Originariamente Scritto da
Gianni78ba
La situazione è cambiata in meglio e ne abbiamo parlato diffusamente nelle ultime analisi settimanali, anche in anticipo sulle dichiarazioni ufficiali: i vaccini ci proteggono in modo importante, ci sono nuovi farmaci, la variante Omicron è meno aggressiva della precedente (Delta).Una lettura corretta della situazione, tuttavia, porta a considerare che la risposta immunitaria indotta dal vaccino perde efficacia nel tempo sia contro il rischio di infezione, sia di ricovero (anche dopo la terza dose, come purtroppo indicano i dati inglesi dell’HSA); che i nuovi farmaci per avere effetto devono essere somministrati nei primi 5 giorni dopo l’infezione; che la minore pericolosità è in larga parte compensata dalla maggiore diffusività della nuova variante. Dobbiamo poi rispondere (e per ora non è possibile farlo) alla domanda: quanto la “bontà” di Omicron dipende dal fatto che siamo quasi tutti vaccinati o immunizzati per via naturale? In altri termini: chi ci spara lo fa usando proiettili di gomma invece che di metallo, oppure ci sembra così perché indossiamo il giubbotto antiproiettile?Le pandemie finiscono quando i casi si azzerano, oppure quando l’infezione circola in modo endemico causando ricadute moderate sulla popolazione. Nel primo caso rileviamo che, in Italia, l’ultima settimana epidemiologica si è chiusa con livelli di contagio (77.358 di media giornaliera) 3,5 volte superiori a quelli (21.646) che avevamo prima dell’inizio dell’ondata in corso. Nel secondo che la fase di adattamento virale verso l’endemia ha espresso, in sole 8 settimane, 6.654.314 nuovi casi e 15.134 decessi. In sintesi: non siamo a contagio zero, e le ricadute sulla popolazione sono ancora pesanti.I dubbi su come vengono contati i decessi in Italia (morti “per” Covid-19 o “con” Covid-19) sono una questione di lana caprina. Se un paziente con molte patologie concomitanti ha raggiunto un punto di equilibrio e ha una prospettiva di vita di settimane, mesi o anni, e l’infezione da Sars-CoV-2 altera questo equilibrio, è palese che proprio l’infezione abbia portato a un decesso anticipato. Considerare le morti “correlate” a una patologia, a meno che non se ne vogliano riscrivere le regole per una più accettabile comunicazione, è la norma in Medicina: e infatti i circa 8.000 decessi annui dell’influenza stagionale sono divisi tra qualche centinaio nei quali l’unica causa è l’influenza, e gli oltre 7.000 in cui l’infezione aggrava o destabilizza situazioni pregresse. Il fatto che i decessi Covid-19 (150.555) siano sovrastimati è smentito dai dati Istat: che certifica per il 2020 un eccesso di mortalità di 100.000 persone (persone, non unità) e di 60.000 per il 2021 (i dati di inizio 2022 non sono ancora disponibili).Le cose vanno molto meglio che in passato, lo ribadiamo con convinzione. Ma prima di pensare e credere che sia tutto finito dobbiamo aspettare che tutto sia davvero finito. Il calo della risposta immunitaria nel tempo, tipico delle infezioni da Coronavirus, non ci permette di trascurare il rischio di una futura ondata generata da Omicron o da una nuova variante.I virus mutano diventando sempre più buoni? Il percorso naturale è quello di un adattamento all’ospite, e quindi di una minore pericolosità. Ma non fingiamo di non sapere che la variante Delta era più pericolosa e diffusiva della precedente Alfa; che la Alfa era più pericolosa e diffusiva della precedente D614G, che ha causato la prima ondata nel mondo occidentale; che la D614G era più pericolosa e diffusiva del virus originario di Wuhan. Solo la Omicron (con i dubbi espressi) sembra essere meno pericolosa (ma molto più diffusiva) di quella che l’ha preceduta. La pandemia finirà quando tutti questi dubbi e domande troveranno risposte: prima di allora, restiamo nel campo delle speranze.
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