Ma non è la mortalità quello su cui ragiono quando parlo di cretinaggine. Cretino è chi potrebbe ridurre i rischi di stare male (e per stare male non serve finire in ospedale e morire!) ma non lo fa per...pigrizia? svogliatezza?
Non venitemi a dire che sono motivazioni razionali perchè mi metto a ridere
Ditemi, nel caso, più semplicemente che non vi è andato non per chissà quali ragioni scientifiche, mediche, ecc... ma soltanto perchè non vi stava andando sedervi 5 secondi a fare una punturina.
PS: Non mi riferisco a te nello specifico così come a chi sta nel forum, è un plurale generico.
PPS: Naturalmente se poniamo tutto il discorso su un altro aspetto, cioè la convenienza a fare campagne di vaccinazione di massa, allora nulla da obiettare su quanto hai scritto!
Io però mi riferivo ad altro, ecco tutto.
Non ho detto che si deve fare una campagna obbligatoria antinfluenzale di massa, non avrebbe senso per varie ragioni (in primo luogo perchè non ha un'efficacia molto elevata e su giovani che hanno un tasso di ospedalizzazione e mortalità nullo ha poco senso).
Come ho appena scritto a @jack9 mi riferivo a chi, pur avendo la possibilità di farselo comodamente, lo evita.
Io non giudico nè biasimo, semplicemente considero una stupidaggine non vaccinarsi se ne hai la possibilità.
Per fare un esempio è esattamente paragonabile a chi non si mette la cintura di sicurezza in auto. Nel 99,9% delle volte non ti succederà niente di niente, ma ciò non è un motivo sensato per non spendere 3 secondi per mettersela.
I numeri della settimana
Inversione al ribasso della curva del contagio, sebbene per ora con una riduzione modesta del numero dei positivi individuati: ne parleremo dopo i principali numeri e indicatori. Nella settimana epidemiologica 26 marzo - 1 aprile i nuovi casi a livello nazionale sono stati 489.899 (-3,0% dai 505.084 del periodo precedente, 19-25 marzo); media giornaliera 69.985 (da 72.154); rapporto positivi/tamponi totali (range 14,44% - 15,49% da 14,84% - 16,30%); ricoverati in area medica il 25 marzo: 9.981 (da 8.994 del 25 marzo, +10.9%); terapie intensive il 25 marzo: 476 (da 447 del 25 marzo, +6,4%) con 313 nuovi ingressi nella settimana (308 la precedente); 3.287.286 tamponi totali (+0,4% dai 3.271.648 del periodo precedente) il 79,2% dei quali di tipo antigenico rapido. Decessi settimanali 955 (da 975). L’andamento settimanale del contagio nelle prime 4 Regioni per numero di casi da inizio epidemia: Lombardia (58.224 nuovi casi, +4,8%); Veneto (46.605 nuovi casi, +7,6%); Campania (55.957 nuovi casi, +2,1%); Emilia Romagna (28.965 nuovi casi, +11,6%). Il valore di Rt istantaneo nazionale, calcolato con il metodo rapido Kohlberg-Neyman, è 0,97 (dato puntuale dell’1 aprile) contro 1,02 del 25 marzo.
L’arretramento del contagio registrato nell’ultima settimana conferma le previsioni che avevamo formulato nell’analisi del 30 marzo, ma merita qualche considerazione aggiuntiva. L’inversione della curva, evidente dal punto di vista statistico, resta di entità limitata: influiscono anche gli abituali ricalcoli da parte delle Regioni, con la retrodatazione di molte positività comunicate (in ritardo) solo nell’ultimo periodo considerato. Il caso più evidente è quello della Sicilia, con oltre 4.000 nuovi casi che ricadono nel totale della settimana epidemiologica appena conclusa, ma che in realtà devono essere riferito a giorni antecedenti il 26 marzo.
Il numero dei test eseguiti, che si è ormai attestato su valori più che dimezzati (-57,3%) rispetto ai massimi toccati nella settimana epidemiologica 8-14 gennaio (7.705.857) è del tutto inadeguato per tracciare correttamente la diffusione del virus: che potrebbe, per l’ennesima volta in questi due anni, beneficiare di un bacino di replicazione silente a causa dei positivi asintomatici non rilevati con apposite attività di screening.
A complicare la situazione, nelle prossime settimane, sono in particolare due misure che scattano dal primo aprile: 1) Il termine del periodo che obbligava le farmacie a offrire i test tampone con un prezzo calmierato, fattore che potrebbe far ulteriormente diminuire i tamponi totali. 2) L’apertura ai test “fai da te”, ovvero eseguiti a casa, che incorporano il doppio problema di una bassa affidabilità e di un quasi sempre scorretto modo di esecuzione (eseguire un tampone nasale può sembrare una banalità, ma non lo è: se fatto male, sarà sempre negativo). Se a questi aspetti aggiungiamo il progressivo allentamento o abbandono delle misure di mitigazione (mascherine incluse), di fatto stiamo nuovamente costruendo un ambiente destinato a favorire la circolazione e le replicazione del Sars-CoV-2. Dando precocemente per chiusa la fase epidemica (difficile crederlo con circa 70.000 positivi “ufficiali” al giorno, senza contare quelli non rilevati) accettiamo di fatto un numero di casi giornalieri su livelli molto alti, con tutte le ricadute che abbiamo già visto e vissuto in questi anni di emergenza.
Ribadiamo quanto più volte sottolineato nelle ultime settimane: 1) È il momento migliore per procedere ad allentamenti mirati, perché la somma tra persone vaccinate e immunizzate per via naturale è su livelli mai raggiunti in precedenza, quindi in grado di limitare le manifestazioni cliniche della malattia (e in misura inferiore il contagio). 2) È il momento peggiore per ritornare a una normalità completa o quasi, perché la circolazione virale resta molto sostenuta: se identifichiamo il prossimo autunno come momento a rischio per una nuova ondata epidemica sarebbe meglio arrivarci con numeri bassissimi, vista la capacità delle attuali varianti di generare milioni di casi in poche settimane.
Quanto il vaccino sia utile nel moderare l’impatto sulla popolazione, pur bloccando il contagio in modo solo parziale (riduzione del rischio di infezione del 60% dopo 3 dosi) risulta evidente dai dati dell’Iss sui ricoveri tra i più giovani: nella settimana 16-23 marzo sono stati ospedalizzati 83 pazienti di età compresa tra 12 e 19 anni; 92 tra 5 e 11 anni; 186 al di sotto dei 5 anni (fascia di età per la quale non c’è un vaccino autorizzato). Traducendo questi dati in “incidenza dei ricoveri ogni 1.000 casi individuati” la differenza è ancora più evidente: 1,4 tra 12 e 19 anni; 1,8 tra 5 e 11; 10,3 al di sotto dei 5 anni. Ovvero, al di sotto dei 5 anni, nel periodo considerato un bambino su 100 infettato dal Sars-CoV-2 ha richiesto cure ospedaliere. L’immunizzazione per via naturale non basta, evidentemente, perché come accade con altre vaccinazioni i richiami giocano un ruolo chiave nell’incrementare la protezione contro la malattia.
Chiudiamo come di consueto con i dati dell’epidemia a livello mondiale: nel periodo 21-27 marzo i nuovi casi individuati sono stati 10.805.132 (-12,7% rispetto alla settimana precedente) con 45.711 decessi (+38,6%), L’Oms sottolinea come il calo potrebbe essere conseguenza della forte riduzione dei test che si è registrata in molti Paesi, Italia inclusa: di questo aspetto, e dei rischi legati a una sottovalutazione della reale situazione epidemica, parleremo in dettaglio nella prossima analisi settimanale. (M.T. Island)
Per quel che noto io i contagi sono molto numerosi adesso e tutti con sintomi, poi si vanno aggiungendo altre forme virali, in pratica i numeri non sono in diminuzione per quel che noto, probabilmente perché come ha scritto l’amico si fanno meno tamponi, anche in ambito sanitario. Prima periodicamente ci tamponavamo, adesso solo chi ha sintomi e ci vuole l’ok del medico competente.
anche un nostro caro amico che finora l'aveva scampata se l'è preso, poi lui diabetico e cagionevole, ha avuto un'influenza in piena regola
La differenza tra trivaccinati e no-vax già infettati.
Avevo già parlato di quella famiglia in cui la madre e la figlia non si erano mai vaccinate e avevano preso il Covid per la seconda volta dopo un mese dalla prima infezione. Se quest'ultima era passata in modo molto blando, con un semplice raffreddore, stavolta i sintomi le hanno investite in pieno, la ragazza con febbre alta per quasi una settimana, dolori vari, stanchezza, la madre invece con febbricola ma soprattutto fatica e tosse.
Alla fine hanno infettato anche il fratello (amico di mia sorella) e il padre, che erano trivaccinati. Hanno avuto sintomi, ma blandi, assimilabili a un raffreddore al più lieve mal di gola. Stanno attendendo di fare il tampone per accertare la negatività.
Le due donne di casa, invece, presentano ancora sintomi anche se stanno scemando, e soprattutto si sentono ancora spossate.
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