi analizzati alla sera del 31 marzo, solo 112.772 sono risultati positivi (1,17%).
    Pur considerando che ancora oggi 7 Regioni non distinguono i positivi individuati con l’una o l’altra metodica (Sicilia, Liguria, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise) è anche vero che i loro dati non influenzano più di tanto i valori nazionali. Possiamo ipotizzare, per semplicità, che l’1,17% indicato prima si trasformi in 1,3-1,4%. Ma resta un valore molto lontano dal rapporto positivi/tamponi totali (molecolari + antigenici) che da settimane si muove in area 6-8%. I test rapidi, in altri termini, individuano molti meno positivi di quanto non facciano quelli molecolari.
    O, rovesciando il punto di vista, lasciano liberi di circolare numerosi soggetti positivi che se fossero stati testati diversamente sarebbero stati messi in isolamento.

    2) Ancora più importante: l’utilizzo sempre più diffuso dei test antigenici potrebbe, come hanno sottolineato i ricercatori dell’Università di Padova, favorire la selezione di varianti virali contenenti mutazioni non rilevate né rilevabili, complicando sia il possibile contenimento della malattia, sia la campagna vaccinale nel caso in cui fossero in grado di eludere la risposta immunitaria.
    Di fatto i test rapidi rischiano di esercitare una pressione selettiva sul virus, favorendo lo sviluppo dei ceppi di Sars-CoV-2 che contengono nella loro sequenza le mutazioni che “aggirano i test”. È un po’ come, per fermare dei pesci a monte di un lago, usare una rete capace di bloccarli tutti tranne quelli rossi. A distanza di tempo il nostro lago sarebbe pieno di pesci rossi, proprio per colpa della rete che abbiamo utilizzato. Nel caso del virus i test antigenici sono la rete, e al posto dei pesci abbiamo il virus: non rosso, ma invisibile.
    Libero di circolare e riprodursi. Torniamo a sottolineare quanto ribadito più volte in questi mesi: l’epidemiologia creativa, in situazioni come quella che stiamo vivendo, è sempre una cattiva idea. I test rapidi sono importantissimi se usati come dovrebbero: a complemento, e non in sostituzione, di quelli molecolari. (M.T.I.) Riduci ▲
    ALLELUJA, ALLELUJA, Madonna Santissima

    Sono MESI che lo diciamo, MESI, non giorni, non settimane, MESI
    Ci stiamo svegliando adesso?
    Ora è stato postato l'articolo, quanto tempo ci vorrà prima che, finalmente, escludiamo questi test e ce ne sbarazziamo una volta per tutte?
    Non concordo sul fatto che vadano bene per cluster specifici: NON vanno bene e basta, nè per le aziende, nè per le scuole, nè per nient'altro. Non sono affidabili, non vanno bene, punto e stop, si volta pagina. Dobbiamo andare avanti ancora per molto, aspettiamo mutazioni sempre più pericolose, sempre più contagiose, sempre più difficilmente individuabili? Sono stupefatto
    Lou soulei nais per tuchi

  7. #88317
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Piemonte ancora oggi è un no...
    +14 ricoveri ordinari, e nessuna variazione in terapia intensiva.

    Occupazione terapie intensive

    TI.JPG

    L'idea che suggerisce è che si formi un picco "a campana", piuttosto stondato. La salita è rallentata, siamo al plateau, ma altrettanto lenta sarà la discesa.
    Lou soulei nais per tuchi

  8. #88318
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Vaccinati, Italia e Piemonte

    ITaPie.JPG

    Il Piemonte è oltre la media nazionale, almeno una cosa buona ogni tanto per il momento riesce a combinarla questa regione...

    Media somministrazioni degli ultimi 7 giorni salita a 239.417, termine campagna vaccinale 3 febbraio 2022.
    Lou soulei nais per tuchi

  9. #88319
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Controlli rinforzati per il weekend di Pasqua, peccato solo che nom siano quelli i luoghi di potenziale contagio (e nemmeno tanto di potenziale assembramento in quei giorni), in cui andarci sarà invece perfettamente legittimo

    Insomma, utilissimo.. Certo che in questo contesto, con le visite in casa permesse, nemmeno hanno troppo senso i controlli in luoghi simili.
    In più dato il probabile maltempo tutti quelli che vorranno fare qualcosa saranno forzati a stare nelle case, quindi ci va ancora peggio...
    Pasqua, Lamorgese: “Controlli intensificati nel weekend, in campo circa 70mila agenti”. Attenzione a parchi, litorali e aree a rischio assembramenti | La Cometa Radio News

  10. #88320
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    Predefinito Re: Nuovo Virus Cinese

    Il vaccino anti covid in Italia in tempo reale | Il Sole 24 ORE

    280 mila ieri nuovo record
    Qua in Veneto oggi fermo perché mancano i vaccini


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