Originariamente Scritto da
Gianni78ba
I numeri di questa settimana risentono della doppia festività e del relativo forte calo dei tamponi eseguiti (con l’ormai noto effetto “meno test, meno casi”): situazione che rende ancor più complessa l’interpretazione della fase epidemica, già condizionata dall’insufficiente attività di testing che abbiamo più volte sottolineato con toni negativi. Per avere un’indicazione in linea con le rilevazioni precedenti dovremo attendere i dati della prossima settimana epidemiologica (23-29 aprile).Si colgono tuttavia alcuni segnali di attenzione, se non di preoccupazione: il calo dei test (-9,6%) è nettamente superiore a quello dei nuovi casi (-2,0%); il rapporto positivi/tamponi totali tende a risalire, lasciando intuire che il bacino di replicazione virale rimane molto consistente; i numeri dei ricoverati restano sostanzialmente invariati, mentre aumentano (+7,4%) i decessi; il valore di Rt istantaneo (1,0) segnala una fase di stabilizzazione dell’epidemia, fermando la già modesta decrescita delle scorse settimane.In generale si conferma una circolazione ancora sostenuta del Sars-CoV-2, anche perché le caratteristiche del virus (altissima contagiosità) combinate con l’efficacia non ottimale dei vaccini attuali contro l’infezione (66% di riduzione del rischio dopo 3 dosi) rendono molto difficile un’azione di contrasto volta a mantenere sotto controllo il numero dei nuovi casi. Più agevole il controllo delle forme gravi della malattia, grazie a un’efficacia vaccinale che comporta una riduzione del rischio del 90%, dopo 3 dosi, rispetto ai non vaccinati.La strategia che dovremo seguire nei prossimi mesi dovrà tenere conto di molte variabili che si intrecciano tra loro: la già citata efficacia vaccinale contro il rischio di infezione e di malattia grave; l’efficacia vaccinale contro il rischio di decesso; il tasso di reinfezione, in rialzo nelle ultime settimane (ora al 4,5% contro il 3% medio del periodo agosto 2021 - marzo 2022); il numero di soggetti non vaccinati; il numero di soggetti non vaccinabili; la bassissima adesione alla campagna per la somministrazione della quarta dose ai soggetti fragili e agli over 80 (l’1% dei vaccinabili); l’impatto clinico sui soggetti vaccinati e non vaccinati; il calo della risposta immunitaria nel tempo, tipica delle infezioni da Coronavirus. Solo attraverso una precisa analisi di tutti questi fattori sarà possibile scegliere la strada migliore per convivere con un virus che, a meno di miracoli imprevedibili, sembra destinato a restare tra noi a lungo. Affronteremo questo tema, cercando di dare risposte concrete e di indicare le possibili soluzioni, nella prossima analisi settimanale.Come consueto chiudiamo con i numeri della pandemia a livello mondiale, con i dati Oms relativi al periodo epidemiologico. Nella settimana 11-17 aprile si è registrata una nuova diminuzione dei casi individuati: 5.589.269, in calo del 22,6% sulla settimana precedente. In riduzione (-18,4%) anche i decessi, a quota 18.215. I primi cinque Paesi per numero di nuovi casi sono stati Corea del Sud, Francia, Germania, Italia e Giappone. I primi cinque per numero di decessi Usa, Russia, Corea del Sud, Germania e Italia. L’Oms continua a interpretare il calo dei nuovi casi con molta cautela, a causa della costante riduzione del numero dei test eseguiti in numerosi Paesi, tra i quali l’Italia. Riduzione che potrebbe nascondere la reale circolazione del virus e favorire la formazione di un bacino di replicazione silente destinato a manifestare i propri effetti più avanti nel tempo. Una situazione già vissuta in passato, che ha portato all’insorgenza di nuove ondate epidemiche subito dopo il periodo estivo. (M. T. Island)
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