Dovrebbe essere il vostro medico di famiglia a decidere se il vaccino lo potete fare o no comunque, non voi.
In ogni caso, se il dottore riscontra che fate parte di quella minoranza di persone che (giustamente) non possono farlo per seri motivi di reazioni avverse, allora ok.
Secondo me è inutile prendere una nazione intera a riferimento per vedere le % di vaccinati.
La cosa migliore è prendere e confrontare per Regioni.
Già qua per esempio nella mia zona geografica, il Nordest, ci siamo noi che in Veneto abbiamo una percentuale molto alta, i nostri vicini di Bolzano invece son messi parecchio male per via di alcune mentalità no-vax in certe valli...
E' chiaro che le situazioni debbano essere valutate singolarmente, se una persona ha avuto sintomi gravi dopo l'assunzione di un vaccino e questi sintomi rientrano in quello che è la casistica nota delle reazioni avverse e si sono verificate entro quello che è il periodo osservato in altri pazienti, la prudenza è assolutamente opportuna, tantopiù se l'ipotetica terza dose venisse effettuata con lo stesso vaccino o con un vaccino simile a quello somministrato le altre volte (es. vettore virale o mRNA).
Oltretutto la questione terza dose è un po' spinosa, perché nel caso di un calo generale della protezione verso contagio e forma sintomatica grave, riscotrabile in tutti i soggetti, nel corso del tempo, allora la terza dose è una necessità incontrovertibile (fatte salve le situazioni che controindichino la vaccinazione stessa, come potrebbe essere il caso di tua madre), se si fa la terza dose ai sospetti "non responder" (es. immunodepressi gravi, oncologici in trattamento, trapiantati, dializzati) le evidenze dell'efficacia scarseggiano e al massimo si può parlare di una scelta "prudenziale". Purtroppo non ci sono al momento evidenze dell'efficacia di una terza dose su quei soggetti che non abbiano risposto in modo adeguato alle prime due e oltretutto non c'è nemmeno contezza di chi siano i non responder, si sa solo che ci sono, che sono probabilmente molto pochi (meno del 2% dei vaccinati) ma non si sa chi siano e perché non producano anticorpi. Tra i "non responder" individuati tra il personale sanitario, l'unico regolarmente monitorato con test anticorpali, la percentuale di soggetti con patologie importanti era significativa ma non altissima, quindi una quota parte di persone che non rispondono alla vaccinazione non hanno problemi di salute e hanno un sistema immunitario integro e funzionante.
E' sulla vicenda terza dose che il comportamento generale dei governi (e non solo di quello italiano) fa sorgere delle perplessità, nel senso che io dietro ci vedo più che altro un'operazione politica di quelle che lamentavo anche in epoca pre-vaccinale, quell'agire all'insegna del "Potremmo avere un problema. Facciamo qualcosa, qualsiasi cosa sia, per far vedere che stiamo facendo qualcosa".
Se, come sembra, dopo 9-10 mesi il vaccino perde di efficacia rispetto all'evenienza contagio (insomma l'argine alla circolazione virale tende ad abbassarsi), allora si faccia la terza dose cominciando da coloro che hanno completato il ciclo per primi e sono prossimi al periodo critico, e si cominci subito, con le ovvie attenzioni nei confronti di coloro che hanno avuto reazioni avverse gravi dopo le prime due somministrazioni, ma lo si faccia con decisione per tutti gli altri.
Ultima modifica di galinsog@; 12/09/2021 alle 08:08
Ah, aggiungo che tu contagi tuo figlio piccolo, che lo porta alla materna e contagia tutta la classe, tra cui mio figlio.
Io devo prendermi 2 settimane di permesso non retribuito per stare a casa con lui, probabilmente in isolamento in quanto contatto diretto, perché tu non hai voluto vaccinarsi?
Ma anche no, anzi, ti faccio causa per danni altro che
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Però bisognerebbe non solo avere il dettaglio dei vaccinati sulla popolazione complessiva, ma anche quello della loro distribuzione e non solo per fasce d'età ma anche geografica, perché la Sardegna, a fronte di una situazione generale ancora preoccupante in alcuni territori (in particolare il Sud Sardegna) ha tanti vaccinati quanti ne ha il Veneto con ciclo completato (66,5% su tutta la popolazione) e ben di più con la prima dose (74,4% contro 69,8%) e comunque la prima dose, dai dati ISS abbatte dell'84% il rischio di ospedalizzazione. La Sicilia ha grossi problemi perché ha grosse discontinuità tra province (o "liberi consorzi" come li chiamano loro) con zone come l'Ennese, il Ragusano e le parti interne di Catanese e Messinese con tassi di vaccinazione bassissimi (ci sono comuni che non arrivano al 40% di cittadini con seconda dose) e non credo che sia un problema di mentalità ma proprio di organizzazione. Infine ci sono anche situazioni poco spiegabili, il Friuli Venezia Giulia è una delle poche regioni che sta continuando a registrare una crescita moderata, anche in questa fase di contrazione dell'ondata estiva, bene, ha tassi di vaccinazione prossimi a quelli del Veneto (68,0% prima dose, 65,8% seconda) e la provincia in cui si sta registrando la maggior crescita è quella con più vaccinati (%) sulla popolazione, ossia Trieste. Forse c'entrano i movimenti di frontalieri e turisti da e per la Slovenia e la Croazia, però al netto dell'efficacia della vaccinazione ci sono evidenze di come i numeri assoluti e le % non spieghino la realtà della pandemia e delle sue ondate sui territori.
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