....eeeeeh... la visita del lavoro... la mia ultima è stata del tipo:
"questionario sul benessere posturale": ha mal di schiena?
- sulla sedia dell'ufficio sì, se la uso mi viene il mal di schiena, ormai lavoro in ginocchio o in piedi o seduta per terra...
- bene, vedo che ha risolto il problema da sè... idonea!
...e via.
L'ultima ditta a cui hanno appaltato la cosa, manco ti guarda, ti chiede persino se ci vedo o no e punto.
E noi (contribuenti) paghiamo...
Il problema di fondo è questo.
Il collo di bottiglia è rimasto l'Università, dove alla fine ti scodellano nel mondo del lavoro - di qualsiasi lavoro per qualsiasi laurea - e lì non ci sono più storie, quel lavoro lo devi saper fare.
Quindi all'Università devi imparare tot materie a un certo livello, sia come capacità di ragionamento e uso delle nozioni, sia come bagaglio di nozioni ( i mattoni e la capacità di impignarli per costruire muri di vario tipo). Questo richiede necessariamente che all'ingresso tu abbia già una serie di nozioni di base, abbastanza in comune per gruppi di materie, in modo da partire secchi sulla parte qualificante il corso di laurea ( diciamo le fondamenta, su cui poi costruire i muri). E lì non si scappa: quelle fondamenta le devi avere, e non una di meno.
Il che non è più. Quindi si chiude un occhio, si semplifica una prova pratica, si alzano i voti, si elimina uno scritto altrimenti non passa più nessuno etc. etc. etc. E se in un corso di laurea non passa nessuno, si iscrive in un'altra città, all'università concorrente... Quindi via al ribasso, con buona pace della preparazione finale.
Lo puoi fare - forse - per le facoltà umanistiche, dove oggi puoi fare una tesi specialistica di storia medievale, su documenti dell'epoca, senza aver mai fatto latino... te li passano già tradotti... e ci sta anche, tanto se va bene andrai a insegnare alla scuola media, se va male fai la guida turistica free-lance (leggi precaria), chettefrega di saper decifrare una pergamena contabile del 1300?
Ma quando la preparazione è per una professione di responsabilità, eh no, non può funzionare così. E quindi cerchi di mettere - in ritardo - paletti e staccionate per arginare i buoi che non hai mai posseduto.
Occorre agire prima, ristrutturare dalle basi.
L'università non può mettersi a insegnare le materie di base, a meno che non allunghi ulteriormente il numero di anni.
Già si è introdotta la tesina di triennale, così si seleziona, chi non è portato se ne esce beatamente col titolino di dottore in tasca e via, chi continua si è già esercitato almeno a riordinare idee e dati e comporre un testo coerente, espresso in lingua comprensibile e con una sua logica interna, ed è quasi pronto per una tesi di laurea vera.
Ho seguito per decenni il mondo della scuola, prima facendo per una quindicina di anni le esercitazioni di un corso di primo anno a geologia e scienze naturali, poi ho continuato a seguire un po' di tesi qua e là, poi mi sono reiscritta come studente non frequentante - a storia - e ho seguito attentamente sempre gli esami, per capire cosa il docente avrebbe potuto chiedermi (e inorridendo spesso di fronte a risposte e soprattutto silenzi)... insomma, l'impressione che ne ho tratto è che la preparazione dalle scuole precedenti è sempre minore.
Ormai è comune vedere studenti che iniziano l'università con un lessico ridotto e difficoltà quindi a capire testi di media complessità; difficoltà a leggere sino in fondo un testo da esame; difficoltà a collegare dati da più testi in un unico ragionamento... e cose del genere.
Non si può ricostruire tutto questo in pochi mesi.
Alla fine, quando la posta in gioco è alta, puoi solo mettere filtri, ingegnandoti a pescare fuori quelli che effettivamente sono in grado di affrontare da subito il percorso formativo peculiare con buone probabilità di successo, ovvero numero di esami superati conforme alle previsioni di piano.
Ma è un palliativo, perché i test in sé non sono uno strumento ottimale, sono solo quello che si ha a portata di mano, per ovviare a uno sfacelo che ha origini lontane.
E che travolge anche studenti che, con scuole primarie e secondarie migliori (leggi decenti), sarebbero potuti essere ottimi studenti, ma che non hanno di fatto avuto la possibilità di accedere a un'istruzione adeguata.
In un panorama del genere, come si può pensare che aprendo i numeri chiusi si possano sfornare più laureati che abbiano assimilato - non memorizzato per il lasso di tempo di un esame - tutta la terminologia anatomica, tutti i nessi della chimica organica e della biologia, tutti i dati sulle patologie etc. etc. etc.? Perché si tratta di bagagli di informazioni, e di capacità di processarle in continuo, che i nostri studenti molto spesso non sono stati allenati, grado per grado, ad affrontare efficacemente.
Il buon laureato, insomma, va allevato sin da piccolo, non si sfugge.
E questo richiede un approccio radicale a tutta la questione dell'istruzione e dei curricula. Cercare di arginare a fine percorso è solo una presa per il c...ehm... fondelli: "ma come, mi hai sempre promosso dicendomi che ero bravo e potevo farcela, e dopo tredici anni di sbattimento mi chiudi il cancello in faccia e mi dici 'vai a friggere patatine al mcdonald?'"
No, questo secondo me non va bene.
Ultima modifica di alexeia; 19/12/2022 alle 11:31
Breve aggiornamento
- situazione covid sostanzialmente stazionaria (dall'aggiornamento di venerdì)
- stagione influenzale particolarmente forte
- le criticità ospedaliere si concentrano soprattutto sulle pediatrie. per esempio a padova terapie intensive pediatriche completamente occupate (10 posti, è il maggior polo pediatrico del veneto) e neonatali piene
PADOVA | TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA: 10 BAMBINI RICOVERATI, TUTTI I POSTI LETTO OCCUPATI - ANTENNA TRE | Medianordest
per provare a capire un po' quello che sta succedendo
- la mancata circolazione di virus influlenzale e altri virus negli ultimi due inverni implica un forte aumento del numero di suscettibili
- quindi forte aumento di Rt di questi virus, che significa non solo aumento del numero assoluto di casi sulla stagione ma anche della velocità di diffusione (dinamica esponenziale delle relazioni epidemiologiche)
- è quindi possibile che stiamo raggiungendo un picco molto anticipato rispetto a una normale stagione influenzale
da capire se l'aumento di suscettibili sia l'unica causa o quanto contino eventuali disturbi del sistema immunitario dopo infezioni covid.
dai dati che vedo in alcuni paesi il numero di casi (ad esempio RSV) è compatibile con le infezioni attese in tre anni concentrate in un anno,
mentre in svezia (pochissime restrizioni/mascherine) abbiamo avute forti ondate di infezioni pediatriche (non covid) sia l'anno scorso sia quest'anno, con descrizioni aneddotiche di casi di bambini ricoverati per sindromi respiratorie sia l'anno scorso sia quest'anno (cosa che
indicherebbe qualcosa di diverso).
da escludere invece l'idea che si tratti di danni al sistema immunitario a causa del lockdown e delle mascherine (come detto la situazione peggiore riguarda i bambini più piccoli che al tempo del lockdown non erano ancora nati e comunque non hanno mai portato le mascherine)
Probabile che l'influenza abbia colpito anche me, oggi febbre a 38° ma erano tre giorni che avevo sintomi, con sensazione che qualcosa non andasse, un lieve mal di gola e ieri anche un po' di produzione di muco chiaro.
Ho preso probabilmente il virus in treno, al ritorno nel regionale della sera da Bari il 16. Era stra-affollato, e benchè abbia indossato per il 90% del tempo la mascherina (giusto nei primi minuti mi ero dimenticato di indossarla) non è stato sufficiente.
Spero che mi passi il tutto entro dopodomani, sarebbe orribile passare così vigilia e Natale. Non mi capitava dai primi anni di liceo di prendere l'influenza a Natale.
Papà in ospedale con C-Pap, lo dico perché sono sorpreso dalla velocità del tutto. Ambulanza in 5min, tempo 0 avevano già fatto ed rx e emogas, quindi è giusto che quando le cose le fanno bene venga riconosciuto. Ovviamente San Gerardo a Monza.
non è covid ma la brutta tosse che aveva mia madre (che io non ho preso assurdamente, ancora) e che su uno come mio padre diventa devastante. Dopo due giorni senza respiro si è deciso a farci chiamare l’ambulanza.
Si vis pacem, para bellum.
Pare che si sia raggiunto il picco di epidemia influenzale questa settimana. E' stato il più precoce e forte degli ultimi 14 anni, dalla suina del 2009.
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