Originariamente Scritto da
burian br
A rigor di logica dovrebbe essere così, ma non ho dati a supporto, mi spiace.
Ho trovato questo studio sul The Lancet pubblicato ieri:
DEFINE_ME
Analizza la risposta immunitaria vaccinale (inclusa la risposta cellulare T CD4+ e CD8+) per 6 mesi dalla seconda dose del vaccino
Pfizer in 122 persone, 101 femmine e 21 maschi, nessuno con precedenti diagnosi di Covid, tutti caucasici (è uno studio finnico-estone) e con età compresa tra i 21 e 69 anni equamente distribuita tra i due sessi.
Primo dato interessante:
il livello di anticorpi dopo 6 mesi dalla seconda dose è paragonabile a quello di chi ha ricevuto una sola dose oppure di chi ha avuto in precedenza l'infezione da poco.
Allegato 573164
Le varie sigle sull'asse delle x significano:
B1D= before first dose (situazione anticorpale prima della prima dose)
B2D= before second dose (tra prima e seconda dose)
1wA2D= 1 week after second dose (una settimana dopo la seconda dose)
6wA2D= 6 weeks after second dose (6 settimane dopo la seconda dose)
12wA2D= 12 weeks after second dose (12 settimane dopo la seconda dose)
6mA2D= 6 mesi dopo la seconda dose
NC= negativi del gruppo di controllo
Faccio notare del grafico sopra come i livelli tra gli anticorpi dopo 6 mesi dalla seconda dose (in arancio, penultima colonna) e quelli di chi ha avuto il Covid (in azzurro) siano paragonabili.
Dopo 6 mesi tutti avevano tra il 2% e il 25% degli anticorpi rilevati appena 1 settimana dopo la seconda dose.
Altro grafico molto interessante:
Allegato 573165
In pratica confronta l'efficacia degli anticorpi nel bloccare l'ingresso del virus nelle cellule (ingresso che avviene tramite l'interazione tra il recettore cellulare ACE2 e la proteina Spike).
L'OD = 1 corrisponde alla situazione in cui l'interazione non viene bloccata, quindi il virus entra facilmente e senza sforzi nelle cellule. Con OD < 0,75 il virus viene bloccato egregiamente.
Dopo 6 mesi si nota come per tutte le varianti l'OD sia vicino nuovamente a 0,75 e nel caso delle varianti Beta (sudafricana) e Gamma (brasiliana) sia ben sopra. Anche con la Delta (OD mediano = 0,80) ma di poco.
Tutto ciò sta a significare un calo della capacità di garantire l'immunità all'infezione.
E' stata analizzata anche la risposta cellulare T: il 73% aveva una memoria cellulare T CD4+ e il 74% una memoria cellulare T CD8+. Nel complesso l'87% dei vaccinati aveva una memoria cellulare T di almeno uno dei due tipi.
Si è ipotizzato dai dati che l'immunosenescenza cellulare T, legata all'invecchiamento, possa indebolire la memoria cellulare T se non annullarla.
Qui arriviamo all'altro capitolo: è stata individuata una correlazione tra efficacia immunitaria del vaccino ed età dei vaccinati, correlazione negativa, cioè
minore efficacia vaccinale nel tempo con l'aumentare dell'età.
Inoltre è stato notato come
chi sviluppa effetti collaterali più forti ha più alti livelli di anticorpi, ma d'altronde (
aggiunta mia) ha senso visto che è stato detto e ripetuto più volte anche qui che sono i giovani che con il Pfizer hanno più effetti collaterali (parlo di febbre, nausea, ecc...) rispetto ai più grandi, e non a caso lo studio stesso mostra come maggiore è l'età dei vaccinati minore è il picco anticorpale raggiunto e più rapido il suo declino.
In sintesi, dopo 6 mesi, i livelli di anticorpi scendono a solo il 7% (media) del picco raggiunto dopo la seconda dose, un livello paragonabile a quello medio dei guariti.
Il calo dell'immunità è generale e interessa tutto il sistema immunitario.
Alla luce di questi dati lo studio spera di aver contribuito nel dibattito sulla necessità o meno di ulteriori dosi per rinforzare la risposta immunitaria vaccinale data da Pfizer.
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