Originariamente Scritto da
alexeia
Il gran pasticcio mi sembra che lo facciano loro giornalisti coni titoli equivoci per farsi notare. Ed è stato così sin dall'inizio, quindi farebbero meglio a tacersi e rileggere i loro scritti, anziché additare i presunti pasticci degli altri. Ché il problema non sta nel dato in sé, che è dato, numero rilevato, asettico e non modificabile, ma di quello che chi ne riferisce pensa di aver capito, e del modo con cui gli sembra di riuscire a comunicarlo con parole sue (da qui la necessità di avere professionisti anche per questa imprescindibile attività dell'informazione, anziché dilettanticon le competenze linguistiche della scuola primaria).
A leggere il testo, in effetti, non si capisce nemmeno bene dove vada a parare il colpo. A parte affermazioni raccapriccianti nelle loro implicite implicazioni, tipo:
"Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l'Iss dunque lasciavano già loro poca speranza. "
Ora, un'affermazione così contiene in sé l'ideina che alla fin fine, quando uno ha "già poca speranza" non vale nemmeno la pena di considerarlo nel novero dei pazienti. C'è un nemmeno troppo celato "tanto sarebbero morti lo stesso", che apre inquietanti finestre su futuri scenari di cure riservate solo a quelli per cui ne vale la pena. Se ne è reso conto chi scrive? E' quello che pensava, che voleva comunicare, e che ha abilmente inserito in maniera molto sfumata, per suggerire, evocare, insinuare a poco a poco la coscienza che tutto ciò sarà giusto, domani? Oppure non se ne è nemmeno reso conto, e ha scritto di getto, perché "scribo ergo sum", così come nel resto della sua giornata magari apre la bocca solo per darvi aria?
Non so quale delle due ipotesi mi inquieti di più...
Andiamo avanti:
"Addirittura il 67,7% ne avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee, e il 18% almeno due insieme. Ora personalmente conosco tanta gente, ma nessuno che abbia la sfortuna di avere cinque malattie gravi nello stesso tempo. Vorrei fidarmi dei nostri scienziati, poi vado a leggere i malanni elencati che sarebbero ragione non secondaria della perdita di tanti italiani e qualche dubbio da profano comincio a nutrire."
Qui inizio anch'io ad avere qualche dubbio: perché presa in sé, la frase sostiene che non è possibile che esistano così tante persone con più malattie veramente gravi in contemporanea. A voler ben vedere, smonta la teoria che esistano malati morti per somma di patologie extra-covid.
Dopo di che si prende la briga di elencare le famose patologie pregresse. E anche qui non è più chiaro l'intento: perché, se vuol dire che i covid-decessi sono un falso, allora eviterei di partire con il "65% di 'malati' di pressione arteriosa"...
"Secondo l'Iss il 65,8% degli italiani che non ci sono più dopo essere stati infettati dal Covid era malato di ipertensione arteriosa, e cioè aveva la pressione alta. Il 23,5% era anche demente, il 29,3% aggiungeva ai malanni un po' di diabete, il 24,8% pure fibrillazione atriale. E non basta: il 17,4% aveva già i polmoni ammalati, il 16,3% aveva avuto un cancro negli ultimi 5 anni; il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 28% aveva una cardiopatia ischemica, il 24,8% soffriva di fibrillazione atriale, più di uno ogni dieci era anche obeso, più di uno su dieci aveva avuto un ictus, e altri ancora sia pure in percentuale più ridotta aveva problemi gravi al fegato, dialisi e malattie auto-immuni."
Ma, si rende conto che sta elencando per primo a riprova della sua tesi proprio quella che è quasi una normale condizione di vita, sopra una certa età? che la percentuale che riporta è quasi quella che si riscontra in una popolazione normale italica sopra i 75 anni? Che una condizione fisiologica presente in tale proporzione entro una fascia di popolazione, più che una malattia da cui guarire è esattamente una condizione fisiologica, con cui convivere e da tenere sotto controllo, se si vuole superare quella soglia naturale della vita media che - senza artificiali interventi medici - si raggiungeva nei secoli passati?
Oppure vorrebbe dire proprio che le presunte patologie pregresse dei no-covid non sono patologie, ma sono la norma di tutti noi a una certa età?
Non si capisce... la capacità di espressione dell'autore è tale che nemmeno riesce a dar forza alla sua presunta fede negazionista, o alla sua presunta denuncia di - a questo punto - non si sa che...
Poi segue l'accusa che l'informazione sia stata pilotata, prima a minimizzare il pericolo - e voglio ben vedere, non sai bene come evolve, panico ce n'è già abbastanza, e mica puoi aggiungere pure "pentiti, la fine è vicina!" - poi ad accentuarlo per vaccinare a tappeto, e quindi il nucleo finale della dissertazione: ISS ha fatto casino nel comunicare i dati, quando nella seconda fase ha mantenuto il tono rassicurante del "in fondo erano tutti già malati", continuando a riportare la tabellina delle patologie pregresse
"Ma si sono dimenticati di aggiornare le istruzioni sul rapporto mortalità, che ha seguito nella sua pubblicazione sempre più diradata nel tempo e mai tambureggiata, l'impostazione data all'inizio. Una gran confusione dunque, che alimenta anche paure e irrigidisce resistenze ancora di qualche milione di italiani che alla vaccinazione ha scelto di sottrarsi. Forse con un po' meno propaganda, meno rigidità e più informazione corretta tutto questo non sarebbe così..."
Quindi, in definitiva, la colpa del sorgere dei no-covid, dei no-vax, dei no-pass, delle ansie psicologiche e del disorientamento degli italiani, sarebbe ISS che ha continuato per tutto il tempo a fornire i dati rilevati, con i medesimi standard, le medesime tabelle, le medesime voci, dall'inizio alla fine, a milioni di poveri italiani che non sapevano leggerli per quello che sono, cioè "dati rilevati", e a una pletora di giornalisti che credeva invece di saperli leggere usando di volta in volta gli occhiali preconcetti che il loro cervellino aveva deciso - volontariamente o meno - di indossare.
E' vero: è chi fornisce il dato in sé, in maniera scientifica, ad aver in fondo commesso un gravissimo errore, il credere che l'intelligenza nella specie umana si equamente distribuita secondo statistica, e che quella di chi opera nella comunicazione su stampa e web costituisca quella punta emergente che porta la media a livelli accettabili.
No, cara ISS, qui hai proprio sbagliato: il QI non è fra i parametri richiesti per poter scrivere liberamente su mezzi di comunicazione di massa ufficiali, percependo uno stipendio per questo...
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